Guerra

L’Ucraina diventerà il deposito di armi della NATO?

Gli Alleati occidentali sembrano aver adottato una strategia alternativa per aiutare le truppe di Kiev a respingere l'aggressione russa: investire miliardi di dollari nell'industria della difesa ucraina
©ANATOLII LYSIANSKYI
Michele Montanari
19.09.2025 12:14

Il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo americano Donald Trump, dopo il nulla di fatto dello scorso Ferragosto in Alaska, sembrano essersi ulteriormente allontanati, ma su una cosa restano allineati: l’Ucraina non deve entrare a far parte della NATO. Un’idea irricevibile per il capo del Cremlino, così come per il tycoon, consapevole che l’ingresso di Kiev nell’Alleanza, di fatto, equivarrebbe a una dichiarazione di guerra a Mosca.

Ieri Trump durante la conferenza stampa congiunta con il premier britannico Keir Starmer ha affermato che in Ucraina ci sono stati «milioni di morti, soprattutto militari». ribadendo di essere rimasto deluso dal leader del Cremlino.  Trump ha poi evocato la speranza di «qualche buona notizia nei prossimi giorni» affermando di voler evitare il rischio di «una terza guerra mondiale».

Lo sviluppo dell'industria bellica di Kiev

Gli alleati occidentali dell'Ucraina, intanto, oltre all’invio di armi di difesa, sembrano aver adottato una strategia alternativa per aiutare le truppe di Kiev a respingere l'aggressione: investire miliardi di dollari nell'industria della difesa ucraina.

Secondo l’Associated Press, se questa strategia dovesse funzionare, la macchina bellica dell'ex repubblica sovietica sarebbe poi in grado di fornire anche agli eserciti statunitense ed europei le armi più tecnologicamente avanzate - droni all'avanguardia in primis - sulle quali il Paese guidato da Volodymyr Zelensky ha maturato un’esperienza quasi senza pari, proprio durante il conflitto con Mosca.

L'Ucraina è a caccia di investimenti per triplicare la sua produzione di armi, per diventare meno dipendente dai partner occidentali, specialmente dagli schizofrenici Stati Uniti di Donald Trump, nonché per scoraggiare future aggressioni da parte della Russia.

Secondo il ministro della Difesa ucraino, l'industria bellica del Paese è in grado di soddisfare circa il 60% del fabbisogno militare, rispetto al 10% di quando la Russia ha lanciato l’invasione. Tuttavia, il bilancio militare di Kiev (64 miliardi di dollari nel 2024) è nettamente inferiore a quello russo.

Le garanzie di sicurezza per l'Ucraina restano legate agli aiuti esteri e agli investimenti dei membri della NATO: si inviano meno armamenti, ma più denaro affinché Kiev possa costruire le proprie armi, le quali in futuro potrebbero poi servire ai Paesi europei.

Più che la strumentazione, il vero grande problema di Kiev è la mancanza di soldati. Una carenza che ha spinto l’Ucraina a ingegnarsi puntando sull'innovazione del settore della difesa.

I droni, IA e robotica

Oggi il non plus ultra dell’arsenale dell’ex repubblica sovietica è il drone quadrirotore R-34-FRDM, in grado di eludere i jammer russi. Il velivolo è capace di volare per oltre 20 chilometri per poi sganciare un ordigno guidato di 6 kg contro obiettivi militari di alto valore, come i carri armati.

Senza contare il passo avanti effettuato in altri due importanti ambiti militari, quelli dell'intelligenza artificiale e della robotica. Oggi le forze ucraine possono colpire obiettivi sul territorio russo con armi teleguidate dotate di grande precisione, le quali nelle ultime settimane stanno duramente colpendo le raffinerie di petrolio dell’invasore. Inoltre l’esercito di Kiev è in grado di consegnare rifornimenti o evacuare i feriti dalle linee del fronte senza mettere a rischio la vita degli altri soldati.

E gli Stati Uniti sono ben consapevoli di questa eccellenza tecnologica. La scorsa settimana, Keith Kellogg, l’inviato speciale dell'amministrazione Trump per l'Ucraina, durante una conferenza stampa a Kiev ha fatto sapere che ormai «gli ucraini sono leader mondiali in termini di tecnologia dei droni», aggiungendo che gli USA stanno «lavorando con gli ucraini per garantire lo scambio di tecnologia sui droni», ritenuto da Washington «molto importante».

La macchina russa a pieno regime

D’altronde, la Russia, superpotenza sempre osservata speciale dagli USA, in questi anni ha tratto un vantaggio fondamentale dal punto di vista militare, anche grazie al sostegno di Cina, Iran e Corea del Nord. Quest'ultima ha pure inviato soldati a combattere gli ucraini nella regione russa del Kursk. Mosca, negli ultimi mesi di conflitto, sarebbe arrivata a produrre quasi tre volte più munizioni di artiglieria rispetto a quelle che Stati Uniti ed Europa riescono a fornire all’Ucraina. Lo ha fatto sapere proprio l’intelligence della NATO alla CNN. Il Paese di Putin, stando alle stime dell’Alleanza atlantica, produce circa 250 mila munizioni di artiglieria al mese, ovvero circa 3 milioni all’anno. Invece, USA ed Europa, messe insieme, hanno la capacità di produrre solo 1,2 milioni di munizioni all’anno da inviare a Kiev.

Il Cremlino, secondo i servizi segreti NATO, gestisce fabbriche di proiettili che lavorano «24 ore su 24, 7 giorni su 7», con turni a rotazione di 12 ore. Oggi almeno 3,5 milioni di russi lavorano nel settore della difesa, rispetto ai circa 2,5 milioni impiegati prima dell’invasione dell’Ucraina. Oltre a una produzione maggiore, inoltre, la Russia ricorre all’importazione: l’anno scorso l’Iran avrebbe inviato almeno 300 proiettili di artiglieria, mentre la Corea del Nord ha fornito almeno 6.700 casse contenenti milioni di proiettili. La Cina, invece, fornirebbe soprattutto tecnologia a duplice uso, civile e militare, come i microchip.  

La Russia produce tra i 115 e i 130 missili a lungo raggio e tra i 300 e i 350 droni di modello iraniano (gli Shahed) al mese: Mosca ha quadruplicato rispetto allo scorso inverno il numero di velivoli senza pilota lanciati sull'Ucraina. Il punto debole delle forze russe restano i carri armati: ne vengono prodotti solamente 125 al mese.

Secondo l’International Institute for Strategic Studies, il bilancio della difesa di Mosca per il 2024 è aumentato del 42% in termini reali, raggiungendo i 462 miliardi di dollari, ossia più del totale combinato di tutti i Paesi europei.

Il Paese di Putin, poi, ha a disposizione un enorme numero di soldati, molti di più rispetto a Kiev, nonostante le ingenti perdite subite in guerra. Stando allo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, Mosca, tra morti e feriti, avrebbe perso 1.099.530 combattenti dall'inizio della sua invasione su vasta scala.

Il rapporto evidenzia pure come la Russia abbia perso 11.191 carri armati, 23.278 veicoli corazzati da combattimento, 62.044 veicoli e serbatoi di carburante, 32.896 sistemi di artiglieria, 1.492 sistemi di lancio multiplo di razzi, 1.218 sistemi di difesa aerea, 422 aerei, 341 elicotteri, 60.680 droni, 28 tra navi e imbarcazioni e un sottomarino.

L’Europa è in ritardo

E l’Europa? Per molti analisti, dal punto di vista della strumentazione militare, è in ritardo. Una gara a rincorrere che nelle ultime settimane sembra aver acquisito più slancio, in seguito alla violazione dello spazio aereo polacco di una ventina di droni russi lanciati dalla Bielorussia. Secondo gli esperti, una mossa di Mosca per testare le difese aeree dei Paesi NATO.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato che, con un maggiore sostegno finanziario da parte dell'Europa, l'esercito e l'industria bellica ucraina potrebbero trasformarsi in un «porcospino d'acciaio» che renderebbe il Paese meno vulnerabile agli attacchi futuri, difendendo anche il resto del Continente.

Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, con i finanziamenti dell'Occidente, Kiev sarà in grado di produrre almeno 30 miliardi di dollari di armi all'anno. Ma l'Ucraina non è solo alla ricerca di denaro: starebbe anche pianificando accordi di licenza e produzione con aziende di armamenti USA ed europee.

Il Paese invaso dalle truppe di Putin è convinto di poter condividere le proprie competenze con gli alleati. Questa settimana una delegazione di funzionari militari polacchi «di alto livello» è attesa a Kiev per studiare l'esperienza dell'ex repubblica sovietica nel contrastare gli attacchi aerei russi. Lo sconfinamento dei droni lanciati dalla Bielorussia, d'altra parte, ha acceso più di un campanello d'allarme.

Le aziende europee del settore della difesa oggi hanno una pianificazione a medio e lungo termine, mentre, secondo i funzionari di Kiev, dovrebbero implementare nuovi processi che consentano l'innovazione militare richiesta nelle guerre moderne.

Stando all'AP, la Danimarca è stata il primo Paese a finanziare direttamente le aziende di difesa ucraine, anziché donare armi, mentre il Regno Unito e la Germania avrebbe piani simili a quelli di Copenaghen.

Kiev nelle prossime settimane dovrebbe ricevere circa 1,3 miliardi di euro da Danimarca, Svezia, Canada, Norvegia e Islanda, per produrre artiglieria, droni d'attacco, missili e sistemi anticarro. 

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