Il punto

«L’Ucraina rischia di essere come un nuovo Afghanistan»

Sale la tensione tra Ucraina e Russia: Biden e Johnson fanno la voce grossa e mandano armi – La Germania è contraria a un intervento – L’economista Loretta Napoleoni, esperta di geopolitica, legge la situazione sul fronte orientale dell’Europa
Loretta Napoleoni: «Senza l’appoggio della Germania, questa prova di forza dell’Occidente nei confronti di Putin sarà destinata al fallimento»
Jona Mantovan
01.02.2022 11:45

La tensione tra Ucraina e Russia sale sempre di più. Il nervosismo del presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, è alle stelle. Con lui c’è il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson. Entrambi vorrebbero che la nazione «ex» del blocco sovietico diventasse membro della Nato e, di conseguenza, sotto la sfera di influenza dell’Occidente. Intanto il presidente Russo, Vladimir Putin, muove le sue truppe verso la nazione riconosciuta storicamente come la «culla» della cultura russa. La Russia, infatti, è nata proprio a Kiev - oggi capitale dell’Ucraina -, quando il principe scandinavo Oleg la vinse e la cedette al clan vichingo dei Rus’. Loretta Napoleoni, economista ed esperta di geopolitica, segue la vicenda molto da vicino. «L’Ucraina rischia di diventare un nuovo Afghanistan - dice in collegamento dagli Stati Uniti -. Senza l’appoggio della Germania, questa prova di forza dell’Occidente nei confronti di Putin sarà destinata al fallimento» (guarda il video allegato a quest’articolo).

«La Germania ha detto ‘no’ a qualsiasi tipo di intervento. Biden e Johnson stanno facendo la voce grossa, ma soprattutto stanno inviando armi. È questo l’aspetto più preoccupante». Tanto basta per allertare Putin, che lungo i confini sta mettendo in piedi una serie di operazioni e strutture - esercitazioni militari in collaborazione con la Bielorussia oltre a decine di ospedali da campo - che fanno presagire un intervento militare imminente. Ma la Germania è l’ago della bilancia. «Fintanto che non cambierà decisione, non ci sarà nessun intervento da parte dell’Occidente né tantomeno da parte della Nato. Le modalità di questa contesa saranno le stesse di quelle che avevamo già visto in Afghanistan alla fine degli anni Settanta: armare le truppe locali per resistere a un’invasione», dice l’esperta.

Nemmeno Putin, nonostante tutti i segnali lo facciano presagire, farà sfoggio dell’artiglieria pesante. Ed è qui che si assiste alla «storia che si ripete». Sì, perché secondo Napoleoni, «Biden se n’è andato via dall’Afghanistan allo stesso modo di quando gli statunitensi se ne andarono dal Vietnam: improvvisamente. E dichiarando una vittoria che chiaramente è stata inesistente». L’Ucraina, di fatto, è uno «Stato cuscinetto» esattamente come l’Afghanistan. Una «barriera» che doveva restare neutrale tra il blocco sovietico e il mondo occidentale rappresentato dai Paesi membri della Nato. «È stato sancito da un accordo ben circoscritto tra Ronald Reagan e Michail Gorbaciov», esclama Napoleoni. Un accordo messo da parte già da anni. «Prima con l’idea di far entrare l’Ucraina nell’Unione europea, poi di farla diventare parte della Nato... insomma, sono situazioni che, a lungo andare, diventano insostenibili».

L’Ucraina non è la Crimea, che è stata annessa nel 2014 con un referendum definito «illegale». La Crimea è sempre stata russa, da sempre si parla russo... ma il caso dell’Ucraina è diverso. Putin non può annettersela allo stesso modo!

«Il rischio è che la situazione degeneri. A meno che non ci sia un ripensamento da parte dell’Europa che riesca ad appianare la situazione». Uno scenario che comporterebbe un governo filorusso per l’Ucraina, quindi una vittoria politica di rilievo per Putin: «Non dimentichiamo, poi, che l’Ucraina fa parte anche del gruppo di Stati che, una volta creata la ‘Nuova Russia’, vi hanno aderito». L’Ucraina non è la Crimea, che è stata annessa alla Russia con un referendum nel 2014. Referendum definito «illegale» dalla comunità internazionale. «No, infatti. Ci sarà un governo filorusso in Ucraina, appunto. La Crimea è sempre stata russa. Ve lo immaginate Krushov ubriaco che, da una notte all’altra, cede quel territorio all’Ucraina? Ecco, è andata così. In quell’angolo di mondo c’è sempre stata una forte presenza russa, da sempre si parla russo... ma l’Ucraina non se la possono annettere! Ma sarà comunque un grande successo politico di Putin». La narrativa di Unione europea e Stati Uniti, fino a oggi, è sempre stata quella che voleva l’Ucraina parte nel blocco occidentale. Secondo l’economista, è stato un grosso errore. «Non dovevano farlo. C’era un accordo... si lasciavano questi due ipotetici blocchi e in mezzo l’Ucraina. Paese in cui, tra l’altro, passano tutti i gasdotti e oleodotti che dalla Russia arrivano in Europa. C’è un problema energetico serio, che potrebbe anche essere il motivo per cui Putin ha deciso di muoversi adesso. La crisi energetica, l’aumento delle tariffe... tutti punti che mettono l’Europa in una posizione di debolezza rispetto a qualche anno fa».

È facile per gli americani dire ‘‘imponiamo le sanzioni’’. Loro sono energicamente indipendenti. Noi no, non lo siamo! E dipendiamo dalla Russia

E, a proposito di Europa, una pagina importante è stata appena voltata. Anzi, si è aperto un nuovo capitolo, dopo quello appena scritto da Angela Merkel: «È stato un personaggio importantissimo per il mantenimento di relazioni tranquille tra Mosca e l’Occidente. Ma non dimentichiamo che la Germania ha costruito il suo gasdotto dalla Russia durante il periodo delle sanzioni! È chiaro che non è interessata a un confronto serio con la Russia. E a buona ragione... perché dovrebbe spendere di più per rifornirsi da qualche altra parte, quando ha investito pesantemente nella struttura con la Russia. Se dovesse chiudere i suoi rubinetti per sanzionare la Russia... in realtà sanzionerebbe sé stessa! È facile per gli americani dire ‘imponiamo le sanzioni’. Loro sono energicamente indipendenti. Noi no, non lo siamo!», sottolinea l’esperta.
Biden e Johnson sono in prima linea. Ma il loro inveire contro Putin potrebbe essere anche una strategia per distogliere l’attenzione dai problemi interni, proiettando tutti i mali contro un ipotetico nemico. Entrambi, infatti, sono nel punto più basso della loro popolarità. «La crisi del primo ministro inglese, poi, potrebbe anche portarlo alle dimissioni. Ma, una volta passata questa crisi interna, è certo che il Regno Unito avrà sicuramente un atteggiamento più ‘‘soft’’ nei confronti di Mosca, con o senza Boris Johnson».

Se dobbiamo essere i poliziotti del mondo per portare libertà e democrazia ovunque... allora dovevamo rimanere in Afghanistan. Ma lì non ci siamo rimasti! Ma allora, che cosa ci stiamo raccontando?

Il tentativo di rilanciare la popolarità di Biden, secondo Napoleoni, è perlomeno maldestra. «Si cerca in tutti i modi di rimetterlo in sella. Ma non ha senso. È uscito dall’Afghanistan in maniera disordinata dall’oggi al domani lasciando dietro di sé un vuoto di potere riempito dai talebani. E adesso pianifica un intervento in Ucraina contro la Russia?! Non ha assolutamente senso! A parte il fatto che qui negli Stati Uniti, la maggior parte delle persone non sa nemmeno dove si trovi l’Ucraina».
Il paragone strategico tra la situazione di oggi in Ucraina è quella dell’Afghanistan è pure impietoso. «La guerra in Afghanistan era legata all’undici settembre, un attacco sul territorio nazionale. Ha avuto una risonanza decisamente maggiore ma l’Ucraina... no. Non credo che Biden possa sperare di rilanciare la sua immagine con un intervento armato in Ucraina». Detto in parole povere, insomma... da soli, gli americani, non vanno da nessuna parte.
Loretta Napoleoni si concentra sul vero fulcro del problema. Secondo l’esperta, infatti, occorre definire quale sia il ruolo dell’Occidente. «Qual è il ruolo dell’Europa, qual è il nostro ruolo? Perché se dobbiamo essere i poliziotti del mondo per portare libertà e democrazia ovunque... allora dovevamo rimanere in Afghanistan. Ma lì non ci siamo rimasti! Ma allora, che cosa ci stiamo raccontando?», conclude Napoleoni, non senza una punta di sarcasmo mista alla domanda (retorica) dai toni polemici.

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