Il caso

Ma che fine ha fatto Lavrov?

Ministro degli Esteri della Federazione Russa ininterrottamente da 21 anni, il 75.enne non ha partecipato a una recente riunione operativa - Molti gli analisti che ritengono il caso un segno importante: la caduta in disgrazia del diplomatico? - La smentita del Cremlino: «Nulla di vero nelle indiscrezioni»
©RUSSIAN FOREIGN MINISTRY PRESS S
Red. Online
07.11.2025 19:35

Sergei Lavrov, ministro degli Esteri della Federazione Russa ininterrottamente da 21 anni, non ha partecipato a una riunione operativa. Un'assenza assordante che ha spinto molti analisti a chiedersi se nei rapporti tra il funzionario e lo zar Vladimir Putin non si sia aperta qualche crepa. 

Le speculazioni

Il caso è esploso dopo l’assenza di Lavrov dalla riunione del Consiglio di sicurezza di mercoledì scorso, un incontro di alto profilo in cui Putin ha evocato la possibilità di riprendere i test nucleari su larga scala. Il quotidiano Kommersant — una delle poche testate rimaste con un certo margine di autonomia dal Cremlino — ha riferito che l’assenza fosse «concordata», ma la circostanza ha suscitato scalpore: Lavrov era infatti l’unico membro permanente a mancare.

Un segnale politico che molti osservatori hanno interpretato come la caduta in disgrazia del veterano della diplomazia russa. La decisione sarebbe collegata alla telefonata del 21 ottobre tra Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio, dopo la quale Rubio avrebbe convinto Donald Trump ad annullare l’atteso vertice con Putin previsto a Budapest. Il colloquio doveva rappresentare un tentativo di dialogo diretto tra i due leader, ma si è arenato di fronte all’irremovibilità di Mosca sulla guerra in Ucraina. Pochi giorni dopo, Washington ha imposto nuove sanzioni contro Rosneft e Lukoil, le principali compagnie petrolifere russe. Fonti diplomatiche citate da CNN riferiscono che l’insuccesso dell’iniziativa, di cui Lavrov era stato il principale promotore, avrebbe irritato Putin e provocato tensioni interne al ministero degli Esteri.

La smentita russa

Da parte sua, dopo giorni di voci su un possibile rimpasto, il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov ha assicurato che «non c’è alcuna verità» nelle indiscrezioni e che Lavrov «continua naturalmente a servire come ministro degli Esteri». Una smentita netta che, tuttavia, non basta a dissipare i dubbi su un possibile raffreddamento dei rapporti. Nonostante la smentita ufficiale del Cremlino, diversi segnali fanno pensare a un ridimensionamento progressivo del ruolo di Lavrov.

Come anticipato dal Moscow Times, ad esempio, Putin ha revocato al ministro il ruolo di capo della delegazione russa al G20 di Johannesburg, in programma a fine mese, affidandolo a Maksim Oreškin, vicecapo dello staff presidenziale. Oreškin, più basso di grado, è stato appuntato il 4 novembre con la firma di un decreto da parte dello stesso Putin.

La portavoce Maria Zakharova ha confermato che Lavrov «resta in carica» e che la sua assenza «non è eccezionale», ma l’atmosfera resta tesa. Anche perché, come notano diversi analisti, il Cremlino raramente licenzia i propri fedelissimi: preferisce spostarli lateralmente, preservando le apparenze. È accaduto lo scorso anno con l’ex ministro della Difesa Sergej Šojgu, rimosso dopo le difficoltà sul fronte ucraino ma subito ricollocato alla segreteria del Consiglio di sicurezza.

Lavrov, 75 anni, ha costruito nel tempo uno stile diplomatico duro e provocatorio, spesso in linea con la retorica del Cremlino. Al recente vertice di Anchorage con la delegazione americana si era presentato con un maglione dalla sigla «CCCP», URSS.


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