Ma come ha fatto Air India a dimenticarsi di un Boeing 737-200?

Dal labirinto talvolta surreale delle grandi compagnie aeree, è emersa una storia che ha il sapore amaro dell’assurdo e il peso (contabile) di una svista decennale. Air India, il vettore di bandiera, tristemente salito alla ribalta di recente per via dello schianto di un suo Boeing 787 Dreamliner, ha ricevuto una sgradita sorpresa: un conto salato di quasi 10 milioni di rupie (circa 120 mila dollari) per il «posteggio» di un vecchio, vecchissimo Boeing 737-200 dimenticato.
Il jet in questione è rimasto placidamente, incredibilmente e, oseremmo dire, invisibilmente confinato in un angolo, remoto, dell’aeroporto di Kolkata per oltre un decennio. L’aereo, a quanto pare, era scivolato completamente fuori dalla memoria e dai registri dell’intera compagnia. Possibile? Sì, possibile.
L’ombra sul piazzale
Il protagonista di questa svista burocratica è l’aeromobile con registrazione VT-EHH. Messo fuori servizio e confinato su un piazzale periferico di Kolkata già nel lontano 2012, il velivolo è stato inghiottito dalle spire del tempo, dal turnover del personale e, soprattutto, dalle lacune abissali nella tenuta dei registri. Di nuovo: possibile? Sì, possibile.
Il risultato è stato un disallineamento istituzionale talmente profondo da portare il jet a scomparire dagli archivi aziendali. Quando i solerti funzionari aeroportuali hanno contattato Air India per sollecitarne la rimozione, la compagnia, con una prima e clamorosa smentita, ha categoricamente negato che il velivolo fosse di sua proprietà. Un’amnesia, certo, imbarazzante, a conferma di una leggerezza amministrativa che gli esperti e i connaisseur di Air India non hanno tardato a definire patologica.
Fusioni, merci e burocrazia
Secondo i dettagli emersi dal Times of India, è stato un audit interno di Air India a confermare, in un secondo momento e non senza imbarazzo, l’inevitabile: il VT-EHH era, in effetti, un suo asset, per quanto assente da ogni registro dei beni strumentali e dalle altre documentazioni interne.
La confusione, si mormora, affonderebbe le radici nei lapsus amministrativi risalenti alle fusioni che coinvolsero la vecchia Indian Airlines e Air India, unite al precedente utilizzo del jet come aereo da carico per il servizio postale indiano. Una trama complessa che dimostra come le inefficienze storiche possano generare costi inattesi e danni d’immagine ben oltre il prezzo del ticket di posteggio, se così vogliamo chiamarlo.
Il conto da pagare
Per i tredici, lunghi anni in cui il Boeing è rimasto immobile, l’aeroporto di Kolkata ha continuato a emettere diligentemente le tariffe di parcheggio standard, fino al raggiungimento della cifra. Air India, una volta confermata la proprietà, ha provveduto a saldare l’obolo e a organizzare il rocambolesco trasferimento.
L’anziano jet, un quarantatreenne consegnato originariamente nel 1982, è stato sollevato su un veicolo speciale e trasportato via strada fino all’aeroporto internazionale di Kempegowda a Bengaluru. Qui, l’aereo avrà una seconda vita, peraltro dignitosissima: servirà come piattaforma di addestramento statico per i tecnici di manutenzione aeronautica.
Una nota di colore, concludendo, sempre dal Times of India: il VT-EHH era il solo tra un recente lotto di 10 velivoli Air India dismessi a possedere ancora i suoi motori Pratt & Whitney JT8D attaccati al momento della rottamazione.
L’autorità aeroportuale ha infine precisato che la rimozione del VT-EHH segna il quattordicesimo aeromobile abbandonato che viene rimosso da Kolkata negli ultimi cinque anni. Un dato che, più che rassicurare, apre un inquietante squarcio sulla gestione e il monitoraggio degli asset aeronautici in India.
