Ma com'è stata la prima vacanza sulla neve dei russi in Corea del Nord?

Quattro giorni in uno dei luoghi più misteriosi del pianeta. Si potrebbe riassumere così, in poche parole, l'esperienza fatta da alcuni cittadini russi. I primi ad aver varcato i confini della Corea del Nord per turismo, dopo anni dallo scoppio della pandemia. Pyongyang, finalmente, ha riaperto i battenti. Per ora, però, solo per accogliere i russi che hanno scelto il Paese di Kim Jong-un per trascorrere qualche giorno sulla neve a Masikryong. La prima stazione sciistica pubblica nordcoreana, costruita anche con lo scopo di attirare viaggiatori dal resto del mondo. Soprattutto, va da sé, coloro che arrivano dalla Federazione Russa. Nazione con cui, non è una novità, la Corea del Nord ha ormai instaurato legami economici e politici, che non fanno altro che intensificarsi.
Dal 9 al 12 febbraio, dunque, circa cento turisti russi partiti da Vladivostok hanno raggiunto l'inaccessibile terra di Kim Jong-un. E molti altri, presto, faranno lo stesso. La prossima partenza, infatti, è fissata all'8 marzo, e seguirà il medesimo itinerario. Dopo gli anni della pandemia, Pyongyang sembra pronta a ripartire, anche e soprattutto grazie all'aiuto di Mosca. Ma com'è andato, effettivamente, questo primo viaggio? A raccontarlo al Wall Street Journal, nel dettaglio, è stata Iliia Voskresenskii, una youtuber russa.
Stando al racconto della donna, il gruppo ha trascorso, come da programmi, una notte a Pyongyang, prima di spostarsi verso le montagne a Masikryong. Un luogo che, a detta della 33.enne, «offre di tutto»: persino delle cabinovie che ricordano quelle svizzere. E ci sarebbe un po' di Confederazione anche nel resort stesso. Kim, infatti, si sarebbe ispirato proprio agli hotel di montagna elvetici, con l'obiettivo di costruire un comprensorio sciistico che fornisca «condizioni di vita altamente civili e felici per le persone».
Tra souvenir anti-americani e fotografie limitate
Ma facciamo un passo indietro. Già, perché, come detto, prima di mettere gli sci ai piedi, i turisti russi hanno trascorso una notte nella blindatissima capitale nordcoreana. Dove, secondo i racconti della youtuber, le auto che circolano sulle strade sono poche, pochissime, e i negozi di souvenir vendono cartoline con slogan anti-americani. Souvenir che, tuttavia, si possono acquistare solo pagando con dollari statunitensi o, in alternativa, con yuan cinesi. Nonostante l'amicizia tra le due nazioni, i rubli russi, infatti, non vengono accettati.
L'aspetto più importante? Nessuno, tra i turisti, era libero di muoversi senza essere accompagnato da un supervisore nordcoreano. Ovunque andassero, i russi avevano sempre qualcuno alle spalle, pronto a ricordare loro le rigide regole imposte dal governo di Kim Jong-un. Tra queste, il divieto di portare con sé libri pubblicati in Occidente, che parlassero del regime del leader nordcoreano. Ma anche quello di scattare fotografie a operai, contadini o soldati e di condividerle sui social media.
Non solo. Chi desiderava farsi immortalare di fronte a un monumento nordcoreano, poteva farlo solo attenendosi a delle regole precise. Tra queste, quella di posare dritto, davanti alla statua, mantenendo le mani lungo i fianchi. Guai, insomma, a mettere braccia o gambe nella posizione sbagliata. A seguire, prima di spostarsi sulla neve, i turisti russi hanno visitata la piazza Kim Il Sung e hanno assistito a uno spettacolo musicale. Il tutto, però, sempre e soltanto sotto l'attento occhio vigile delle guardie nordcoreane.