Ma fu il papa tedesco a decidere per primo la tolleranza zero

«Si può criticare Joseph Ratzinger, lui stesso l’ha chiesto più volte. Tuttavia, si ha l’impressione che un uomo anziano il quale, tra tutte le cose, ha realizzato un lavoro pionieristico sul tema dell’abuso in origine a lui completamente estraneo, sia stato trascinato sulla scena in modo sensazionalistico».
In un intervento pubblicato qualche giorno fa sulla NZZ, il teologo tedesco Manfred Lütz, organizzatore - nel 2003 - del primo congresso vaticano sugli abusi contro i minori, ha preso le difese di Benedetto XVI ricordando il lavoro fatto da quest’ultimo sin da quando era il più stretto collaboratore di Karol Wojtyla. «Il Venerdì santo del 2005, mentre Giovanni Paolo II stava morendo, il cardinale Ratzinger aveva assunto il compito di formulare i testi per la Via Crucis al Colosseo, e lì scriveva: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui [Cristo]! [...] La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano”. Quattro settimane dopo era papa».
In effetti, sin dal 1988 Ratzinger aveva sollecitato una riforma del diritto canonico volta a punire i responsabili di simili abusi. Al 2001 risalgono invece le norme della Chiesa contro la pedofilia, contenute nel documento De delictis gravioribus, redatto per dare corso al motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela con cui Giovanni Paolo II assegnava la competenza in materia di pedofilia alla Congregazione per la dottrina della fede.
Il 17 aprile 2008, durante il viaggio negli Stati Uniti, Ratzinger incontrò nella nunziatura di Washington - primo pontefice a farlo - le vittime dei preti pedofili. A questo colloquio ne seguirono altri: in Australia (2008), a Malta (2010), in Inghilterra (2010).
Il 16 maggio 2011, Benedetto XVI pubblicò poi una «Lettera Circolare della Congregazione per la dottrina della fede per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici». L’inizio della cosiddetta “Tolleranza zero”.