Ma Israele pensa davvero a una zona cuscinetto in Libano?
«Non abbiamo aspettative o ambizioni territoriali, né in Libano né altrove». Così, in un'intervista alla rete televisiva americana CNBC, il presidente israeliano Isaac Herzog ha spiegato che la recente intensificazione dei raid nel Paese dei cedri non porterà a un’occupazione. Ma le dichiarazioni di Herzog non dissipano le crescenti preoccupazioni internazionali sulla possibilità che l’operazione aerea si trasformi, presto, in un’offensiva di terra. Nell’ultima settimana, più fonti militari hanno affermato che Tel Aviv si starebbe preparando alla creazione di una zona cuscinetto profonda qualche chilometro nei territori libanesi che confinano con il nord di Israele.
L’idea pare avere il sostegno di buona parte della politica israeliana, da una parte e dall’altra dello schieramento politico. Per la destra del Likud (il partito di Benjamin Netanyahu), ha parlato il ministro degli Affari della diaspora Amichai Chikli. Su X, Chikli ha accusato il Libano di non soddisfare la definizione di Stato, giustificando così la creazione di una zona cuscinetto all’interno dei suoi territori: «È la cosa più giusta e corretta da fare, sia dal punto di vista della sicurezza sia da quello politico e morale».
Il leader dello schieramento progressista dei Democratici, Yair Golan, ha appoggiato un identico progetto in una recente intervista alla radio pubblica Kan Bet. Non solo: già due mesi fa, lo stesso Golan aveva sostenuto, sui social, la necessità di «un piano concepito per un’invasione di terra del Libano meridionale, compresa l’istituzione di una striscia di sicurezza di 2 km di larghezza che si estende dal confine».
Nel suo discorso della scorsa settimana, da parte sua, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha sfidato Israele a tentare di creare una zona cuscinetto nel sud del Libano: «Ci saranno conseguenze terribili per Israele».
Il precedente
La creazione di una zona cuscinetto il Libano ha un importante precedente. Nel 1982, lo Stato ebraico invase il vicino in risposta a una serie di attacchi compiuti dal territorio libanese da militanti palestinesi: una manovra all'epoca denominata, dalle forze israeliane, «operazione Pace in Galilea». Le IDF rimasero in Libano per 18 anni, creando una zona cuscinetto lungo il confine – l'ormai celebre Security Zone – dove truppe israeliane rimasero in una serie di avamposti fortificati fino al 2000.
L'opposizione USA
Gli Stati Uniti, principali alleati di Israele, hanno invece espresso la propria contrarietà all’idea di un’operazione di terra. Intervistato dalle agenzie di stampa nell’àmbito dei lavori dell’Assemblea generale dell’ONU a New York, un alto funzionario USA ha detto, a condizione di anonimato, che Washington intende trovare una «via che innanzitutto impedisca una ulteriore escalation. Non crediamo che un’invasione di terra del Libano contribuirà a ridurre le tensioni nella regione, né a prevenire una spirale di violenza; e questo è, in parte, il motivo per cui siamo così concentrati sull’utilizzo di questa settimana per esplorare idee che portino a una de-escalation».