Ma quale Europa: la Russia «offre» la sua economia al resto del mondo

Che ne dite della nostra economia da 2 mila miliardi di dollari? Tagliata ed esclusa dall'Occidente, la Russia – riferisce Reuters – sta presentando i suoi numeri e le sue potenzialità a Paesi come la Cina e l'Arabia Saudita, ma anche ad Afghanistan (basti pensare alla mano tesa di Vladimir Putin ai Talebani) e allo Zimbabwe. E dire che la vetrina utilizzata, il Forum economico di San Pietroburgo, un tempo serviva agli zar come finestra sull'Europa. L'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca, oltre due anni fa, ha provocato il più grande sconvolgimento nelle relazioni fra Russia e Occidente dai tempi della crisi missilistica cubana del 1962. Spingendo, di riflesso, il Cremlino ad abbracciare nuove relazioni economiche o, ancora, a intensificare quelle già esistenti (come la Cina).
Sin dai tempi di Pietro il Grande, colui che gettò le basi del moderno Stato russo facendo di San Pietroburgo la capitale del Paese all'inizio del diciottesimo secolo, i governanti russi hanno guardato all'Europa e all'Occidente. Traendone forte ispirazione e, al contempo, allacciando rapporti economici. La decisione di muovere guerra all'Ucraina ha «costretto» Vladimir Putin a guardare verso Oriente, nello specifico l'Asia, e al cosiddetto Sud del mondo. Una risposta a quello che il Cremlino definisce un blocco economico da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati. La Russia, finora, ha saputo resistere al peso delle sanzioni, virando verso una vera e propria economia di guerra che, secondo alcuni esperti, sul lungo periodo produrrà effetti nefasti sulla popolazione. Mosca, nel frattempo, ha arricchito i suoi legami con la Cina e con le principali potenze regionali del Medio Oriente, dell'Africa e del Sudamerica.
Resta da capire, tuttavia, quanto questi Paesi siano a loro volta disposti a investire nell'economia russa. Il presidente boliviano Luis Arce, fra gli altri, ha dichiarato di voler condividere l'esperienza del nuovo modello economico del suo Paese. «Abbiamo il nostro modello economico, che abbiamo implementato dal 2006, e vogliamo condividere questa esperienza» ha detto Arce a Putin. Il presidente dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, è a San Pietroburgo assieme ad altri 45 funzionari stranieri. Ma i numeri, al momento, sembrano inchiodare la Russia: il commercio russo con lo Zimbabwe, per dire, l'anno scorso si è fermato a 168 milioni di dollari. Una sciocchezza rispetto ai 300 miliardi di dollari del commercio Russia-UE nell'anno precedente all'invasione dell'Ucraina.
Dal Forum, d'altro canto, sono spariti (quasi) del tutto gli investitori occidentali e i banchieri d'investimento che un tempo accorrevano per assicurarsi una fetta delle vaste ricchezze minerarie della Russia e di uno dei maggiori mercati di consumo dell'Europa. Reuters, presente sul posto, non ha visto alcuna grande azienda occidentale a San Pietroburgo. Ma sono spariti, in gran parte, anche gli oligarchi degli anni Novanta, coloro che in sostanza fecero fortuna sfruttando il caos di una superpotenza al collasso. Nella Russia di Putin, oggi, l'arbitro principale è lo Stato, controllato dalle ex spie della Guerra Fredda e dai tecnocrati del suo entourage.
E siccome i tempi sono cambiati, succede che lo stand di Alfa Bank richiami la Cina tramite un dragone gonfiato, ornato da caratteri cinesi e da un invito esplicito a fare affari con Pechino. E succede che una delegazione dei Talebani, ufficialmente ancora banditi in Russia, abbia fatto capolino. «Il fondamento di un mondo multipolare è la formazione di nuovi punti di crescita» recita lo slogan di questa edizione del Forum. Ma, appunto, sono forti, se non fortissimi i dubbi riguardanti la buona riuscita di questo mondo multipolare a guida russa. Anche perché l'economia russa, pur resistendo, per certi versi vacilla: i prezzi sono in aumento a causa dell'incremento delle spese per la difesa. Non solo, l'economia ha le stesse dimensioni di un decennio fa mentre Putin è impegnato in una guerra economica con l'Occidente, la cui potenza finanziaria è almeno 25 volte superiore a quella della Russia in termini di PIL nominale.
«L'evento di quest'anno è cresciuto in dimensioni, ci sono molte opportunità» ha dichiarato alla Reuters Nebeolisa Anako, un funzionario della Nigeria. «L'Occidente potrebbe in realtà isolarsi perché è una minoranza nel mondo, anche se è una parte molto importante del mondo. È sempre meglio cooperare con altre parti del mondo».
Altri funzionari provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente hanno fatto eco a queste parole. Il ministro saudita dell'Energia, principe Abdulaziz bin Salman, ha incontrato il vice primo ministro Alexander Novak, uomo di riferimento di Putin in materia di energia. Novak ha dichiarato che «Paesi amici» si sono accaparrati la maggior parte delle esportazioni di petrolio e che circa il 70% è stato pagato in valuta nazionale.