Stati Uniti

Ma quando si candida Donald Trump?

In America se ne parla molto: gli analisti suggeriscono che il giorno X sarà il 14 novembre, una mossa strategica pensando anche al Giorno del ringraziamento
Marcello Pelizzari
07.11.2022 10:01

Donald Trump si candiderà per le presidenziali del 2024? Sì, al netto dei suoi problemi legali. O meglio, sarebbe strano se rinunciasse a correre dopo aver disseminato indizi su indizi negli ultimi mesi. L’ultimo? Un «tenetevi pronti» pronunciato durante un comizio in Iowa.

D’accordo, ma quando – eventualmente – arriverà l’annuncio del tycoon? La data, affermano gli esperti, è flessibile. Alcune fonti vicine all’ex presidente, tuttavia, indicano il 14 novembre come giorno da segnare con un circolino rosso sul calendario. Detto ciò, anche per i collaboratori più stretti di Trump è difficile fare ipotesi o pianificare una discesa in campo. In parte per la natura stessa del personaggio. In parte perché già in passato, quando si trattava di annunciare qualcosa, a livello di date è stato un caos.

L’effetto midterm

A questo giro, però, quasi tutti concordano su un aspetto: passate le (oramai imminenti) elezioni di midterm, Trump parlerà. E comunicherà chiaramente le sue intenzioni. Le cosiddette elezioni di metà mandato, infatti, rappresentavano una sorta di linea rossa da non superare per i consiglieri di Trump. Parlare della candidatura dell’ex presidente in periodo di midterm, per farla breve, avrebbe rischiato di rovinare, o quantomeno oscurare, la corsa di molti candidati repubblicani. E questo, va da sé, nonostante la voglia matta di Trump di seminare i citati indizi o, comunque, far capire che sarà della partita per il 2024.

Il Giorno del ringraziamento

Detto del 14 novembre e di midterm, ritardare di un po’ l’annuncio avrebbe un che di strategico anche. Giovedì 24, beh, l’America si ferma per il Giorno del ringraziamento. Una festa di origine cristiana in cui si dimostra gratitudine verso Dio per il raccolto e per quanto ricevuto durante l'anno trascorso. Una festa, molto più prosaicamente, in cui le famiglie si riuniscono attorno a un tavolo per sbranare un tacchino di dimensioni bibliche e per parlare del più e del meno. Tradotto: quest’anno uno degli argomenti principali, se non il principale, sarà Donald Trump.

In ogni caso, dicevamo, la parola d’ordine riguardo alle date è flessibilità. Proprio perché molto, tutto, dipenderà dallo stato d’animo dell’ex presidente nel presunto giorno X. Il 14 novembre, insomma, sembrerebbe essere la scelta migliore sotto tutti i punti di vista agli occhi del team Trump. Ma non è detto che le cose andranno esattamente secondo i piani.

Va sottolineato, comunque, che Trump dovrebbe accompagnare il suo annuncio con svariati eventi politici collegati. La residenza in Florida, Mar-a-Lago, dovrebbe ospitare una due giorni in onore dell’America First Policy Institute, un think tank formato da veterani dell’era Trump.

 

I riflettori

Trump, così facendo, si garantirebbe nuovamente l’effetto dei riflettori che tanto brama. Di più, sposterebbe in parte l’attenzione dai suoi problemi con la giustizia. La domanda, però, è un’altra: il tycoon vuole davvero occupare di nuovo la Casa Bianca? Riformuliamo: riuscirebbe, concretamente, a ridiventare presidente? Un annuncio ora, di certo, ammazzerebbe buona parte della concorrenza. Ma non risolverebbe la questione Ron DeSantis, il potenziale rivale numero uno all’interno del Partito Repubblicano. Vero, il governatore della Florida non ha ancora confermato pubblicamente piani per le presidenziali 2024. Preferendo concentrarsi sulla sua campagna di rielezione. Ma appare chiaro a tutti che, oltre a Trump, il nome forte a destra è proprio il suo.

Stando ad alcuni analisti, DeSantis sarebbe pronto a farsi da parte se Trump annunciasse la sua candidatura. Altri, per contro, ritengono che gareggerà a prescindere.

In queste ultime settimane, i toni fra i due si sono fatti molto più accesi. Sabato, ad esempio, Trump nell’esaltare i suoi numeri ha definito il governatore della Florida «Ron De-Sanctimonious». Tipiche schermaglie da parte di chi, sotto sotto, sta già facendo campagna per riprendersi la Casa Bianca. Con tutte le conseguenze del caso.