Medio Oriente

Ma quanto valgono gli scambi commerciali fra Israele e Turchia?

Il peso della decisione di Ankara: nel 2023 i movimenti fra i due Paesi hanno generato 6,8 miliardi di dollari, di cui il 76% erano esportazioni turche
Il presidente turco Erdogan. © Ahmad Al-Rubaye
Red. Online
03.05.2024 12:00

Addio, per ora, agli scambi commerciali fra la Turchia e Israele. Ankara, come scrive Bloomberg, manterrà il dito sul tasto stop, leggiamo, fino a quando lo Stato Ebraico non consentirà un flusso ininterrotto e sufficiente di aiuti umanitari a Gaza. Lo stop è diventato effettivo ieri, giovedì. Segue le restrizioni varate il mese scorso su alcune esportazioni turche verso Israele. Il motivo di una mossa così audace? La situazione all'interno della Striscia, appunto, come dichiarato dal Ministero del Commercio turco. Ministero che sta lavorando per assicurarsi che il popolo palestinese non venga colpito negativamente dalla decisione.

Lo stop deciso dalla Turchia si inserisce in un contesto di forti, fortissime tensioni (anche) fra gli alleati di Israele. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, dal canto suo, sta intensificando le critiche allo Stato Ebraico. Una mossa, la sua, volta anche a consolidare il sostegno dei suoi elettori all'interno dei confini turchi. «La seconda fase delle misure adottate a livello statale è stata avviata, le transazioni di esportazione e importazione relative a Israele sono state sospese per tutti i prodotti» si legge nella dichiarazione. Poi, appunto, il monito: «La Turchia attuerà con fermezza e decisione queste nuove misure finché il governo di Israele non consentirà un flusso ininterrotto e sufficiente di aiuti umanitari a Gaza».

Ma quanto valgono questi scambi commerciali? Secondo l'Istituto di statistica turco, citato da Bloomberg, nel 2023 gli scambi commerciali tra i due Paesi ammontavano a 6,8 miliardi di dollari, di cui il 76% erano esportazioni turche. Le importazioni israeliane dalla Turchia sono state pari a 4,6 miliardi di dollari nel 2023: parliamo della sesta fonte di importazione per Israele, a livello di importanza e peso, secondo l'Ufficio centrale di statistica israeliano. Le principali importazioni dalla Turchia sono state acciaio, macchinari, minerali e carburanti, oltre a prodotti freschi e alimentari. «Questo è il comportamento di un dittatore che calpesta gli interessi del popolo e della comunità imprenditoriale turca, ignorando gli accordi commerciali internazionali» ha dichiarato a stretto giro di posta il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz in un post su X.

Il governo israeliano lavorerà per creare alternative immediate al commercio con la Turchia, aumentando la produzione locale e trovando altri fornitori. Il capo di un'Associazione di industriali israeliani, dal canto suo, ha chiesto al governo di imporre tariffe protettive del 100% su tutte le importazioni dalla Turchia per i prossimi tre anni e di prendere in considerazione la possibilità di vietare del tutto alcune importazioni. «Questo è l'unico modo per far capire a Erdogan che non può giocare con noi e che le sue azioni avranno conseguenze a lungo termine» ha dichiarato Ron Tomer, presidente dell'Associazione dei produttori di Israele, in un comunicato. Tomer ha aggiunto che Israele dovrebbe fare tutto il possibile per incoraggiare la creazione e l'espansione di fabbriche locali di prodotti alimentari e costruzioni, proprio per non dipendere più dalla Turchia.

La mossa è arrivata all'indomani dell'annuncio, da parte della Turchia, di volersi unire al Sudafrica presso la Corte internazionale di giustizia. Anche Ankara, infatti, ha accusato e accusa Israele di aver commesso un genocidio nel territorio palestinese. 

Israele e la Turchia, conclude Bloomberg, avevano ripristinato le relazioni diplomatiche lo scorso agosto dopo un decennio di tensioni. Non solo, i due Paesi stavano esplorando nuove vie e strategie per aumentare la cooperazione. Tutto, evidentemente, è cambiato quando Hamas ha lanciato un vasto attacco allo Stato Ebraico il 7 ottobre scorso, scatenando la risposta di Israele. Il conflitto, in corso oramai da mesi, ha scatenato una reazione popolare in tutto il mondo arabo e anche negli Stati Uniti. Erdogan ha definito i militanti di Hamas «combattenti per la libertà» e ha ripetutamente criticato la condotta di Israele. Secondo le autorità sanitarie di Gaza, gestite da Hamas, la guerra finora ha ucciso 34 mila palestinesi. A differenza di Stati Uniti e Unione Europea, la Turchia non considera il gruppo militante palestinese un'organizzazione terroristica. Erdogan, fra l'altro, ha appena ospitato il leader politico di Hamas a Istanbul.