Il caso

Ma RT e i media statali russi hanno aggirato le sanzioni?

Alcuni ricercatori hanno scovato diversi siti replica dell'emittente sostenuta dal Cremlino, oscurata nei 27 Paesi dell'Unione Europea
Marcello Pelizzari
21.07.2022 06:00

Dove eravamo rimasti? Ah, sì: mesi fa, all’indomani dell’invasione russa da parte dell’Ucraina, l’Unione Europea aveva bandito RT. La testata giornalistica sostenuta dal Cremlino, già. Il motivo? La diffusione di false notizie e propaganda. In realtà, RT per tutto questo tempo ha comunque fatto sentire la propria voce nel continente (e non solo).

Quel dribbling al blocco

Secondo una ricerca dell’Institute for Strategic Dialoge, un think tank citato da Politico, dopo l’oscuramento sono comparsi oltre cento siti web in tedesco, spagnolo, francese e inglese. Tutti, beh, erano una replica di RT. Di più, molti sono stati promossi direttamente dai canali social dell’emittente originale. Come dire: per continuare a «godere» della nostra propaganda, prego, da questa parte.

La strategia, leggiamo, potenzialmente ha consentito a RT di raggiungere milioni e milioni di persone nell’Unione Europea. Nonostante il blocco, appunto. Che la misura imposta da Bruxelles non fosse a prova di bomba, in fondo, si sapeva. Ma che Mosca riuscisse a dribblare le strozzature così facilmente, beh, forse in pochi potevano immaginarlo.

La guerra, in questo senso, non è finita. E sebbene una buona parte di cittadini europei sia consapevole del legame, strettissimo, fra organi di stampa e potere, qua e là nel continente sono disseminati parecchi filo-putiniani.

Indirizzi IP legati a RT

I ricercatori hanno scovato, in particolare, 12 siti perlopiù in tedesco e spagnolo. Repliche esatte di RT Deutsch e RT en Español. E che, a livello di indirizzi IP, erano direttamente collegati all’emittente sostenuta dal Cremlino. Altre repliche, per contro, non avevano questo legame con i server di Mosca. Tutte queste copie carbone, se così vogliamo chiamarle, in ogni caso erano accessibili dall’interno dell’UE.  

La forza dei social

Dicevamo, poche righe fa, del fatto che questi siti, potenzialmente, potessero raggiungere milioni e milioni di cittadini europei. In realtà, molte di queste repliche hanno ottenuto uno scarso successo. Rimanendo nella penombra. Altre, per contro, hanno goduto di una certa popolarità grazie ai social media e alle ricerche di Google.

Google, nel frattempo, è intervenuta rimuovendo alcuni di questi siti dai risultati di ricerca. Impedendo loro, inoltre, di raccogliere soldi tramite la pubblicità online.

Ciononostante, RT ha saputo indirizzare parecchie persone. Sfruttando, oltre ai motori di ricerca, i citati social.

L’account spagnolo di RT, ad esempio, ha palesemente invitato i suoi follower (sono milioni) a visitare i nuovi siti in lingua spagnola. Tra febbraio e giugno, i post contenenti link ai siti replica – in francese, inglese, spagnolo e tedesco – hanno totalizzato oltre 450 mila condivisioni. Su Facebook, invece, i siti sono apparsi in oltre 1.200 gruppi con un seguito combinato di decine di milioni di utenti.

Anche qui, Twitter è corso ai ripari affermando di aver impedito a tutti i tweet associati ai media statali russi, semplificando al massimo, di diventare virali. Pure Meta, la casa madre di Facebook, ha retrocesso questi contenuti senza tuttavia fornire spiegazioni dettagliate.

Sia quel che sia, è stato tracciato un parallelismo fra la propaganda russa e Idra. Come il mostro leggendario della mitologia greca, infatti, anche la propaganda di Mosca dispone di parecchie teste. Capaci di rigenerarsi se vengono tagliate. Con tutte le conseguenze del caso nell'economia del conflitto in Ucraina e nella formazione dell'opinione dei cittadini europei. 

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