Ma si potrà davvero nuotare nella Senna alle Olimpiadi?

Renata Coda, brasiliana d’origine ma svizzera d’adozione, è stata selezionata come arbitro alle Olimpiadi di Parigi al via il 26 luglio. In quale disciplina? Le acque libere, un’ulteriore branca del nuoto aggiunta al programma olimpico con il debutto della gara di 10 chilometri a Pechino 2008. Il nuoto in acque libere è una disciplina sportiva praticata in ambienti naturali come mari, laghi e fiumi. A differenza delle gare in vasca, le condizioni sono maggiormente impervie per via delle correnti, onde e temperature variabili.
Renata, come hai vissuto la chiamata ad un avvenimento così importante e simbolico come un Olimpiade?
«È sicuramente un grande onore. Nel caso della maratona acquatica siamo stati selezionati in sette al mondo. Due dalle Americhe, due asiatici, uno dall'Oceania e uno dall'Africa. Personalmente, rappresento la quota europea. Un grande onore, appunto. La scelta che decreta gli arbitri internazionali è piuttosto complessa: veniamo osservati e giudicati ai campionati mondiali ed europei, dopodiché ciascuna federazione, quella europea nel mio caso, suggerisce un nome al Comitato della manifestazione. L'Olimpiade è la ciliegina sulla torta, diciamo così. Agli europei, ad esempio, i nuotatori solo liberi di esprimersi nelle categorie che preferiscono: chi nei 5, nei 10 oppure nei 25 chilometri, che è davvero massacrante e, come pure nella staffetta. Perciò, a livello competitivo, possiamo pensare a un contesto superiore ai Giochi. Nonostante ciò, l’Olimpiade rimane il traguardo a cui ambisce ogni atleta, la coronazione di una carriera. Va da sé che lo è anche per noi arbitri».
Il nuoto in acque libere è uno sport molto diverso dal nuoto tradizionale: non si gareggia in una vasca e soprattutto vi è molto contatto fisico, giusto?
«Sì, assolutamente. Immaginiamo un percorso rettangolare in un lago o nel mare. A ogni angolo c'è una boa, detta boa di virata. Alla partenza tutti i nuotatori, che alle Olimpiadi sono 25 mentre nelle varie gare internazionali raggiungono il centinaio, si precipitano verso la prima boa. Tradotto: vanno tutti nella stessa direzione. I contatti sono inevitabili e frequenti. Spetta a noi arbitri, dunque, capire quando una situazione è nei limiti della sportività, quando si tratta di contatto intenzionale per ottenere un vantaggio in gara. Qualora il contatto fosse intenzionale, ma leggero, si ammonisce l’atleta con una bandiera gialla. Alla seconda infrazione, per contro, scatta quella rossa e il nuotatore deve lasciare immediatamente la gara. Il contatto intenzionale pesante porta direttamente ad una bandiera rossa».
Come funziona, invece, il controllo degli atleti?
«Tutti gli atleti, già due prima dell’inizio delle gare, vengono rigorosamente controllati: si inizia dalla registrazione, dal controllo delle unghie, piercing, collane, orologi o braccialetti. Questo perché, in acqua, gli atleti vengono a contatto e potrebbero graffiare o ferire altri concorrenti. Vengono controllati anche i costumi di gara, le cuffie, addirittura gli occhialini. Proprio questi ultimi si sono evoluti a tal punto da poter inviare informazioni all’atleta, una pratica vietata dalla federazione internazionale».


Le acque libere sono sport olimpico solamente dal 2008, parliamo di uno sport piuttosto giovane dunque.
«Le acque libere intese come tali non sono giovani, è vero però che solo nel 2008 sono state introdotte alle Olimpiadi. In Brasile, dove sono cresciuta, già negli anni Settanta era una pratica piuttosto popolare, tant’è vero che il Brasile può vantare una super campionessa, Ana Marcela Cunha. Per introdurre una nuova disciplina alle Olimpiadi, però, c'è una trafila burocratica piuttosto complessa e, per avere la maratona aquatica, si è tolto qualcosa al nuoto. La maratona aquatica alle Olimpiadi è una gran conquista».
Le gare avranno luogo nella Senna, non certo famosa per l’acqua cristallina. Nonostante i lavori di risanamento, i livelli di batteri sono ancora alti. Come la mettiamo?
«Esattamente, in questi mesi c’è stata un’enorme polemica poiché il fiume non è ancora balneabile. Anche per noi arbitri questo aspetto rimane un gigantesco punto di domanda. La scorsa estate, e io c’ero, nello stesso periodo di quando si terranno le gare olimpiche è stato organizzato l’evento test per conoscere il percorso e le condizioni di gara. Ma la gara è stata poi annullata per gli elevati valori batteriologici nei campioni di acqua della Senna. Quella di agosto sarà una giocata all-in. Il Comitato olimpico francese crede fortemente che funzionerà: sono stati investiti 1,4 miliardi di euro su un piano per restituire alla Senna la balneabilità per la popolazione con la costruzione della piscina di Austerlitz. Questa soluzione, molto contesa e discussa, dovrebbe rappresentare l’eredità che le Olimpiadi lasceranno ai parigini: una Senna pulita, e come detto balneabile. Io, personalmente, mi auguro che questa visione diventi realtà».