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Ma su X vale ancora la pena parlare di politica?

Un'analisi del Washington Post mostra come, dall'arrivo di Elon Musk, la piattaforma abbia svoltato a destra, per utenza e contenuti – Il dibattito ne risente e, in generale, i post di carattere politico stanno perdendo visualizzazioni
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Red. Online
02.11.2024 14:00

Dal tentato assassinio di Trump avvenuto nel mese di luglio ne è passata di acqua sotto i ponti, ma una cosa si è mantenuta costate. Il supporto di Elon Musk al tycoon. Manifestato il proprio endorsement nelle ore seguenti l'attacco, il patron di Tesla non ha mai smesso di incanalare le proprie risorse verso la rielezione dell'ex presidente. La preferenza di Musk alle prossime elezioni, va da sé, è stata espressa anche e soprattutto su X, la piattaforma acquistata dal miliardario nel 2022  – i bei tempi di Twitter – e poi sottoposta a un totale rebranding la cui efficacia è ancora tutta da dimostrare. Dopo una serie di licenziamenti di massa nelle sezioni che si occupavano della moderazione, infatti, il social ha non solo subito una decisa sterzata a destra, ma ha anche faticato a tenere sotto controllo il numero di account, sempre maggiore, diffusori di fake news. E le conseguenze cominciano a emergere. 

Secondo un'analisi proposta in questi giorni dal Washington Post, i principali account politici su X hanno visto crollare il loro pubblico nei mesi precedenti alle elezioni: un segnale, questo, della diminuzione della rilevanza della piattaforma per il discorso politico. 

Monopolio?

Sì, l'arrivo di Musk a Twitter ha avuto un impatto serio. Non solo sul brand o sui dipendenti. Nel corso dei due anni dell'era "Elon", X ha visto un drammatico esodo di utenti. Secondo analisti indipendenti come Edison Research, si legge sul WP, l'utilizzo della piattaforma è calato del 30% dall'anno scorso. E tanto di questo calo lo si nota in ambito politico. I guru di entrambi gli schieramenti, i 100 account più attivi e seguiti in politica (senatori, rappresentanti alla Camera) hanno faticato a conquistare l'attenzione della quale un tempo godevano sulla piattaforma. E chi sopravvive, chi ancora sa diventare "megavirale", appartiene sempre e soltanto a uno schieramento: quello repubblicano. Perché? Le ipotesi sono due. Da una parte, lo spostamento dell'attenzione potrebbe riflettere i cambiamenti nella composizione dell'utenza. Negli ambienti democratici, infatti, non sono pochi quanti hanno dichiarato di aver abbandonato la piattaforma, in questi due anni, a causa dei colpi di testa di Musk.

Dall'altra, X potrebbe essere attivamente impegnato nel sopprimere i contenuti democratici. La raccomandazione dei tweet, del resto, non funziona più com'era un tempo. Le modifiche apportate da Musk all'algoritmo oggi danno priorità ai contenuti popolari sull'intera piattaforma, e non più ai post degli account che un utente sceglie di seguire. Ciò rende il sistema molto più opaco e più difficile da interpretare, oltre che decisamente più vulnerabile a una manipolazione diretta. Manipolazione, evidenzia il WP, di cui non si hanno prove, sebbene in precedenza lo stesso giornale abbia dimostrato come X abbia aggiunto un ritardo di cinque secondi per il caricamento di link che dal social portano al New York Times, Facebook e ad altri siti comunemente attaccati da Musk.

I numeri

Ma torniamo ai 100 account più influenti. L'analisi del WP ha preso in esame i primi 50 account democratici e 50 repubblicani del Congresso, classificati in base all'attività della piattaforma da quest'estate, escludendo i retweet e le risposte. Per un totale, circa, di 150 mila tweet. I risultati? Quasi tutti i 33 tweet con più di 20 milioni di visualizzazioni dalla scorsa estate provengono da repubblicani. Dal luglio del 2023 (mese dell'attentato a Trump e dell'endorsement di Musk), i repubblicani inclusi nell'analisi del Post hanno registrato un enorme aumento del numero di follower. Diciassette dei 20 account con la maggiore crescita di follower sono repubblicani, tra cui il rappresentante Matt Gaetz (Florida) e il senatore Josh Hawley (Missouri), che hanno guadagnato circa 500.000 follower.

Ma anche per i repubblicani non è tutto oro quel che luccica. La maggior parte dei post degli account politici (anche quelli repubblicani) è in caduta libera in termini di visualizzazioni. Il mese scorso, un tweet repubblicano veniva tipicamente visualizzato circa 7.900 volte, poco più della metà di quanto avrebbe ottenuto nel luglio 2023. I post democratici, invece, sono passati dalle 5.600 visualizzazioni della scorsa estate alle 4.100 di settembre.

Perdita di rilevanza

Le difficoltà per i dem a emergere in una piattaforma che, fino a poco tempo fa, sapeva essere arena di confronto politico per tutti gli schieramenti, ha allarmato la Casa Bianca. Non a caso. Secondo i dati raccolti dal WP, l'account della Casa Bianca, da questa estate a oggi, è passata dall'ottenere una media di circa 200 mila visualizzazione per tweet a 100 mila. Un calo che fa dubitare delle capacità, per l'amministrazione, di raggiungere gli americani nei momenti di crisi.

Intervistata dal giornale americano, Shannon McGregor, professoressa associata presso l'Università del North Carolina che studia i social, ha affermato che X «non è una piattaforma di destra, ma una piattaforma guidata dalla destra. In passato, gli attori politici di entrambi gli schieramenti vedevano in Twitter il luogo dove andare per ottenere notizie e capire come la gente stesse reagendo. Ma oggi il social non ha più questa centralità politica. Per i repubblicani è diventato un luogo di "segnalazione partigiana"», un posto dove mettere in mostra la propria appartenenza politica, «a contatto con i capi partito e il proprietario della piattaforma vicinissimo a Trump».

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