Mariastella Gelmini: «Conte ha sbagliato tutto»

Tra dieci giorni gli italiani torneranno alle urne per votare sul referendum costituzionale che riguarda il taglio dei parlamentari, per le elezioni regionali in sette Regioni e per il rinnovo dei poteri in oltre 1.100 Comuni. Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera di Forza Italia, fa il punto.
Ha fatto molto discutere in Italia la proposta del M5S sul taglio dei parlamentari, che in un momento di grave crisi potrebbe costituire un segnale importante per il Paese. Forza Italia si presenta in ordine sparso, dato che il presidente Berlusconi ha lasciato libertà di scelta (ma ha ventilato l’opportunità di un no). Qualcuno vi ha criticato dato che Lega e FdI si sono schierati compatti per il sì.
«Berlusconi ha lasciato libertà di voto e mi sembra che per un partito liberale con sensibilità diverse sia stata una scelta lungimirante. Anche Salvini ha dichiarato che “nessuno sarà costretto a votare sì”. Non vedo criticità per il centrodestra. Forza Italia ha da sempre sostenuto la necessità di una riduzione dell’invadenza della politica nella società. Avremmo voluto che una riduzione del numero dei parlamentari fosse collegata ad altre riforme, al superamento del bicameralismo perfetto e all’efficientamento del sistema: non è stato così. C’è solo il taglio. Per qualcuno ciò è motivo per dire no, per qualcun altro, come la sottoscritta, è invece un motivo per dire sì: meglio questo che nulla. E la riduzione costringerà a rivedere anche tutto il resto. Lo farà il centrodestra, non appena sarà ridata la parola agli elettori e torneremo al Governo».
Il veterano Renato Brunetta ha affermato che la vittoria del no comporterebbe la caduta del Governo M5S-PD e che questo referendum confermativo sarebbe quindi un test per la tenuta stessa del Conte bis. I vostri alleati nel centrodestra vorrebbero mandarlo a casa, quali sono le vostre priorità?
«Rappresentare un centrodestra con obiettivi diversi su questo punto è profondamente sbagliato: non c’è un solo deputato o senatore di Forza Italia che ritenga che questo Governo debba andare avanti. Tutti vogliamo mandare a casa Conte. Ma penso che la via più idonea non sia quella del referendum costituzionale. Anche perché ci esporremmo al rischio - nel caso di successo del sì, indicato peraltro da tutti i sondaggi - di rafforzare il Governo. Le regionali sono un test per il Governo, non il referendum».
Gli imprenditori italiani che si riconoscevano nella politica del Governo di Silvio Berlusconi (oltre 15 anni fa) oggi, spesso, votano Lega. Forza Italia resta un po’ ai margini. Come mai non c’è stata una crescita di consensi anche alla luce delle criticità emerse con la pandemia a scapito dell’economia italiana?
«La Lega ha capitalizzato una battaglia molto sentita dagli italiani: quella sull’immigrazione clandestina. Che ovviamente rappresenta un problema anche per gli imprenditori. Ma al netto di questo è Forza Italia il partito dell’impresa, del lavoro, dello sviluppo. La pandemia ha cambiato l’agenda della politica e ancora oggi, purtroppo, con la ripresa dei contagi, l’aspetto sanitario domina l’agenda della politica. Ma siamo convinti che nel giro di poche settimane gli italiani si renderanno conto delle disastrose conseguenze delle scelte in materia economica del Governo: e il nostro messaggio tornerà centrale. Bisogna avere una visione di Paese e di futuro per uscire dalla crisi e questo Governo non ce l’ha. Forza Italia è sempre il partito dell’impresa, delle partite IVA, dei lavoratori: in un momento in cui c’è chi pensa che lo Stato possa risolvere tutto e fare tutto, la nostra impronta liberale tornerà centrale. Solo più imprese, vuol dire più lavoro, più crescita, più opportunità».
Secondo gli ultimi sondaggi - anche in vista delle Regionali - la Lega oggi avrebbe una base di consensi che si situa attorno al 26%, il PD al 20%, il M5S al 16%, Fratelli d’Italia al 14%, Forza Italia al 6%. Quali sono i vostri obiettivi per il 20-21 settembre prossimo?
«Credo che i nostri numeri siano più alti in realtà, ma le regionali sono condizionate dalla presenza di una pluralità di liste locali. Noi vogliamo essere essenziali per la vittoria del centrodestra e sono certa che lo saremo».
Per potersi rilanciare il vostro partito si è confrontato con l’idea di sostenere un Governo di unità nazionale. Qual è la sua opinione in veste di capogruppo?
«L’Italia ha bisogno di un Governo politico, non di un Governo tecnico né di un Governo di unità nazionale. Servono le ricette del centrodestra: sburocratizzazione, detassazione, riforma della giustizia e della pubblica amministrazione, più imprese per più lavoro. Dopo le regionali e il referendum costituzionale dovremo costruire le condizioni per tornare presto al voto politico e ridare all’Italia un Governo all’altezza della situazione».
Quali sono, secondo lei, gli errori più gravi imputabili al Governo di Giuseppe Conte e quali sarebbero, soprattutto, le cose più urgenti da fare per il bene dei cittadini e dell’imprenditoria italiana in particolare?
«Gli errori di Conte sono stati moltissimi. Si farebbe prima a dire quali sono state le cose giuste: ma il problema principale è stata la gestione dei provvedimenti economici. Una esasperante parcellizzazione in una miriade di interventi per dare poco a tutti, senza una visione strategica e affastellando norme su norme, moltiplicando, invece di eliminarla, la burocrazia. Vuole due esempi lampanti? Per mesi abbiamo discusso di monopattini e solo lunedì è uscita la circolare attuativa. E poi c’è la coda dei provvedimenti attuativi: anche nel decreto agosto ce ne sono una settantina che si sommano agli altri quasi duecento legati agli altri decreti. Una babele che ha inciso poco sull’economia reale. E poi ci sono i settori più colpiti abbandonati a loro stessi: dal commercio al turismo al made in Italy. È da lì che, come centrodestra, ripartiremo».
Il tema dell’immigrazione preoccupa tutte le Regioni. L’esigenza di una politica di contenimento degli sbarchi compatta Lega e FdI. Qual è la vostra posizione?
«Usiamo spesso linguaggi diversi ma su questo tema - specie in un momento di emergenza sanitaria come è quello attuale - occorre sigillare le frontiere e l’Europa deve farsi carico del problema e delle redistribuzioni. Il Governo in materia ha sbagliato tutto, lanciando il messaggio della cancellazione della linea di severità e rigore che Salvini, da ministro dell’Interno, aveva fatto passare».
Un ingresso in politica dell’ex presidente della BCE Mario Draghi (nel ruolo di premier o di presidente) avrebbe un effetto dirompente nella politica italiana. Qual è la posizione del suo partito?
«Mario Draghi è una riserva della Repubblica. Lo abbiamo sempre pensato (oltre ad averlo voluto alla guida della BCE) e ci fa piacere che oggi a pensarlo siano anche altre forze politiche. Inutile tirarlo per la giacchetta: deciderà lui se e come impegnarsi, ma è un uomo che per competenza e serietà può rivestire qualsiasi ruolo»
