Missione di pace

Matteo Zuppi, il mediatore parallelo della diplomazia vaticana

Il presidente della Conferenza episcopale italiana ha lavorato per decenni con la Comunità di Sant’Egidio - Oggi è uno dei più fidati collaboratori del Papa
©AP
Dario Campione
06.06.2023 06:00

«Una iniziativa che ha come scopo principale ascoltare in modo approfondito le autorità ucraine sulle possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni». Sono state parole limate al millimetro quelle diffuse ieri dalla Sala stampa del  Vaticano per annunciare i primi passi della missione di pace del cardinale Matteo Zuppi, inviato a Kiev da papa Francesco. Nei due giorni di permanenza in Ucraina, il presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna tenterà di tracciare un perimetro di una accettabile trattativa. E lo farà mettendosi in ascolto.

«Ci sarà tutta una serie di incontri, ma sarebbe discriminatorio menzionare adesso i colloqui, perché è più una missione di lavoro, di studio. Poi si valuterà su che cosa porre gli accenti - ha dichiarato ieri ad Avvenire il nunzio apostolico a Kiev, l’arcivescovo lituano Visvaldas Kulbokas - Sono incontri che hanno come scopo principale ascoltare: sulla tematica della pace, sulle tematiche umanitarie. Tutto il resto sarà da decidere, e il cardinale lo farà con il Santo Padre».

Secondo Oleg Nikolenko, portavoce del ministero degli Esteri ucraino, «La visita di Zuppi, in quanto inviato del Papa in Ucraina, ha luogo nel contesto del mantenimento di un costante dialogo diplomatico con la Santa Sede. La consideriamo un’altra opportunità per il Vaticano di vedere da vicino la realtà della guerra di aggressione e di avere informazioni dettagliate sulla formula di pace in 10 punti proposta da Volodymyr Zelensky, con lo scopo di portare una pace giusta e duratura in Ucraina - ha aggiunto Nikolenko all’ANSA, sottolineando che Kiev - si aspetta sforzi del Vaticano nell’aiutarci a riportare a casa i bambini ucraini portati illegalmente e forzatamente in Russia».

Sempre ieri, in serata, citando «fonti informate in Vaticano», l’agenzia TASS, ha confermato che il cardinale sarà presto anche a Mosca. Il viaggio «è in preparazione», ma al momento non ci sono dettagli. ulteriori. Non può e non deve comunque sorprendere il fatto che Francesco abbia affidato al presidente della CEI il ruolo di inviato e mediatore nel conflitto russo-ucraino. Perché questo è stato, per decenni, il vero «lavoro» di Matteo  Zuppi: il costruttore di pace, l’artefice della cosiddetta «diplomazia parallela» vaticana.

Nel 1973, quando non ha ancora compiuto 18 anni, il futuro cardinale arcivescovo di Bologna conobbe a Roma Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, con il quale iniziò a collaborare. Durante gli anni del seminario a Palestrina, conclusi nel maggio 1981 con l’ordinazione presbiteriale, si laureò prima in Teologia alla Lateranense e poi Lettere e Filosofia alla Sapienza. Per 19 anni, Zuppi è stato il vicario della Basilica di Santa Maria in Trastevere, la Chiesa della Comunità di Sant’Egidio, di cui diventò nel 2000 assistente ecclesiastico generale subito dopo la nomina a parroco, incarico nel quale succedette a monsignor Vincenzo Paglia, divenuto nel frattempo vescovo di Terni.

È noto che all’inizio degli anni ’90, assieme a Riccardi, all’allora arcivescovo di Beira Jaime Pedro Gonçalves e a Mario Raffaelli, deputato socialista oggi responsabile nazionale della politica estera di Azione, Zuppi svolse il ruolo di mediatore nelle trattative tra il Governo del Mozambico, controllato dal Fronte di Liberazione, e il partito di Resistenza Nazionale, riuscendo a mettere fine a una guerra civile iniziata nel 1975. Il 4 ottobre 1992, dopo 27 mesi di trattative, gli accordi di pace di Roma sancirono la fine delle ostilità.

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