Francia

Michel Barnier ha rassegnato le dimissioni al presidente Macron

Il premier francese uscente è stato accompagnato all'uscita dell'Eliseo dal presidente, dopo un colloquio di circa un'ora – Le intenzioni sarebbero ora di nominare un nuovo primo ministro forse già prima di stasera
© KEYSTONE (EPA/YOAN VALAT)
Red. Online
05.12.2024 12:04

Il sostegno del Rassemblement National di Marine Le Pen alla mozione di sfiducia presentata dai partiti di sinistra ha scritto, ieri sera, la parola fine all’avventura dell’Esecutivo guidato da Michel Barnier. Uno scenario che in Francia non si vedeva dal 1962, quando il premier era Georges Pompidou, che poi sarebbe diventato presidente. Così è caduto il Governo francese: la sfiducia, con la convergenza dell’estrema destra e della gauche, ha raccolto 331 voti contro i 288 necessari per l’approvazione.

Barnier si è recato questa mattina all'Eliseo per presentare le dimissioni del suo governo al presidente Emmanuel Macron, come previsto dall'articolo 50 della Costituzione. Il primo ministro passerà alla storia per aver guidato il Governo più breve della Quinta Repubblica. Barnier è stato accompagnato all'uscita dell'Eliseo dallo stesso Macron, con cui ha avuto un colloquio di circa un'ora.

Stasera, il discorso di Macron

Emmanuel Macron si rivolgerà alla nazione alle 20 in una diretta televisiva. Secondo indiscrezioni di stampa, il capo dello Stato avrebbe intenzione di nominare un nuovo premier in 24 ore per non apparire davanti a Donald Trump e ai capi di Stato di mezzo mondo, nel weekend dedicato alla riapertura di Notre-Dame, alla testa di una Francia senza governo. Tra i nomi che circolano, i profili più accreditati per sostituire Barnier sono quelli del ministro della Difesa uscente, il fedelissimo Sébastien Lecornu, di Bernard Cazeneuve, ministro dell’Interno per François Hollande proveniente dal partito socialista, e quello dell’attuale ministro dell’Interno, Bruno Retailleau.

Due gli scenari possibili

Come detto, la prima possibilità è che Macron nomini un nuovo primo ministro già nelle prossime ore. Una rapidità di scelta per arginare la pressione della sinistra radicale di La France Insoumise (LFI), che chiede le dimissioni del presidente, ma dettata anche dall'esigenza di fare approvare il bilancio dello Stato in tempi brevi. 

Questa mattina la capogruppo in parlamento di LFI, Mathilde Panot, ha avvertito che il partito di di Jean-Luc Mélenchon sfiducerebbe «certamente» all'Assemblée nationale qualsiasi primo ministro che non appartenga al Nuovo Fronte Popolare (NFP, alleanza elettorale di partiti francesi di sinistra nata il 10 giugno 2024 in vista delle elezioni legislative anticipate). Il voto contrario ci sarebbe anche qualora Macron proponesse una figura di centrosinistra come l'ex premier socialista Bernard Cazeneuve, il quale «non fa parte del NFP», ha chiarito Panot. Toni concilianti, invece, da Les Républicains (LR, centro-destra), che «non faranno cadere» il futuro governo francese anche se decideranno di non parteciparvi, ha detto il capogruppo del partito all'Assemblea nazionale Laurent Wauquiez. «Non bloccheremo nulla, non perseguiremo la strategia del "tanto peggio", non faremo cadere il governo, non faremo quello che ha fatto Marine Le Pen», ha dichiarato Wauquiez, che pone come condizione per partecipare al nuovo governo le priorità che saranno nel programma. Per Les Républicains, i tre punti importanti sono «meno sprechi di denaro pubblico, rivalorizzazione del lavoro e sicurezza». Wauquiez ha aggiunto che Le Pen si è «screditata» come futura leader di un governo votando la sfiducia: «Quando pretendi di voler dirigere un Paese, non puoi fare la scelta dell'instabilità. È un atteggiamento unicamente distruttivo», con l'obiettivo di «distogliere l'attenzione» dal suo processo, anche «giocando con l'interesse del Paese».

L'esponente del Rassemblement National, Jean-Philippe Tanguy, ha dal canto suo lanciato l'avvertimento: anche il prossimo governo francese verrà sfiduciato se non rispetterà le linee rosse indicate dall'RN: «L'urgenza della situazione impone che Macron nomini molto rapidamente un primo ministro, le nostre linee non sono cambiate, sono le stesse. Il partito non ha nessun patto da sottoscrivere. Le nostre linee rosse sono chiare».

Se il titolare dell'Eliseo ha impiegato 51 giorni per trovare il successore di Gabriel Attal, ora la situazione è molto diversa, anche perché il calendario è particolarmente serrato. Oltre al bilancio dello Stato, che dovrà essere adottato nelle prossime settimane, l'esecutivo dovrà anche procedere alla definizione di un nuovo bilancio della Previdenza sociale, caduto insieme a Barnier. Diverse le strade possibili: il voto di una legge speciale che permetta di chiedere urgentemente al Parlamento di gestire le varie voci del bilancio previdenziale, o l'attivazione dell'articolo 47 della Costituzione che consente di varare il bilancio previdenziale mediante ordinanza. Ma Macron potrebbe voler evitare diversi ricorsi al Consiglio costituzionale sulla questione e nominare pertanto rapidamente un nuovo governo anche per questo motivo.

Nella seconda ipotesi – se Macron faticasse a trovare un nuovo premier in tempi rapidissimi –, a Barnier sarà affidata «la gestione quotidiana dello Stato e la continuazione dell'attualità» fino alla nomina del suo successore. Un periodo che può prolungarsi nel tempo (l'ex premier Attal ha gestito gli affari correnti per più di due mesi). Questo scenario non consente di proporre un disegno di legge all'Assemblea. Il bilancio statale dovrà tuttavia essere sottoposto per la seconda lettura all'Assemblea nazionale entro il 21 dicembre.

La possibilità di un primo ministro tecnico

Il presidente Macron potrebbe nominare un primo ministro «tecnico», cioè, concretamente, un capo del governo che non appartenga ad alcuna famiglia politica e che non abbia mandato. Diversi socialisti hanno già avanzato questa ipotesi, vedendola come una possibilità per evitare una nuova mozione di sfiducia nei prossimi mesi.

In ogni caso, una volta nominato un (nuovo) primo ministro, servirà una squadra che lo sostenga. E la nomina dei ministri può trasformarsi in un ennesimo rompicapo. L'impasse politica potrebbe essere superata mantenendo invariata una parte dell'attuale governo. Le questioni economiche e finanziarie hanno la precedenza.

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