Incidenti

Miracolo in Colombia, i 4 bimbi ritrovati nella giungla

I piccoli hanno passato 40 giorni nella foresta dopo che l'aero sul quale si trovavano era precipitato
©MILITARY FORCES OF COLOMBIA / HA
Ats
10.06.2023 18:28

Quando i militari della Tap1 delle forze speciali colombiane hanno avvistato i bambini nella giungla hanno messo mano alla loro radiotrasmittente gridando «miracolo»: la parola in codice concordata per indicare il successo dell'Operazione speranza, quaranta giorni nella selva amazzonica e 2.500 chilometri di foresta battuta, alla ricerca dei quattro fratellini scampati a un incidente aereo. Una storia magica di resilienza e di fiducia che incanta il mondo, degna dei racconti di Gabriel Garcia Marquez.

Lesly Jacobombaire Mucutuy di 13 anni, Soleiny 9, Tien Noriel 4, e la piccola Cristin - che il 26 maggio ha compiuto un anno mentre si trovava nella selva - sono stati ritrovati in un punto perlustrato più volte da soldati e indigeni. Lo stesso quadrante in cui l'unità Dragon 4, aveva individuato il primo rifugio dei piccoli, i resti di un frutto smangiucchiato, e un paio di forbici, a tre chilometri dal rinvenimento della carcassa dell'aereo. «Un mistero che sorprende tutti», è stato detto, visto che l'area, dove non ci sono grotte e la foresta non è fitta, era stata battuta in lungo e in largo. «Una grande gioia per il Paese» ha esultato il presidente, Gustavo Petro, di rientro da Cuba con in tasca un accordo di cessate il fuoco con i ribelli dell'Eln.

I primi a diffondere le foto dei bambini via Twitter sono state le Forze armate. Nelle immagini i fratellini avvolti nelle coperte termiche, appaiono spaesati e denutriti. Trasferiti con un elicottero al posto di comando unificato della più vicina San Jose Guaviare, sono stati visitati dai medici, che li hanno trovati disidratati, con punture di insetti e ferite multiple, soprattutto ai piedi, per aver vagato scalzi per giorni.

Per sopravvivere, Lesly, Soleiny, Tien, e Cristin, si sono lasciati guidare dalle loro «conoscenze ancestrali» trasmesse dalla nonna. Hanno improvvisato bende per proteggersi i piedi e costruito capanne di fortuna per ripararsi dalle piogge. E come nella favola di Hansel e Gretel, hanno lasciato lungo il percorso tanti piccoli indizi: resti di frutti, impronte dei piedini, un paio di forbici viola, un biberon, un elastico per capelli, un pezzettino di metallo - incoraggiando i soccorritori, che hanno organizzato anche lanci di kit dal cielo, con cibo ed acqua, per aiutarli a resistere.

E a contribuire in modo determinante al ritrovamento, è stato il cane eroe Wilson, il pastore belga che ha fiutato le tracce dei bambini - disperso da alcuni giorni - che secondo i militari è stato il primo a ritrovare il gruppetto e a proteggerlo. Mentre gli scout indigeni, profondi conoscitori della foresta e delle sue insidie, hanno orientato le forze speciali quando Gps e bussole impazzivano, allontanando tigri, tapiri, ed altri animali selvaggi.

Magdalena Mucutuy Valencia, morta nell'incidente aereo, ed i suoi quattro bambini, erano saliti sul Cessna 206 precipitato per ricongiungersi al marito, Manuel Ranoque, ex governatore della riserva indigena di Puerto Sabalo, fuggito pochi giorni prima, dopo le minacce di morte dei guerriglieri.

Il volo era partito da Araracuara, con destinazione San José del Guaviare. Rotta su cui si ritiene vivano ancora popolazioni indigene isolate nella foresta. Ma a metà strada, mentre l'aereo stava sorvolando Caquetá, il pilota, l'ex tassista Hernando Murcia Morales, aveva lanciato un mayday, avvertendo di un guasto al motore. Poi le comunicazioni si erano interrotte. Il velivolo era stato ritrovato il 15 maggio schiantato. Dentro e intorno, i cadaveri di tre adulti, tra questi il leader indigeno Yarupari Herman Mendoza Hernandez, ma nessuna traccia dei fratellini, ritrovati vivi nella giungla, come in una fiaba a lieto fine.