Offensiva

Missili di Israele su Gaza, colpita al cuore la Jihad

Il Governo dello Stato ebraico ha ordinato un attacco militare nella Striscia: sono una quindicina i terroristi rimasti uccisi, tra questi il comandante Tayasir Jabari – Tra le vittime c’è anche una bimba di 5 anni, almeno 50 i feriti – L’organizzazione: «Sarà guerra»
Pioggia di missili a Gaza per uccidere i terroristi islamici, che giurano vendetta.
Andrea Colandrea
06.08.2022 00:04

Rappresaglia israeliana nella Striscia di Gaza per stanare i terroristi islamici nemici dello Stato ebraico. È quanto ha deciso ieri - avviando una nuova offensiva militare - il Governo di Tel Aviv, nell’ambito dell’operazione «Breaking Dawn» (l’alba di un nuovo giorno), a corollario dei sanguinosi scontri e delle ripetute tensioni verificatesi il 2 agosto scorso in Cisgiordania. Il bilancio dell’attacco missilistico deciso in territorio palestinese dal Governo di Yair Lapid, è pesante: una quindicina di miliziani della Jihad islamica sono stati uccisi, una cinquantina i feriti; tra le vittime c’è anche una bambina di cinque anni. Il bilancio potrebbe però aggravarsi.

Secondo il portavoce militare israeliano «forze speciali e di artiglieria» hanno centrato «sei postazioni militari» della Jihad islamica nella Striscia. «Una quindicina di membri dell’organizzazione - ha continuato - è stata neutralizzata durante gli attacchi». Tra i morti colpiti dall’«Iron Dome» (cupola di ferro) in dotazione ad Israele, che ha fatto piovere razzi su Gaza, c’è anche un nome di peso: quello di Tayasir Jabari, comandante dell’ala militare dell’organizzazione terroristica. Questa, neanche a dirlo, ha già annunciato vendetta e ha fatto sapere che contro Israele «è guerra».

A Gaza, dove i razzi israeliani hanno colpito diversi palazzi, la tensione è alle stelle. Tra gli obiettivi centrati - e sventrati - c’è anche un grattacielo residenziale nel quartiere di Al-Rimal. Diversi missili, secondo testimonianze del posto, sono caduti anche a Beit Lahia, Al-Fakhari e Khan Yunis. In serata migliaia le persone scese nelle strade a Gaza City, dove hanno preso parte ai funerali di Tayasir Jabari, il comandante militare della Jihad islamica responsabile del settore nord della Striscia, ucciso nell’appartamento dove si nascondeva. Il corpo del terrorista è stato trasferito dall’ospedale Shifa alla moschea al-Amari - nella città vecchia di Gaza - e poi nel rione di Sajaya dove abitava e dove è stato sepolto.

Alla cerimonia - nonostante l’elevato rischio personale - spiccava la presenza di dirigenti delle Brigate al-Quds, l’ala militare della Jihad islamica, mentre in cielo volavano aerei «intelligenti» senza pilota dell’aviazione israeliana. «La nostra reazione non si farà attendere», hanno ammonito alcuni jihadisti durante i funerali.

A Gaza si è fatta largo un’atmosfera di guerra. Molti cittadini hanno approfittato delle prime ore di incertezza per correre alle pompe di benzina, affollando supermercati e mercati ortofrutticoli. Nella popolazione c’è anche il timore che un nuovo confronto militare con Israele possa causare altri tagli alla corrente elettrica, che è già stata ridotta a sei ore consecutive ogni sedici. Intanto, le strade intorno all’enclave palestinese sotto la guida di Hammas, sono state serrate dalla polizia. Israele, dopo due grossi raid (uno condotto nel pomeriggio, l’altro di sera) potrebbe proseguire la propria offensiva. Ciò che è certo, è che Tel Aviv non si farà cogliere impreparata di fronte alla reazione degli jihadisti. Questi ultimi hanno già chiesto ad Hamas di «unirsi alla lotta contro Israele, che ha lanciato una guerra contro il nostro popolo».

Sul piano politico, da Ramallah, il presidente della Palestina Abu Mazen ha condannato l’operazione militare israeliana definendola senza mezzi termini «un’aggressione» e ha rivendicato l’intervento della comunità internazionale.

Il primo ministro israeliano Yair Lapid, in stretta collaborazione con il ministro della Difesa Benny Gantz, ha fatto sapere che il dispositivo militare israeliano a ridosso della Striscia di Gaza ha lo scopo di dissuadere eventuali nuovi attacchi terroristici a sud: «Chiunque cerchi di colpirci sappia che lo raggiungeremo» ha affermato Lapid. L’allerta lanciata da Israele non si limita, certo, a un possibile intervento nelle vicinanze dei territori occupati, ma si estende fino a Tel Aviv. Il sistema antimissilistico Iron Dome, in sostanza, sarebbe stato schierato per neutralizzare eventuali attacchi fino a 80 chilometri all’interno del Paese. La Jihad, è sicuro, sta già studiando le contromosse.