Democrazia

Moldavia verso il voto sull'adesione all'UE: «Mosca tenta di influenzarne l'esito»

Disinformazione e corruzione per convincere gli elettori a votare contro l'adesione: il Cremlino le starebbe tentando tutte per pilotare il referendum previsto per domani a Chisinau
©Vadim Ghirda
Red. Online
19.10.2024 14:15

Disinformazione, destabilizzazione e, addirittura, pagamenti agli elettori. Mosca le starebbe provando tutte per ostacolare le importanti votazioni che si terranno domani in Moldavia. A lanciare l'allarme è la vice premier Cristina Gherasimov, responsabile dell'integrazione europea dell'ex repubblica sovietica e negoziatrice capo dei colloqui di adesione all'UE, che – da Bruxelles – ha portato l'attenzione sull'azione del Cremlino. «La Russia ha investito 100 milioni di euro nel tentativo di ostacolare le elezioni cruciali di domenica».

Agenti russi

Il giorno, effettivamente, è di quelli importanti. I cittadini moldavi saranno chiamati a esprimere la propria preferenza non solo nelle elezioni presidenziali, ma anche nel referendum sull'adesione della Moldavia all'Unione europea. La presidente moldava Maia Sandu cercherà di ottenere un secondo mandato e di portare avanti il suo percorso pro-europeo. Anche se i sondaggi mostrano una maggioranza di moldavi a favore dell'adesione all'UE, le autorità hanno messo in guardia dai tentativi «senza precedenti» del Cremlino di influenzare la votazione. Gherasimov ha affermato che la priorità della Russia è impedire che la Moldavia diventi uno Stato membro dell'UE, diffondendo una narrativa secondo cui una svolta verso Bruxelles equivale a scegliere la guerra.

Il capo della polizia moldava, Viorel Cernauteanu, ha dichiarato giovedì che il Cremlino – si legge in un recente articolo di Bloomberg – potrebbe fomentare la violenza con armi, esplosivi e droni. Cernauteanu ha delineato una serie di piani di sabotaggio guidati dal Cremlino che avrebbero coinvolto più di 300 agenti addestrati e dispiegati per provocare proteste legate alle elezioni. Tali progetti, hanno accusato le autorità moldave, sarebbero stati coordinati da gruppi legati al defunto Yevgeny Prigozhin, leader del gruppo mercenario russo Wagner.

Non sarebbe una prima: nello scorso mese di settembre, episodi di vandalismo registrati negli uffici della Corte Suprema di Giustizia della Moldavia e presso l'emittente pubblica Teleradio-Moldova sono stati attribuiti a gruppi filorussi. A inizio ottobre, invece, le autorità moldave hanno annunciato la scoperta di un complotto che coinvolgeva l'oligarca russo-israeliano Ilan Shor: 15 milioni di dollari in fondi provenienti dalla Russia, sarebbero stati distribuiti a circa 130.000 persone allo scopo di corrompere gli elettori e convincerli a votare contro l'UE.

«La posta in gioco è alta»

Secondo Gherasimov, Mosca starebbe utilizzando la Moldavia come un laboratorio. «Ciò che funziona qui, sarà utilizzato dalla Russia in altri Paesi». Ma perché investire così tanto? Un governo filo-Cremlino in Moldavia è visto da Mosca come un importante appoggio nella guerra contro l'Ucraina, in particolare per la presenza di truppe russe nella regione separatista della Transnistria. «La posta in gioco in Moldavia è piuttosto alta per la Russia, che vuole mantenere la Moldavia in una zona grigia», ha evidenziato la vicepremier.

La disinformazione del Cremlino starebbe mirando a gruppi sensibili, quelli russofoni (il 15% della popolazione) in particolare. Incastonata tra Ucraina e Moldavia, la regione separatista della Transnistria rappresenta la preda perfetta. Secondo un recente articolo dell'Economist, tuttavia, qui le simpatie filorusse avrebbero subito di recente un duro colpo. Alcuni esponenti di spicco moldavi, noti per essere stati filorussi in passato, avrebbero sin qui tenuto un profilo basso. Altri, come il sindaco di Chisinau, hanno addirittura cambiato casacca, dicendosi ora a favore dell'UE. Gli elettori della Transnistria, prevede il settimanale britannico, voteranno probabilmente ancora in massa contro la presidente moldava in carica, ma dovranno presto fare i conti con il fatto che l'economia locale sia, ormai, fortemente rivolta ai Paesi UE, soprattutto da quando l'Ucraina ha chiuso il suo confine dopo l'inizio della guerra.