«Nel Movimento 5 Stelle si annunciano dei cambiamenti significativi»

Sulla nuova fase politica che si apre in Italia con Mario Draghi premier abbiamo sentito il parere del politologo Gianfranco Pasquino.
Professor Pasquino, come valuta la spaccatura venutasi a creare nel Movimento 5 Stelle?
«La situazione venutasi a creare all’interno del Movimento 5 Stelle è brutta, ma è brutta solo per i pentastellati in quanto il Governo Draghi non ha bisogno di tutti i loro voti. Quindi spetta ai 5 Stelle darsi da fare per cercare di capire com’è cambiata la politica italiana. Ognuno deve assumersi le sue responsabilità e i pentastellati che rimangono a sostenere l’Esecutivo mi sembrano sufficientemente convinti e anche sufficientemente numerosi».
Con gli attuali equilibri politici la spaccatura nel M5S favorirà il centrodestra?
«Certamente, questa spaccatura favorisce il centrodestra. Il Movimento 5 Stelle è un alleato necessario per il Partito democratico e più si riducono i seggi del M5S più sarà difficile per il PD creare un Governo dopo le prossime elezioni».
Le tensioni sorte tra Beppe Grillo e Davide Casaleggio rischiano di ipotecare il futuro politico dei pentastellati?
«Se rischiano di ipotecare il futuro politico dei pentastellati non lo so, queste tensioni portano però a dover immaginare altre modalità di organizzazione e funzionamento del Movimento, perché se il M5S non utilizzerà più la piattaforma Rousseau (quella che permette di consultare su internet gli iscritti ndr), dovrà trovare altri strumenti tecnologici per la scelta dei candidati e per altre consultazioni. Quindi si annunciano dei cambiamenti significativi».
Del resto la piattaforma Rousseau era criticata perché poche decine di migliaia di iscritti decidevano per tutto il Movimento.
«Sì questo da un lato è vero, però e altrettanto vero che gli iscritti votavano, mentre ci sono partiti come la Lega o Forza Italia che di votazioni tra gli iscritti non ne hanno mai organizzate. Quello del M5S era dunque un passo avanti, seppure con imperfezioni. Certo si possono trovare modalità migliori per far votare gli iscritti».
Giovedì alla Camera la Lega ha assistito al passaggio di un suo deputato a Fratelli d’Italia. Il centrodestra è compatto nel suo sostegno a Draghi?
«No, in quanto Forza Italia ha ormai stabilito la sua linea europeista prevalente, mentre la conversione della Lega nel sostegno all’Unione europea è opportunistica in quanto il partito rimane sovranista. Quindi i tre tronconi del centrodestra ci sono ancora. La Lega è opportunista in quanto è probabilmente spinta a non lasciare l’UE dai ceti che la appoggiano nel Nord Italia. Per questo Salvini ha attenuato le sue critiche nei confronti del Club di Bruxelles. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni mi appare invece molto rigida nelle sue posizioni, mentre Berlusconi è molto più europeista».
Salvini insiste sulla questione migranti e vuole avere un certo peso nel ministero dell’Interno, magari con un sottosegretario. Lo avrà?
«La Lega non abbandona il tema dell’immigrazione perché pensa di poter ottenere dei voti, ma l’immigrazione non figura più tra le priorità degli italiani. La pandemia ha cambiato le preoccupazioni della popolazione per cui se Salvini intende continuare a battere il tasto dei migranti, su tale argomento la Lega non guadagnerà più voti. Adesso vedremo come verranno ripartiti i sottosegretari, però quello che il presidente del Consiglio Mario Draghi vuole è una politica europea sull’immigrazione. Ma non sarà certo concordata con Matteo Salvini o con la sua sottosegretaria».
Gli ultimi dati sui contagi in Italia non sono molto incoraggianti. La credibilità di Draghi si giocherà soprattutto sulla questione pandemica?
«Certamente la questione pandemica è importante anche per il futuro di Draghi, però la sua vera azione che tutti ci aspettiamo sia veramente incisiva è quella di preparare bene il programma di spesa del Recovery plan per ottenere i 209 miliardi di euro dall’Unione europea e, una volta ottenuti i finanziamenti, li metta all’opera molto rapidamente in modo che diano i loro frutti se non già alla fine di quest’anno, quanto meno entro la metà del 2022».