L'intervista

«Nessuna guerra può giustificare violazioni del diritto umanitario»

Nel conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza la questione del diritto internazionale umanitario è centrale – Ne abbiamo parlato con il professor Marco Sassòli dell'Università di Ginevra
Secondo la 4. Convenzione di Ginevra, le colonie israeliane in Cisgiordania sono una «chiara violazione» del diritto umanitario. ©AP Photo/Ohad Zwigenberg
Dimitri Loringett
09.02.2024 06:00

La pressione su Israele cresce per la guerra a Gaza, tra l’accusa di genocidio (non archiviata dalla CIG), la maxi-denuncia per la violazione del diritto internazionale da parte di diplomatici di tutto il mondo e ora anche la sanzione della Casa Bianca contro alcuni coloni in Cisgiordania, una prima storica. Israele rivendica però il legittimo diritto di difendersi contro i terroristi di Hamas. La questione del diritto è però centrale in questo conflitto. Ne parliamo con Marco Sassòli, professore di Diritto internazionale all’Università di Ginevra.

Professor Sassòli, partiamo dall’accusa di genocidio presentata dal Sud Africa alla Corte internazionale di giustizia (CIG) dell’Aia: Israele considera l’accusa completamente falsa. Qual è il suo parere?
«Israele vuole eliminare Hamas e non la popolazione palestinese, mentre il genocidio sarebbe commesso con l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale o religioso, come lo è il popolo palestinese. Se Israele volesse davvero eliminare tutti i palestinesi da Gaza non avrebbe bisogno di ostilità, operazioni o combattimenti urbani che mettono a repentaglio i suoi soldati, potrebbe semplicemente lanciare delle bombe e radere tutto al suolo. Il Sudafrica era obbligato a reclamare il genocidio perché entrambi gli Stati avevano accettato la giurisdizione della CIG solo nei casi di genocidio. Invece, non credo che il genocidio sia il vero problema, lo sono piuttosto le violazioni del diritto internazionale umanitario e i crimini di guerra. Il diritto umanitario dice che anche chi attacca degli obiettivi militari o dei gruppi armati che combattono deve prendere delle misure per evitare che la popolazione civile sia coinvolta o vittima in modo sproporzionato. Chi fa una guerra, anche se in violazione del diritto umanitario, non commette ancora un genocidio».

Esiste un «diritto alla guerra», ma Israele è uno Stato, mentre Hamas no. È corretto parlare di guerra in questo caso?
«Bisogna distinguere la giustificazione del ricorso alla forza (jus ad bellum) e le regole applicabili ai combattimenti e il diritto umanitario (jus in bello). Nel primo, le due parti possono avere una causa giustificata. Per Israele, la guerra condotta per legittima difesa contro un gruppo armato, Hamas, non è totalmente ingiustificata, specie se si pensa al precedente posto con gli attacchi alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001 negli USA. D’altra parte, ai palestinesi è riconosciuto da quasi tutti il diritto all’autodeterminazione e quindi possono usare la forza per esercitare questo diritto. Ma non è chiaro se ciò vale anche per Hamas, mentre per la OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) sì, perché è riconosciuta come rappresentante del popolo palestinese anche da Israele. Tuttavia, il fatto che una guerra sia “giusta” non può giustificare violazioni del diritto umanitario, che si applica sempre in caso di ostilità in conflitti sia internazionali tra Stati, sia non internazionali e con entità non statali».

L’argomento di Israele è che Hamas vuole eliminare lo Stato di Israele e milioni di cittadini ebrei; quindi, il numero di vittime delle operazioni israeliane a Gaza non è sproporzionato. Ma l’argomento di Israele secondo me è erroneo, perché nonostante il massacro del 7 ottobre, Hamas non ha la capacità di fare oltre

Attualmente si contano quasi 30 mila vittime a Gaza, una cifra enorme rispetto ai numeri del massacro commesso da Hamas in Israele il 7 ottobre. Dal punto di vista del diritto, quando una reazione si può considerare spropositata rispetto all’azione scatenante?
«Dobbiamo di nuovo distinguere tra jus ad bellum e jus in bello. Nel primo, la legittima difesa deve essere proporzionata. L’argomento di Israele è che Hamas vuole eliminare lo Stato di Israele e milioni di cittadini ebrei; quindi, il numero di vittime delle operazioni israeliane a Gaza non è sproporzionato. Ma l’argomento di Israele secondo me è erroneo, perché nonostante il massacro del 7 ottobre, Hamas non ha la capacità di fare oltre. Nel secondo, che riguarda quindi il diritto umanitario, la proporzionalità riguarda ogni attacco. Se per esempio gli israeliani attaccano una base o un combattente di Hamas, devono calcolare e prevedere quanti civili saranno incidentalmente vittime di questo attacco. Il problema è che non sappiamo che cosa Israele attacca veramente. Ci dicono sempre che sono dei posti di comando di Hamas, ma bisognerebbe sapere qual è la loro importanza e, soprattutto, considerare che si trovano spesso in mezzo alla popolazione civile. Non aiuta certo il fatto che Gaza è l’area più densamente popolata del mondo e che Hamas utilizza anche degli scudi umani, piazzando i suoi posti di comando negli ospedali, nelle scuole ecc. per non essere attaccato da Israele, ma anche questo non può giustificare attacchi sproporzionati».

Parliamo ora della questione, tornata d’attualità, delle colonie in Cisgiordania. Per Israele queste colonie sono legali.
«Secondo l’articolo 49, paragrafo 6 della 4. Convenzione di Ginevra è chiaro che quelle colonie sono una violazione del diritto umanitario. In realtà, la Corte suprema di giustizia israeliana ha semplicemente detto di “non poter decidere” in merito. Ma la violazione del diritto umanitario negli insediamenti in Cisgiordania è dovuta anche al fatto che Israele non controlla sufficientemente i coloni che commettono tanti atti di violenza contro i palestinesi».

Chiudiamo con una prospettiva sulla CIG e il diritto internazionale che, nel contesto delle «due guerre» (Ucraina e Gaza), sembrano mostrare una certa debolezza. Il futuro sarà basato più sui rapporti di forza e sempre meno sullo stato di diritto?
«Purtroppo, le prospettive del diritto umanitario internazionale non sono molto positive. Ma la reazione pubblica dei governi occidentali all’aggressione russa in Ucraina ci faceva sperare che adesso c’è una volontà di far rispettare il diritto umanitario. Riguardo invece Israele, la critica è meno visibile ma ci sono certe indicazioni secondo cui i governi occidentali stanno dicendo a Israele, “dovete fare più attenzione ai civili a Gaza”. C’è una grande pressione su Israele, soprattutto dopo l’ordinanza emanata dalla CIG che impone di lasciare entrare a Gaza gli aiuti ai civili. E questo mostra anche una certa forza del diritto umanitario e speriamo che si possa diffondere altrove. Penso per esempio al Sudan e all’Etiopia, dove due anni fa ci sono stati tanti morti civili e pochi ne hanno parlato. Diciamo che ora il tema del diritto umanitario entra quotidianamente nelle discussioni».

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