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Netanyahu: «Regno Unito, Francia e Canada premiano Hamas»

Secondo fonti, «esiste la possibilità di raggiungere un accordo» a Doha «all'ultimo momento» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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Netanyahu: «Regno Unito, Francia e Canada premiano Hamas»
Red. Online
20.05.2025 06:36
23:51
23:51
Israele contro l'UE: «Non capisce la realtà e incoraggia Hamas»

Israele reagisce duramente alle critiche dell'Unione Europea, che sta per avviare una revisione del suo accordo di associazione con Israele a causa della situazione a Gaza. «Respingiamo categoricamente la direzione» dell'Alto rappresentante per la politica estera dell'UE, Kaja Kallas, «che riflette una totale incomprensione della complessa realtà che Israele sta affrontando» e «incoraggia Hamas a restare fedele alle sue posizioni», ha affermato il portavoce del ministero Oren Marmorstein in una dichiarazione pubblicata su X.

23:35
23:35
Rubio: «Ci aspettiamo che Israele aumenti gli aiuti a Gaza»

Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha espresso la speranza che Israele aumenti la quantità di aiuti che consente a Gaza. «Prevediamo che questi flussi aumenteranno nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. È importante che ciò avvenga», ha dichiarato in un'audizione al Senato. Le Nazioni Unite hanno ricevuto l'autorizzazione a inviare quasi 100 camion di aiuti a Gaza, dove gli esperti hanno avvertito del rischio di carestia a causa del blocco israeliano che sta causando gravissime mancanze di cibo e medicine.

22:11
22:11
«Un gruppo armato attacca una base russa in Siria»

Un gruppo armato legato al governo siriano ha attaccato oggi la base aerea russa di Hmeimim, nella parte occidentale del Paese. Lo ha riferito oggi l'Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH) una ONG siriana.

Situata nella provincia costiera di Latakia, la base ha servito da rifugio a migliaia di persone in fuga dalla violenza settaria che ha causato più di 1'700 morti a marzo, principalmente membri della minoranza alawita.

Proveniente da questa comunità musulmana, il presidente siriano Bashar al-Assad, rovesciato lo scorso dicembre da una coalizione di ribelli islamici radicali, è fuggito in Russia, un Paese alleato.

Secondo l'Osservatorio siriano, «un gruppo armato affiliato alle nuove autorità ha lanciato un attacco alla base e alcuni membri sono riusciti a infiltrarsi». L'Osservatorio, che non ha fornito ulteriori dettagli su questo gruppo, ha segnalato «scontri con armi pesanti» e «il suono di sirene d'allarme all'interno della base». La ONG con sede a Londra non ha menzionato alcuna vittima e nessuno ha rivendicato la responsabilità dell'attacco.

21:47
21:47
Strappo con Israele, l'UE e Londra congelano gli accordi

Londra apre il fronte, Bruxelles alza la voce, Washington mostra segni di «frustrazione». L'Occidente stringe la morsa diplomatica intorno al governo di Benyamin Netanyahu con un'escalation che scuote gli equilibri.

Nel cuore di Westminster, il premier Keir Starmer ha certificato lo strappo: prima rilanciando la condanna firmata con Francia e Canada contro la guerra a Gaza bollata come «del tutto sproporzionata», poi congelando i negoziati per un accordo di libero scambio post-Brexit con Israele e annunciando sanzioni mirate alle frange più radicali dei coloni in Cisgiordania, accusati di violenze sistematiche contro i palestinesi. Il tutto mentre oltremanica, a Bruxelles, cresce la pressione per un cambio di rotta nelle relazioni con lo Stato ebraico: una «forte maggioranza» di Paesi Ue si è detta a favore, nelle parole dell'Alta rappresentante Kaja Kallas, a rimettere mano al trattato siglato con Israele venticinque anni fa. Non senza malumori, con Roma e Berlino che si sono smarcate.

«Non possiamo permettere che la popolazione di Gaza muoia di fame», ha scandito Starmer alla Camera dei comuni, definendo «assolutamente inadeguato» l'annuncio israeliano sull'apertura limitata dei corridoi umanitari. Poi lo stop all'intesa commerciale e, accanto, le sanzioni rivolte - tra gli altri - a Zohar Sabah, Harel David Libi e Daniella Weiss, leader di spicco del movimento dei coloni e al centro del recente documentario «Settlers» di Louis Theroux.

La risposta del governo israeliano è stata immediata: nella visione del ministero degli esteri, Londra è mossa da «un'ossessione antisraeliana» e da «calcoli politici interni». «Se il il governo britannico è disposto a danneggiare la propria economia, è una sua decisione», ha tagliato corto lo stesso ministero, ricordando inoltre che «il mandato britannico» sul protettorato d'Israele «è terminato esattamente 77 anni fa» e «le pressioni esterne non devieranno» lo Stato ebraico «dalla sua strada». A Londra, il ministero degli esteri David Lammy non ha comunque fatto retromarcia. E, prima di convocare l'ambasciatrice israeliana Tzipi Hotovely, ha lanciato un messaggio diretto a Netanyahu, definendo senza mezzi termini «abominevole» la situazione a Gaza e puntando il dito contro il blocco degli aiuti in corso da undici settimane. Proseguendo su questa linea, ha avvertito il responsabile del Foreign Office, Israele rischia «un crescente isolamento da parte dei suoi alleati». «Il mondo sta osservando» e «la storia giudicherà», è stato il duro monito finale.

Una «linea invalicabile», quella sul rispetto dei diritti umani, tracciata anche dall'Europa continentale. I Paesi Bassi, storico partner di Israele, hanno chiamato a raccolta gli altri governi e l'esecutivo Ue per valutare l'attivazione dell'articolo 2 dell'accordo di associazione - che vincola i rapporti bilaterali al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici - in reazione al blocco degli aiuti a Gaza.

Una proposta sposata nel complesso da 17 Paesi, guidati - oltre che dall'Olanda - da Spagna, Francia, Irlanda e Slovenia. Un'operazione delicata - un «esercizio», nella definizione di Kallas - che non punta a sospendere il trattato siglato nel 2000 ma propone di congelarne il piano d'azione, bloccando di fatto l'avanzamento della cooperazione. Un segnale forte anche sul piano economico: l'accordo è alla base di una relazione commerciale da oltre 46 miliardi di euro. A schierarsi contro sono però stati altri dieci Paesi, tra cui l'Italia e la Germania e le tradizionalmente contrarie Austria, Ungheria e Repubblica ceca.

«La situazione è catastrofica», è stato il monito di Kallas, che già nelle prime ore della giornata aveva definito gli «aiuti autorizzati finora da Israele» come «una goccia nell'oceano». Una denuncia accompagnata dalla decisione - annunciata dalla commissaria Ue per il Mediterraneo, Dubravka Suica - di accelerare con l'allocazione dei fondi previsti nel pacchetto Ue da 1,6 miliardi di euro per sostenere l'Autorità nazionale palestinese fino al 2027, destinando da subito 82 milioni all'Unrwa per sostenere «istruzione e sanità» nella Striscia e in Cisgiordania. La parola finale sulla revisione del trattato spetta comunque alla Commissione europea di Ursula von der Leyen, che finora ha mantenuto una linea prudente su Israele.

21:47
21:47
A Gaza ancora raid, migliaia verso i campi profughi

In migliaia camminano lenti, in una nuvola sudicia di polvere e fumo acre che si leva dai detriti dei raid notturni. Da Khan Younis, nel sud di Gaza, si avviano verso occidente, al campo profughi di al Mawasi.

Ma non sono convinti, dall'accampamento dicono che è già tutto pieno, non c'è posto per nessuno. Qualcuno risponde direttamente al messaggio di evacuazione dell'IDF, facendo domande: «Siete sicuri che il mio quartiere sarà colpito? La destinazione è sicura?». Gli sfollati si sentono senza una via, «l'evacuazione non ha una destinazione garantita», scrivono su una chat locale, «vogliono spingerci al largo». La disperazione prende corpo anche tra i più rassegnati.

Nel pomeriggio di martedì la gente ancora rimasta a Khan Younis, soprattutto giovani uomini e ragazzi, raggiungono le macerie di quella che era stata la casa di Yahya e Muhammed Sinwar, e gridano contro Hamas, «non vogliamo essere sacrificati», «vogliamo vivere», per il secondo giorno consecutivo, dopo settimane di silenzio. I filmati postati sui social e rilanciati dai palestinesi di Gaza che vivono all'estero sono accompagnati da commenti di odio feroce verso quelli che «hanno provocato la distruzione della Striscia e della sua gente».

L'ONU stima che oltre 28'000 donne e ragazze siano state uccise nell'enclave dall'inizio della guerra: «Tra le vittime, migliaia erano madri, che hanno lasciato bambini, famiglie e comunità devastate», riferisce una nota di Un Women. Ma sono numeri che gli operatori delle Nazioni Unite non hanno potuto verificare sul terreno, i dati vengono forniti direttamente dall'amministrazione di Gaza. Numeri impossibili da accertare autonomamente negli ospedali della Striscia ancora agibili dove arrivano le vittime dei raid. O durante la sepoltura nei cimiteri, dove viene fatto posto quotidianamente. E sempre l'ONU lancia l'ennesimo disperato appello: serve con urgenza un flusso massiccio di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza altrimenti - spiega il diplomatico britannico Tom Fletcher, vicesegretario generale dell'ONU e coordinatore delle missioni di soccorso di emergenza nel mondo - altri «14'000 bebè» palestinesi potranno morire già nelle prossime 48 ore.

Israele intanto continua a vietare l'ingresso a Gaza ai media internazionali, impedendo di vedere direttamente lo scenario che solo i social locali mostrano senza filtri. Nel frattempo, l'anello di fuoco creato dagli attacchi dell'IDF, soprattutto durante la notte, avrebbe provocato 73 morti, secondo al Jazeera. Altre fonti dall'enclave riportano un bilancio che va da 20 a 40 vittime. Ma il numero dei morti «della guerra è irrilevante», ha dichiarato un alto funzionario di Hamas, Sami Abu Zuhri, in un'intervista rilasciata a marzo a una TV libica e rimbalzata a Gaza solo adesso. «I morti saranno sostituiti dalle nascite: al posto di ogni cadavere le nostre donne daranno alla luce molti più martiri. Sapete che durante la guerra sono nati 50mila bambini?», ha detto. Le parole di Abu Zuhri, che vive in Qatar, hanno provocato un'ondata di rabbia e indignazione tra la popolazione di Gaza: «Siamo solo carburante per le loro guerre», hanno scritto gli utenti.

In serata il Coordinatore delle attività nei territori (Cogat) ha annunciato che martedì 93 camion con aiuti umanitari sono entrati nella Striscia attraverso il valico di Kerem Shalom: hanno portato «farina per panifici, cibo per neonati, attrezzature mediche e farmaci». Non ci sono informazioni su come gli aiuti raggiungeranno la popolazione che si trova in zone di Gaza distanti dal luogo di consegna. Il primo ministro israeliano nel mentre ha fatto sapere che il team negoziale ha lasciato Doha: «Hamas ha rifiutato il piano Witkoff». Resta in Qatar la delegazione tecnica. Esile speranza che i colloqui su tregua e rilascio degli ostaggi possano ripartire.

20:35
20:35
Capo IDF: «Se Hamas accetta un accordo adegueremo l'offensiva»

Il capo di stato maggiore dell'IDF Eyal Zamir ha dichiarato in un video che l'esercito conquisterà altro territorio nella Striscia di Gaza se Hamas continuerà a rifiutarsi di accettare un accordo sulla liberazione degli ostaggi.

«Hamas pagherà il prezzo del suo rifiuto, dovrà affrontare una potenza di fuoco intensa, amplieremo le manovre terrestri, conquisteremo altro territorio, ripuliremo e distruggeremo l'infrastruttura del terrore fino alla sua sconfitta», ha affermato Zamir. «Se si raggiunge un accordo, l'IDF saprà come adeguare la propria attività di conseguenza», ha detto.

19:42
19:42
ONU: «Nessun aiuto ancora distribuito a Gaza»

Nessun aiuto è stato ancora distribuito a Gaza: lo ha affermato un portavoce delle Nazioni Unite, come riporta Sky News.

In precedenza le Nazioni Unite avevano dichiarato che oggi circa 100 camion di aiuti sarebbero entrati nella Striscia. «Sebbene siano arrivate maggiori forniture nella Striscia di Gaza, non siamo riusciti a garantire l'arrivo di tali forniture nei nostri magazzini e punti di consegna», ha affermato il portavoce.

18:46
18:46
Kallas: «Revocate le sanzioni economiche alla Siria»

«Oggi abbiamo deciso di revocare le sanzioni economiche nei confronti della Siria. Vogliamo aiutare il popolo siriano a ricostruire una Siria nuova, inclusiva e pacifica. L'UE è sempre stata al fianco dei siriani negli ultimi 14 anni e continuerà a farlo». Lo annuncia l'alto rappresentante UE Kaja Kallas.

La decisione di revocare le sanzioni economiche alla Siria «è reversibile e condizionata. Non può esserci pace senza la strada della ripresa economica. E tutti abbiamo bisogno di una Siria stabile. È una situazione l'ideale? No, non lo è. È molto chiaro. Ma penso che dobbiamo dare una possibilità al popolo siriano», ha dichiarato Kallas in conferenza stampa al termine del Consiglio Difesa-Esteri a Bruxelles.

La responsabile della diplomazia europea ha riferito inoltre che i 27 hanno discusso della «situazione nei campi di Daesh, in relazione ai combattimenti ancora in corso e al processo di radicalizzazione» annunciando «un pacchetto finanziario del valore di 18 milioni di euro» per «migliorare le condizioni nei campi».

Il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa e la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen salutano con favore la decisione di revocare le sanzioni economiche alla Siria. «Accolgo con favore la decisione odierna dell'UE di revocare le sanzioni economiche alla Siria. Dimostra che l'UE continua a essere al fianco del popolo siriano, come ha fatto in passato e come continuerà a fare in futuro. Come ho comunicato al presidente ad interim della Siria, Ahmed al-Sharaa, a marzo, ci impegniamo a sostenere una transizione pacifica e inclusiva, guidata e gestita dalla Siria, per contribuire a costruire un futuro migliore per tutti i siriani», dichiara Costa su X.

«Accolgo con favore la decisione di revocare le sanzioni economiche alla Siria - afferma von der Leyen su X -. Il cammino verso la ripresa è ancora lungo, ma l'Europa è pronta a collaborare con la Siria lungo il percorso. Vogliamo essere partner della crescita della Siria, al fianco dei nostri alleati nella regione e oltre. La riconciliazione è il primo, fondamentale passo verso la ricostruzione».

18:44
18:44
Assange a Cannes, sulla maglietta i nomi dei bimbi di Gaza uccisi

Protagonista assoluto (e imprevisto) sulla terrazza dei fotografi all'ultimo piano del Palais è oggi il giornalista australiano creatore di WikiLeacks. Il film che ne racconta la storia, The six billion dollar man, diretto da Eugene Jarecki passa domani fuori concorso, ma è già una delle «hit» del mercato, specie da quando ha vinto il primo Golden Globe dedicato al documentario annunciato ieri dalla presidente della stampa straniera di Hollywood.

Assange appare in buona forma, sorridente, un ampio camicione kaki su blue jeans d'ordinanza e una maglietta bianca coi nomi dei quasi 5000 bambini al di sotto dei cinque anni uccisi a Gaza. Sulla schiena una sola scritta: «Stop Israel». Al suo fianco la moglie, l'avvocatessa Stella Morris che lo ha sposato in prigione e il regista del film che dice «ormai fare il giornalista è diventato il mestiere più pericoloso del mondo e a Gaza lo abbiamo visto una volta di più».

17:28
17:28
Trump frustrato, vuole che Netanyahu concluda la guerra a Gaza

Donald Trump è frustrato dalla guerra a Gaza e sconvolto dalle immagini della sofferenza dei bambini palestinesi. Lo riporta il sito statunitense di notizie politiche Axios citando alcune fonti della Casa Bianca, secondo le quali il presidente americano ha incaricato i suoi collaboratori di riferire al premier israeliano Benjamin Netanyahu che vuole che concluda la guerra nella Striscia.

«Il presidente è frustrato da quanto sta accadendo a Gaza. Vuole che la guerra finisca, vuole che gli ostaggi tornino a casa e vuole che inizi la ricostruzione», ha detto un funzionario della Casa Bianca. Pur negando che Trump è pronto ad abbandonare Israele e che sta esercitando una forte pressione di Netanyhu, le fonti della Casa Bianca sentite da Axios riferiscono di differenze sempre più ampie fra il presidente americano che vuole vedere la guerra finire e il premier israeliano che sta ampliando il conflitto.

16:37
16:37
Madrid: «Israele out dagli eventi sportivi? Disposti a discuterne»

Il governo spagnolo è «disposto a partecipare a un dibattito» sull'eventualità di escludere Israele da competizioni sportive internazionali per le sue azioni militari a Gaza così come avvenuto nel caso della Russia dopo l'invasione dell'Ucraina.

Lo ha detto la portavoce ufficiale dell'esecutivo spagnolo, Pilar Alegría, anche ministra della cultura e dello sport. «La premessa per noi è che non vengano applicati doppi standard», ha aggiunto. La ministra ha così risposto alla domanda di un giornalista, che chiedeva se la richiesta del premier spagnolo Pedro Sánchez di non applicare un «doppio metro di giudizio» tra Russia e Israele in ambito culturale (ad esempio in eventi come l'Eurovision Song Contest) possa essere valida anche per lo sport.

Allo stesso tempo, Alegría ha comunque precisato che una decisione di questo tipo sarebbe «competenza di comitati e federazioni internazionali».

16:11
16:11
Londra sospende i negoziati sull'accordo commerciale con Israele

Il ministro degli esteri britannico, David Lammy, annuncerà al Parlamento «la sospensione formale» dei negoziati per l'accordo di libero scambio con Israele, «con effetto immediato». Lo ha reso noto il governo britannico, sottolineando che, sebbene resti in vigore l'attuale accordo commerciale, «non è possibile portare avanti le discussioni su un nuovo e potenziato accordo di libero scambio con un governo Netanyahu che sta perseguendo politiche vergognose in Cisgiordania e a Gaza».

Lammy, prosegue la nota, parlerà ai Comuni degli ultimi sviluppi sul campo a Gaza, rendendo chiara l'opposizione totale del Regno Unito alla nuova operazione di terra su larga scala delle IDF a Gaza, alla minaccia di carestia per la popolazione della Striscia e la condanna per i piani del governo israeliano di cacciare i cittadini di Gaza dalle loro case.

La notizia arriva mentre il ministro per il Medio Oriente, Hamish Falconer, ha convocato al Foreign Office l'ambasciatrice israeliana a Londra, Tzipi Hotovely, sempre a causa dell'espansione delle operazioni militari a Gaza. «Oggi esporrò all'ambasciatrice Hotovely l'opposizione del governo all'escalation totalmente sproporzionata delle attività militari a Gaza e sottolineerò che il blocco di 11 settimane degli aiuti a Gaza è stato crudele e indifendibile - ha dichiarato Falconer - Esorterò Israele a fermare l'espansione degli insediamenti e la violenza dei coloni in Cisgiordania».

La risposta di Israele non si è fatta attendere. «Anche prima dell'annuncio odierno (di sospendere i negoziati sull'accordo commerciale) la questione non è mai stata promossa dal governo britannico attuale. Se, per un'ossessione antisraeliana e considerazioni politiche interne, il governo britannico è disposto a danneggiare la propria economia, è una sua decisione. Il mandato britannico è terminato esattamente 77 anni fa. Pressioni esterne non devieranno Israele dalla sua strada». Ha dichiarato il ministero degli esteri israeliano dopo la decisione di Londra di sospendere i negoziati su un trattato di libero scambio.

Inoltre, il governo britannico ha annunciato un pacchetto di sanzioni contro alcuni esponenti e gruppi delle frange più estreme dei coloni israeliani in Cisgiordania, ritenuti responsabili di atti di violenza contro i palestinesi. Tra le persone sottoposte alle misure di Londra ci sono Zohar Sabah, Harel David Libi e Daniella Weiss, leader super oltranzista del movimento dei coloni, al centro del recente documentario di Louis Theroux, «Settlers».

15:20
15:20
Yair Golan dice che «Israele uccide bambini», poi si corregge

Questa mattina in un'intervista alla radio pubblica Kan, il leader del partito di sinistra israeliano Yair Golan ha affermato che Israele «sta per diventare uno stato paria, come un tempo lo era il Sudafrica, se non torna a comportarsi come un paese sano di mente».

E ha aggiunto che «uno Stato sano di mente non fa la guerra ai civili, non uccide i bambini per hobby e non si pone obiettivi come l'espulsione di una popolazione».

Golan ha puntato il dito contro il governo, affermando che è «pieno di individui che non hanno nulla a che fare con l'ebraismo. Tipi privi di intelligenza, moralità e capacità di gestire un Paese in un momento di emergenza. Questo è pericoloso per la nostra stessa esistenza. Pertanto, è ora di sostituire questo governo il più rapidamente possibile, affinché anche questa guerra possa giungere alla fine», ha detto.

Le dichiarazioni di Golan hanno scatenato un putiferio di reazioni politiche. Successivamente Golan si è corretto con un post su X: «il significato delle mie parole era chiaro: questa guerra è la realizzazione delle fantasie di Ben Gvir e Smotrich (rispettivamente ministro della sicurezza nazionale e ministro delle finanze, entrambi di estrema destra, ndr). E se permettiamo loro di realizzarli, diventeremo uno Stato diviso. È tempo per noi di dotarci di una spina dorsale di acciaio forgiato: dobbiamo difendere i nostri valori come Stato sionista, ebraico e democratico. I soldati dell'IDF sono eroi, i ministri del governo sono corrotti. L'IDF è morale e il popolo è retto, il governo è disonesto. La guerra deve finire, i rapiti devono essere restituiti e Israele deve essere restaurato», ha scritto.

15:18
15:18
Dall'UE 82 milioni all'UNRWA

La commissaria europea per il Mediterraneo, Dubravka Suica, ha annunciato la decisione di allocare 82 milioni di euro in favore dell'UNRWA, l'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi, per sostenere l'impegno nel fornire assistenza sanitaria e istruzione ai palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. I fondi saranno erogati nei prossimi giorni.

L'annuncio è arrivato dopo l'incontro di Suica con il commissario generale dell'UNRWA, lo svizzero Philippe Lazzarini. I fondi fanno parte del pacchetto da 1,6 miliardi di euro annunciato a metà aprile dalla Commissione europea per sostenere l'Autorità nazionale palestinese (ANP) fino al 2027.

Intanto il Consiglio dell'Unione europea ha nominato Christophe Bigot nuovo rappresentante speciale dell'UE per il processo di pace in Medio Oriente. Il suo mandato, si spiega in una nota del Consiglio, sarà quello di «contribuire all'obiettivo dell'UE di raggiungere una pace giusta, duratura e globale in Medio Oriente sulla base di una soluzione a due Stati», in conformità con «le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».

Bigot, che assumerà le sue funzioni il 2 giugno 2025 per un periodo di 12 mesi, è uno specialista di Medio Oriente e Nord Africa e un diplomatico francese di alto livello con una vasta esperienza.

14:16
14:16
28.000 donne e ragazze uccise da ottobre 2023

L'ONU stima che oltre 28.000 donne e ragazze siano state uccise negli attacchi delle forze israeliane nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra nell'ottobre 2023, ovvero in media una donna e una ragazza ogni ora. Lo riferisce in una nota UN Women, l'ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment femminile.

«Tra le vittime, migliaia erano madri, che hanno lasciato bambini, famiglie e comunità devastate. Queste cifre sottolineano il devastante bilancio umano del conflitto e delle vite e del futuro persi troppo presto», aggiunge la nota.

13:55
13:55
Spiavano Katz per conto di Teheran, due arresti

La polizia ha arrestato due giovani israeliani, Roy Mizrahi e Almog Atias, 25enni di Manshar, perché sospettati di essere coinvolti in un grave caso di spionaggio per conto dell'Iran: l'indagine ha svelato tra l'altro che i due avevano ricevuto ordine da Teheran di installare telecamere nella strada di accesso alla casa del ministro della difesa Israel Katz. I due, incensurati, avevano un elevato debito finanziario.

Katz si è congratulato con lo Shin Bet e la polizia per aver denunciato il caso di spionaggio a favore dell'Iran e per aver «sventato il tentativo iraniano di fargli del male».

«L'Iran è il capo della piovra terrorista che promuove attività terroristiche direttamente e attraverso le organizzazioni terroristiche che sostiene, contro i leader e contro tutti i cittadini di Israele», ha aggiunto. «Non mi lascerò scoraggiare da nessuna minaccia e continuerò a rispettare il mio impegno di impedire all'Iran di ottenere armi nucleari e di tagliare la testa alla piovra iraniana».

13:55
13:55
Hamas: «I calcoli dei numeri in guerra sono irrilevanti»

L'alto funzionario di Hamas Sami Abu Zuhri, che vive all'estero, ha suscitato un'ondata di rabbia e indignazione tra la popolazione della Striscia di Gaza con un'intervista televisiva in cui ha affermato che i «calcoli dei numeri in guerra sono irrilevanti». «I morti saranno sostituiti dalle nascite: al posto di ogni cadavere le nostre donne daranno alla luce molti più martiri. Sapete che durante la guerra nella Striscia sono nati 50.000 bambini?», ha detto.

Sulle reti sociali di Gaza le parole di Abu Zuhri hanno scatenato ancora più ira verso Hamas: «siamo solo carburante per le loro guerre», scrivono gli utenti.

13:06
13:06
Gaza: fonti mediche, 73 morti da mezzanotte

È aumentato a 73 il bilancio dei palestinesi uccisi nella Striscia si Gaza dalla mezzanotte in seguito agli attacchi israeliani: lo riporta al-Jazeera, che cita fonti mediche. Secondo le fonti, 22 persone - tra cui bambini - sono state uccise in un raid su un rifugio per sfollati nella città di Gaza. Intanto, secondo il media palestinese Quds, emittente di Hamas, le forze dell'IDF sono entrate nell'Ospedale Indonesiano, nella parte settentrionale della Striscia.

12:05
12:05
L'ONU è stata autorizzata a inviare «circa 100» camion di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza

L'ONU è stata autorizzata a inviare «circa 100» camion di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza: lo ha annunciato oggi a Ginevra il portavoce dell'Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA), Jens Laerke.

Il portavoce ha spiegato inoltre durante una conferenza stampa che oggi l'OCHA è stata autorizzata a recuperare i primi cinque camion entrati a Gaza ieri, dopo settimane di blocco totale da parte di Israele.

12:04
12:04
«Aiuti massicci o altri 14.000 bebè moriranno»

Serve con urgenza «un flusso» massiccio di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, altrimenti altri «14'000 bebè» palestinesi potranno morire già nelle prossime 48 ore. Lo ha detto oggi alla BBC il diplomatico britannico Tom Fletcher, vicesegretario generale dell'ONU e coordinatore delle missioni di soccorso di emergenza nel mondo, dopo aver definito ieri il via libera dato da Israele all'ingresso di meno di 10 camion d'aiuti - al culmine di 11 settimane di nuovo blocco totale - «una goccia nell'oceano».

«Io voglio che questi 14'000 bebè siano salvati per quanto possibile, abbiamo 48 ore», ha dichiarato Fletcher.

11:29
11:29
Doha, «esiste la possibilità di raggiungere un accordo all'ultimo momento»

Il negoziato tra Israele e Hamas in corso a Doha non è ancora concluso ma prosegue: lo riferisce l'agenzia palestinese Maan citando fonti informate.

Nonostante la complessità dei colloqui e l'insistenza di entrambe le parti sulle rispettive condizioni, le fonti sostengono che «esiste la possibilità di raggiungere un accordo all'ultimo momento».

Le dichiarazioni pessimistiche del primo ministro e del ministro degli esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, sarebbero secondo le stesse fonti parte di una strategia di pressione politica su Israele e Hamas.

10:13
10:13
Qatar: «L'offensiva israeliana mina ogni possibilità di pace»

L'inasprimento dell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza mette a repentaglio «ogni possibilità di pace» nel territorio palestinese: lo ha affermato il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, mediatore tra Israele e Hamas.

«Quando l'israelo-americano Edan Alexander è stato rilasciato, pensavamo che avrebbe aperto la strada alla fine di questa tragedia, ma la risposta è stata un'ondata di attacchi ancora più violenti che hanno causato la morte di centinaia di innocenti - ha affermato il premier all'apertura del Qatar Economic Forum -. Questo comportamento aggressivo e irresponsabile mina ogni possibilità di pace».

09:53
09:53
Almeno 60 morti negli attacchi notturni di Israele

È di almeno 60 vittime l'ultimo bilancio degli attacchi compiuti nella notte dalle forze di difesa israeliane sulla Striscia di Gaza, secondo quanto riferito dal ministero della sanità locale.

Due attacchi nel nord della Striscia hanno colpito un'abitazione e una scuola trasformata in rifugio, uccidendo almeno 22 persone, più della metà delle quali donne e bambini, ha riferito il ministero gestito da Hamas.

Un attacco nella città centrale di Deir al-Balah ha ucciso invece 13 persone, mentre un altro nel vicino campo profughi di Nuseirat ha provocato 15 morti, secondo l'Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa. Inoltre, due attacchi nella città meridionale di Khan Yunis hanno ucciso almeno 10 persone, stando all'Ospedale Nasser.

06:36
06:36
Il punto alle 06.00

Nuovi attacchi dell'esercito israeliano a Gaza hanno portato all'uccisione di almeno 38 palestinesi in tre distinti bombardamenti, due nella parte centrale della Striscia e uno a Gaza City. Lo riferisce Al Jazeera citando fonti mediche. 

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto alla dichiarazione congiunta di condanna di Regno Unito, Francia e Canada nei confronti di Israele, per la sua operazione militare a Gaza, affermando che i tre Paesi «offrono un enorme premio per l'attacco genocida del 7 ottobre». 

In un post su X, il capo del governo israeliano ha detto che, «chiedendo a Israele di porre fine a una guerra difensiva per la nostra sopravvivenza prima che i terroristi di Hamas al nostro confine vengano distrutti e rivendicando uno Stato palestinese, i leader di Londra, Ottawa e Parigi offrono un enorme premio per l'attacco genocida contro Israele del 7 ottobre, invitando anzi ad altri simili atti atroci». La guerra - ha scritto ancora - «è iniziata il 7 ottobre, quando i terroristi palestinesi hanno assalito i nostri confini, uccidendo 1.200 persone innocenti e rapendo oltre 250 ostaggi, portandoli nei sotterranei di Gaza». Israele condivide, ha proseguito, «la visione del presidente Trump e invita tutti i leader europei a fare lo stesso. La guerra può finire già domani, se gli ultimi ostaggi verranno liberati, Hamas deporrà le armi, i suoi leader omicidi verranno esiliati e Gaza verrà smilitarizzata. Nessuna nazione può accettare meno di questo, e Israele di certo non lo farà».

Il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Keir Starmer e il primo ministro canadese Mark Carney avevano avvertito che non resteranno a guardare le «azioni scandalose» del governo israeliano di Netanyahu a Gaza, minacciando «misure concrete» se questo non fermerà l'offensiva militare e non sbloccherà gli aiuti umanitari. «Siamo determinati a riconoscere uno Stato palestinese come contributo al raggiungimento di una soluzione a due Stati e siamo pronti a lavorare con altri per raggiungere questo obiettivo», hanno affermato in un comunicato congiunto, riferendosi in particolare alla conferenza prevista per giugno alle Nazioni unite, volta a «costruire un consenso internazionale attorno a questo obiettivo».