Nicolas Maduro resta in sella fra le polemiche: che cosa succederà, ora, in Venezuela?
Il presidente uscente Nicolas Maduro, dunque, ha vinto le presidenziali venezuelane. Il voto di domenica, tuttavia, secondo molti osservatori è stato caratterizzato da irregolarità diffuse. I funzionari di alcuni seggi, ad esempio, si sono rifiutati di rilasciare i conteggi cartacei del voto elettronico mentre sono state diverse le segnalazioni di brogli e intimidazioni ai danni degli elettori. L'opposizione, non a caso, si è affrettata a dire che, in realtà, ha vinto il loro candidato. E adesso, che cosa succederà? Proviamo a fare un po' di chiarezza.
Maduro, come ha annunciato il suo governo, ha battuto di sette percentuali l'avversario di Piattaforma Unitaria, la principale alleanza politica dell'opposizione, Edmundo González. Un annuncio che, riferisce il New York Times, ha gettato nello sconforto un Paese che solo recentemente aveva iniziato a riemergere da uno dei maggiori crolli economici della storia moderna. Il risultato, per certi versi, è stato sorprendente dal momento che i risultati annunciati dal Consiglio elettorale, controllato dal governo, hanno smentito e non poco i sondaggi che si sono susseguiti in queste settimane come i primi exit poll. La leader dell'opposizione, María Corina Machado, che ha guidato la campagna elettorale di González, lunedì mattina ha definito i risultati «impossibili». Reclamando, appunto, la vittoria.
Alcuni sostenitori dell'opposizione, ora, potrebbero scendere in piazza per protestare contro il risultato. Uno scenario che potrebbe far precipitare il Venezuela in un nuovo periodo di disordini politico-sociali, come quelli del 2014, del 2017 e del 2019, quando le forze di sicurezza allineate con Maduro usarono la forza e la violenza per soffocare le manifestazioni.
Funzionari di diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno espresso non pochi dubbi sui risultati annunciati, aumentando la probabilità che un nuovo mandato per Maduro non sia ampiamente riconosciuto. Nemmeno all'estero. Lo sforzo di monitoraggio dell'opposizione, scrive sempre il New York Times è stato bloccato.
Dopo una campagna segnata dall'intensificarsi degli sforzi degli alleati di Maduro per tenere sotto scacco l'opposizione – tra cui arresti di operatori dell'opposizione, intimidazioni e soppressione di voti –, la stessa opposizione ha cercato, invano, di ottenere una copia cartacea dei voti elettronici. Una richiesta, questa, consentita dalla legge elettorale venezuelana. Tuttavia, nelle prime ore di lunedì la campagna di González ha dichiarato di aver ottenuto solo il 40% di questi conteggi. In alcuni seggi, agli osservatori è stato impedito di entrare. In altri, gli osservatori non si sono nemmeno presentati. Difficilmente, viste le premesse, l'opposizione potrà dimostrare in modo inconfutabile che il voto è stato manomesso.
Dopo anni di tensioni e scontri con il suo predecessore, Hugo Chávez, Maduro negli ultimi anni era riuscito ad allineare gran parte degli uomini d'affari venezuelani e degli investitori stranieri. Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, inoltre, avevano costretto Maduro ad abbandonare alcune politiche estreme. Come il controllo dei prezzi e della valuta. Il settore privato, di riflesso, negli anni ha assunto un ruolo sempre più importante: gli attacchi pubblici contro gli imprenditori sono cessati mentre l'iperinflazione e la criminalità dilagante si sono un po' attenuate.
Il punto, ora, è capire come reagirà il settore privato. I dubbi legati alla rielezione di Maduro, infatti, potrebbero mettere alla prova il rapporto fra il presidente e i leader economici del Paese. O, peggio, potrebbero generare una nuova ondata di sanzioni internazionali. In ogni caso, ribadisce il New York Times, è altamente improbabile che questo risultato spinga l'amministrazione Biden a revocare le ampie sanzioni economiche contro il Venezuela. Detto in altri termini, il Paese potrebbe frenare e non poco sul piano della performance. Costringendo molti cittadini a emigrare. Parliamo di una nazione che, nell'ultimo decennio, ha visto partire un cittadino su cinque.
Un'elezione senza intoppi e (denunciati) brogli avrebbe invece portato a una maggiore apertura economica. E avrebbe giovato altresì a Brasile e Colombia, storici partner del Venezuela. Lula, il presidente del Brasile, questa settimana ha preso una posizione incredibilmente forte contro Maduro: «Quando si perde, si va via» aveva detto ai giornalisti. E invece, Maduro ha vinto. Al di là dei dubbi sul come. Lula aveva spedito a Caracas il suo principale consigliere di politica estera, Celso Amorim. Le sue valutazioni diventeranno un indicatore per l'America Latina tutta circa la possibilità di (continuare a) fare affari con il Venezuela.