Niente svolta, Merz sconfitto

Oggi la tensione politica è molto salita in Germania, ben al di sopra del livello “naturale” tipico di una fase elettorale. È vero, il Paese va a elezioni anticipate il 23 febbraio; ed è anche vero che la Repubblica federale è finita di recente sulle copertine di qualche rotocalco europeo dove è stata indicata quale «malato d’Europa». Ma oggi, mentre i partiti si dividevano al Bundestag sulle misure contro l’immigrazione illegale, migliaia di persone manifestavano davanti alla Konrad-Adenauer-Haus, la sede della CDU a Berlino, sollevando cartelli con scritto «Vergogna!». Il grande afflusso dei dimostranti (seimila secondo le autorità) e qualche scontro verbale per strada hanno finito per attirare l’attenzione della polizia che ha circondato la sede del partito. Scene simili ad Hannover, dove diverse persone hanno “pacificamente” assaltato la sede locale del partito cristiano democratico occupandone il balcone e ricavandone una denuncia per violazione di domicilio. Scene alle quali i tedeschi si erano disabituati e che hanno portato il ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, ad affermare che il diritto alla protesta è sacrosanto ma anche quello a criticare gli attacchi e le scritte contro gli uffici del partito di Merz. Altre manifestazioni contro la CDU, scrive la Zeit, sono state registrate a Friburgo, Lipsia, Monaco, Düsseldorf e Magonza.
Il Brandmauer contro l’AfD
A causare tanto sconquasso è stata la “svolta” di Friedrich Merz, ossia la decisione del leader della CDU e candidato cancelliere del blocco CDU-CSU di presentare in Parlamento un progetto di legge contro l’immigrazione illegale e di chiedere a ogni altro partito al Bundestag di sostenerlo. Inclusa Alternative für Deutschland (AfD), il partito sovranista tedesco che da oltre un decennio ogni altra formazione politica tiene a grande distanza. In italiano si dice «cordone sanitario», in tedesco si usa l’espressione «Brandmauer», «muro tagliafuoco», ma il risultato non cambia. AfD, nota soprattutto per la sua ostilità verso gli stranieri, è considerata una formazione estremista con la quale non bisogna dialogare. Una posizione non necessariamente democratica, tantomeno adesso che secondo i sondaggi AfD è il secondo partito nel Paese, ma giustificata dalle uscite di alcuni dirigenti del partito che, specialmente all’Est, amano fare notizia riciclando parole d’ordine del Terzo Reich. Fra i più noti si ricorda il leader in Turingia Björn Hôcke che ama concludere i propri comizi con motti delle SA oppure l’ex capolista al Parlamento europeo Maximilian Krah secondo cui «non tutte le SS erano criminali di guerra». Di recente il congresso del partito ha deciso di ricostituire la sua ala giovanile dopo che Junge Alternative è stata dichiarata «un movimento di destra estremista» dai servizi di intelligence. E a guidare la corsa verso la cancelleria c’è una donna, Alice Weidel, omosessuale dichiarata che vive in un’unione civile con la cittadina svizzera di origine cingalese Sarah Bossard. “Dettagli” insufficienti a convincere gli altri partiti: con AfD non si parla.
Le accuse incrociate
Merz però questa volta ha tirato dritto. Partendo dai fatti di Aschaffenburg, la città bavarese dove il 22 gennaio un 28.enne afghano senza titolo per risiedere in Germania ha accoltellato a morte in un parco pubblico una bambina di due anni e un 41.enne giunto in suo aiuto, il capo della CDU ha tentato la sorte mercoledì scorso al Bundestag, dove è riuscito a far approvare due mozioni per inasprire le leggi sugli stranieri. Ai voti di CDU e CSU si sono aggiunti quelli dei Liberali e infine quelli di AfD: grazie all’astensione di qualche deputato del BSW, il partito socialista, filorusso e anti-immigrati, le due mozioni sono passate con 348 sì, 344 no e dieci astensioni. Il voto ha permesso ai socialdemocratici del cancelliere (uscente) Olaf Scholz e ai Verdi di accusare Merz e la CDU di «giocare con il fuoco», di aver «infranto un tabù» e di prepararsi a governare con AfD. Merz e i suoi hanno respinto le accuse spiegando che la loro unica intenzione era regolamentare gli afflussi di stranieri. E oggi sono tornati alla carica con un progetto di legge in materia. Per l’intera giornata il Bundestag si è diviso con ogni parte ferma nelle sue posizioni. Verso l’ora di pranzo sembrava essere prevalsa la linea del partito Liberale: gli storici alleati della CDU hanno suggerito che il progetto di legge lasciasse l’aula per tornare in commissione. Ma neanche in questa sede la CDU da una parte e i rossoverdi dall’altra hanno trovato un compromesso sull’espulsione dei richiedenti asilo la cui domanda sia stata respinta. Nel pomeriggio il disegno di legge è tornato in aula dove sono ripartite le accuse incrociate: «Voi volete governare con i fascisti». «No, voi volete lasciare le frontiere aperte». Fra gli interventi più puntuali c’è stato quello di Sahra Wagenknecht, l’ex capogruppo dei socialcomunisti (die Linke) che pochi mesi fa ha lanciato il proprio partito xenofobo e filorusso chiamandolo BSW dalle sue iniziali. Wagenknecht ha accusato la maggioranza di non occuparsi dei problemi dei tedeschi «ma solo di vedere chi in Parlamento ha votato con chi: questo è assurdo». E poi l’affondo: «Non venite a dire che AfD è forte perché mercoledì ha votato assieme alla CDU: AfD è forte perché ormai è votata da un elettore su cinque: ed è tutto “merito” delle vostre politiche! Questi elettori - ha concluso Wagenknecht - non sono tutti neonazisti ma hanno delle legittime richieste. Se non volete che votino per quel partito, non dovete fare altro che dare ascolto anche alle loro aspirazioni, a quelle della maggioranza nel Paese». Il finale della giornata al Bundestag lascia tutti scottati: Friedrich Merz ha tirato troppo la corda ed è uscito sconfitto, con la sua proposta respinta dall’aula con 349 no e 338 sì. SPD e Verdi passano una volta ancora per gli unici partiti che non intendono modificare le regole sull’immigrazione come desiderato da tanti tedeschi. Alla finestra, le due estreme, AfD a destra - con Weidel che ha accusato Merz