Niente pettegolezzi

Non basta sconfiggere Babbo Natale per portare «followers» al Bambino Gesù

Nel Vaticano polemiche che, come gli avanzi della Vigilia, cominciano a non avere più un buon odore
©Andrew Medichini
Carlo Tecce
28.12.2024 16:15

Alla vigilia di Natale, in diretta televisiva sul servizio pubblico di Rai1, è apparso il cardinale Angelo Comastri. Un anziano prete di origini grossetane che, da decenni, staziona ai piani alti delle gerarchie vaticane seppur da un anno, compiuti gli ottanta, è un cardinale non elettore per «ingravescentem aetatem» come da disposizione di papa Paolo VI. Insomma è un cardinale in pensione. Alla vigilia di Natale, mentre il pubblico da casa sigillava gli ultimi regali e scodellava i fritti sul tavolo, il cardinale Comastri era lì a commentare l’apertura della Porta Santa per il Giubileo, un evento senza dubbio storico, lo possiamo oziosamente sottolineare visto che si abusa spesso di questo tipo di aggettivi. Tutto doveva essere perfetto o anche imperfetto, dipende dai gusti. Comunque Comastri, chiamato a un intervento efficace, ha lanciato una diatriba su Babbo Natale e il Bambino Gesù e ha detto, rivelato, che Babbo Natale non esiste e che scrivere “Caro Babbo Natale” è come scrivere “Caro Nessuno”. La polemica è durata giorni come gli avanzi di cappone della Vigilia con vari modi di stupirsi: il cardinale non crede a Babbo Natale?, il cardinale non ha spedito la letterina in Lapponia?, il cardinale fa certamente il presepe però non l’albero? A un certo punto si è temuto che le Guardie Svizzere potessero indire un televoto: preferite Babbo Natale o il Bambino Gesù? Facile prevedere una massiccia partecipazione. (Col rischio che la Befana organizzasse brogli).

Il giorno dopo Natale, a Santo Stefano, Papa Francesco è andato al carcere romano di Rebibbia per spalancare la seconda Porta Santa, la prima fuori dal perimetro di San Pietro. Un gesto di una potenza simbolica infinita. Come ci ha abituato il Papa con la croce di ferro che abita in un trilocale di Santa Marta. Allora si è scatenata un’altra polemica che, come gli avanzi della Vigilia, ha cominciato a non avere più un buon odore. Gli intellettuali cattolici adulti hanno criticato Jorge Mario Bergoglio perché, parafrasiamo, ha accorciato le distanze fra cielo e terra e ridotto la sacralità, il mistero, il trascendente di questi momenti. Aggiungiamo: lo criticano anche per le posizioni non equivoche sulle guerre, comprese quelle di Israele.

Papa Francesco ha vissuto fin qui il suo pontificato come messaggio e non come messaggero. Ha cercato di ridurre le distanze proprio per avvicinare la gente soprattutto in Europa dove le chiese, i conventi, i seminari e, pure le parrocchie, sono vuote. Desolatamente vuote. Ha anteposto l’accoglienza per tutti al giudizio di tutti.

Non basta sconfiggere Babbo Natale per portare “followers” al Bambino Gesù. 

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