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Così la commissaria UE alla gestione delle crisi, Hadja Lahbib: «Ogni giorno vengono uccisi palestinesi e gli aiuti umanitari bloccati» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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17:15
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«Dalla Casa Bianca una strigliata a Netanyahu per aver violato la tregua»
La Casa Bianca ha inviato un duro messaggio privato al premier israeliano Benjamin Netanyahu, sottolineando che l'uccisione di un alto comandante di Hamas nel fine settimana ha costituito una violazione dell'accordo di cessate il fuoco mediato dal presidente Trump.
Lo scrive Axios citando due funzionari Usa. Il messaggio arriva in un contesto di crescenti tensioni tra l'amministrazione Trump e il governo Netanyahu sulla prossima fase dell'accordo per porre fine alla guerra a Gaza e sulla più ampia politica regionale di Israele.
Secondo i due funzionari statunitensi, il segretario di Stato Marco Rubio, l'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff e il consigliere di Trump e genero Jared Kushner sono diventati molto frustrati nei confronti di Netanyahu, che il 29 dicembre dovrebbe incontrare il tycoon a Mar-a-Lago.
Sabato Israele ha ucciso a Gaza city Raed Saad, vice comandante dell'ala militare di Hamas e uno dei presunti architetti degli attacchi del 7 ottobre. Funzionari statunitensi hanno affermato che il governo israeliano non ha notificato né consultato gli Stati Uniti prima dell'attacco.
«Il messaggio della Casa Bianca a Netanyahu è stato: 'Se vuoi rovinare la tua reputazione e dimostrare che non rispetti gli accordi fai pure, ma non permetteremo che tu rovini la reputazione del presidente Trump dopo che ha mediato l'accordo su Gaza'», ha dichiarato un alto funzionario americano.
Un funzionario israeliano ha confermato che la Casa Bianca era scontenta, ma ha sostenuto che il messaggio era più blando - ossia che «alcuni Paesi arabi» considerano l'azione una violazione del cessate il fuoco. Ma, secondo i funzionari statunitensi, la Casa Bianca è stata inequivocabile nel ritenere che Israele abbia violato il cessate il fuoco. Questo, secondo Axios, è stato solo l'ultimo di una serie di scontri tra la Casa Bianca e il governo Netanyahu.
L'amministrazione Trump ad esempio ritiene che gli attacchi transfrontalieri di Netanyahu stiano indebolendo gli sforzi statunitensi per aiutare il governo di al-Sharaa a stabilizzare il Paese e stiano minando l'obiettivo di raggiungere un nuovo accordo di sicurezza tra Siria e Israele.
La Casa Bianca inoltre è sempre più preoccupata per la violenza dei coloni contro i palestinesi e per ciò che considera provocazioni israeliane. Dirigenti Usa ritengono che le politiche di Israele creino un clima che danneggia gli sforzi della Casa Bianca per ampliare gli Accordi di Abramo, soprattutto con l'Arabia Saudita. «Gli Stati Uniti non chiedono a Netanyahu di compromettere la sicurezza di Israele. Gli chiediamo di non compiere passi che nel mondo arabo sono percepiti come provocazioni», ha detto uno di loro.
Frizioni anche su Gaza: la Casa Bianca pensa che Netanyahu sia miope su molte questioni, in particolare per quanto riguarda il passaggio alla seconda fase dell'accordo di pace, che richiede un arretramento maggiore delle truppe israeliane. Il presidente Trump ha detto a Netanyahu, in una recente telefonata, che deve essere un «partner migliore» su Gaza. «Steve e Jared sono furiosi per l'inflessibilità israeliana su diverse questioni legate a Gaza», ha affermato un funzionario statunitense, riferendosi a Witkoff e Kushner.
14:43
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Gaza al freddo e allo stremo, l'Egitto aumenta gli aiuti umanitari
Forti piogge hanno colpito la Striscia di Gaza inondando i campi profughi per la seconda settimana consecutiva e sommergendo migliaia di tende di fortuna, le previsioni indicano un peggioramento e la Mezzaluna Rossa egiziana ha predisposto l'invio di ulteriori aiuti che consentano alla popolazione allo stremo di affrontare l'inverno. E' stato quindi messo a punto un convoglio straordinario mentre la carenza di carburante paralizza gli ospedali di Gaza aggravando quella che le agenzie umanitarie descrivono come «una catastrofica emergenza umanitaria».
Le agenzie umanitarie hanno avvertito che il maltempo ha significativamente peggiorato le condizioni di oltre un milione di sfollati che non hanno un riparo invernale adeguato. «Con gran parte delle abitazioni permanenti di Gaza distrutte dopo mesi di bombardamenti israeliani - riferisce la Mezzaluna Rossa egiziana -, molte famiglie si sono riparate sotto sottili teli di plastica o in tende improvvisate fatte di rottami metallici, tele e teloni. Le inondazioni hanno reso molti rifugi inabitabili, costringendo le famiglie a spostarsi ripetutamente alla ricerca di un terreno asciutto, hanno affermato le organizzazioni umanitarie».
Le organizzazioni umanitarie - riferisce ancora l'agenzia di soccorso - hanno avvertito che le condizioni meteorologiche avverse potrebbero aumentare i casi di ipotermia, infezioni respiratorie e malattie trasmesse dall'umidità, in particolare tra i bambini malnutriti. Hanno affermato che la grave carenza di acqua pulita, combustibile per il riscaldamento, coperte e indumenti invernali ha lasciato gran parte della popolazione in condizioni di alta vulnerabilità, mentre le consegne di aiuti continuano a essere ben al di sotto del necessario. Le famiglie bruciano qualunque cosa per riscaldarsi, nonostante i gravi rischi per la salute rappresentati dai fumi tossici.
Gli aiuti egiziani per Gaza sono operativi ininterrottamente dal 27 luglio, e hanno consegnato migliaia di tonnellate di cibo, farina, latte in polvere per neonati, medicinali, attrezzature mediche, articoli per l'igiene personale e carburante, grazie agli sforzi di 35 mila volontari.
Dall'ottobre 2023, l'Egitto ha condotto quella che definisce «la più grande e duratura operazione umanitaria per Gaza», lavorando in coordinamento con le Nazioni Unite e altri partner internazionali. Le autorità egiziane affermano che oltre 665'000 tonnellate di aiuti sono state consegnate attraverso i valichi di Rafah e Karm Abu Salem, «nonostante le restrizioni legate al blocco israeliano in corso».
10:36
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Intensi movimenti militari USA nell'est della Siria
Militari statunitensi hanno condotto nelle ultime ore movimenti di sicurezza nelle aree sotto controllo delle forze curdo-siriane nel nord-est della Siria, con un convoglio partito dalla regione di Hasaka in direzione di Deir az Zor. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui le operazioni rientrano in attività di monitoraggio della situazione sul terreno.
Secondo l'Osservatorio, pattugliamenti congiunti tra forze americane e forze curdo-siriane sono stati osservati anche lungo l'asse che collega la strada internazionale M4 alla città di Qamishli, oltre che nel centro di Raqqa, accompagnati da sorvoli dell'aviazione della coalizione internazionale. Le iniziative si inseriscono in un contesto di rafforzata allerta nelle aree dell'amministrazione autonoma curda, sullo sfondo dell'aumento delle attività delle cellule dello Stato Islamico nella Siria orientale.
I movimenti avvengono pochi giorni dopo l'uccisione di tre statunitensi nella regione di Palmira. Sabato, due soldati dell'esercito statunitense e un interprete civile sono stati uccisi da un aggressore che ha preso di mira un convoglio di forze americane e siriane prima di essere colpito a morte. Il ministero dell'Interno siriano ha descritto l'aggressore come un membro delle forze di sicurezza siriane sospettato di simpatizzare con lo Stato Islamico.
Intanto, miliziani dell'Isis hanno colpito una postazione delle forze curdo-siriane nella Siria orientale, lanciando un razzo che ha raggiunto una stazione idrica nei pressi del campo petrolifero di al Omar, nella regione di Deir az Zor, senza provocare vittime. Lo riferisce lo stesso Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui dopo l'attacco l'area è stata posta in stato di massima allerta.
L'episodio delle ultime ore si inserisce in un quadro di attività costante del gruppo jihadista nelle aree sotto controllo dell'amministrazione autonoma curda. Dall'inizio del 2025, l'Osservatorio ha documentato 234 operazioni condotte da cellule dell'Isis, in gran parte nella regione di Deir az Zor, con un bilancio complessivo di 102 morti, in prevalenza combattenti delle forze curdo-siriane e delle forze di sicurezza locali, ma anche civili.
10:33
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Il punto alle 10.00
«La situazione è drammatica, anche se non è sui titoli dei media. Ogni giorno vengono uccisi palestinesi. Dobbiamo davvero fare tutto il possibile per far entrare gli aiuti umanitari a Gaza. Troppi camion sono bloccati, vengono rifiutati, pieni di articoli considerati dual use». Lo ha dichiarato la commissaria Ue alla gestione delle crisi, Hadja Lahbib, al suo arrivo al Consiglio affari esteri.
«La mia richiesta è sempre la stessa: abbiamo bisogno che gli aiuti umanitari inondino Gaza e non che arrivino goccia a goccia, perché i bisogni sono immensi e l'inverno si avvicina» ha aggiunto, raccontato di non essere stata autorizzata a entrare a Gaza durante la sua visita in Egitto nei giorni scorsi.
«La Commissione, il primo fornitore di aiuti umanitari, l'Unione Europea, non è autorizzata a riaprire il suo ufficio» ha aggiunto. Lahbib ha quindi sottolineato la necessità di «mantenere le sanzioni sul tavolo come leva». «Dobbiamo - ha detto - continuare a esercitare pressione sulle autorità israeliane».
Dal canto suo, i l ministro degli Esteri spagnolo Manuel Albares Bueno ha affermato durante il Consiglio Affari Esteri Ue che «affronteremo un punto molto importante su cui l'Europa deve far valere le proprie posizioni, perché anche questo fa parte della nostra sovranità, di ciò che siamo e di come ci proiettiamo nel mondo. Ci collegheremo sia con Witkoff che con Kushner» per discutere gli sviluppi del «piano di pace» a Gaza che «è un raggio di speranza per la popolazione palestinese, e in particolare per la popolazione di Gaza». L'intesa, ha sottolineato, «deve ancora essere consolidata in modo significativo. C'è un cessate il fuoco troppo fragile e, soprattutto, costantemente violato».
