«Non vogliamo recitare anche da morti»
Fra gli attori di Hollywood, i possibili utilizzi dell'intelligenza artificiale preoccupano, e parecchio. Parola di Tom Hanks. Ospite del podcast di Adam Buxton (attore e podcaster britannico), il due volte premio Oscar ha messo sotto i riflettori una possibile problematica: la ricreazione digitale degli attori, del loro viso, della loro voce, tramite AI. «Potenzialmente, potrei continuare ad apparire in nuovi film anche ben dopo la mia morte».
Recitare all'infinito
«Potrei essere investito da un autobus in qualsiasi momento», ha cinicamente spiegato l'attore di Forrest Gump nel podcast. «Ma la mia carriera nell'industria cinematografica potrebbe continuare all'infinito». Già, perché la tecnologia, complice i passi da gigante effettuati con le intelligenze artificiali, è ormai in grado di portare sullo schermo chiunque, anche chi non c'è più. Nel corso della lunga chiacchierata con Buxton (della durata di oltre un'ora), l'argomento è stato affrontato al minuto 35.50: «Hai piazzato restrizioni legali per l'utilizzo di AI che ricreino una tua performance quando non starai più recitando?», ha chiesto il comico. «Questo è un argomento discusso proprio in questo momento nell'ambito dei diritti di proprietà intellettuale. È un problema che esiste da tempo», ha risposto Hanks, citando il film d'animazione Polar Express (2004) nel quale le sue fattezze sono ricostruite in versione "cartoon".
«La prima volta che abbiamo fatto un film che conteneva un'enorme quantità di dati personali chiusi in un computer - letteralmente il nostro aspetto - è stato un film intitolato The Polar Express, che abbiamo girato intorno al 2000. Avevamo previsto che ci sarebbe stata questa capacità di prendere zero e uno da un computer (riferimento al codice binario utilizzato dai pc, ndr) e trasformarli in un volto e in un carattere. Da allora il fenomeno è cresciuto enormemente e lo vediamo ovunque. Ciò che posso dirvi ora è che sono in corso discussioni in tutte le corporazioni, in tutte le agenzie e in tutti gli studi legali per trovare le ramificazioni legali del fatto che la mia faccia, la mia voce e quella di tutti gli altri siano nostra proprietà intellettuale», ha continuato Hanks. «Ora c'è la possibilità concreta di continuare a pubblicare film che mi vedano protagonista — con l'aspetto da 32.enne — da qui alla fine dei tempi. Chiunque può ricrearsi a qualsiasi età grazie all'AI o alla tecnologia deep fake. Al di fuori della consapevolezza che è stato fatto da un'intelligenza artificiale o da un deep fake, non ci sarà nulla che vi dica che non sono io».
Star Wars e il Grand Moff Tarkin
Ma Polar Express è solo un esempio di come la tecnologia è ormai in grado di portare in scena, in modo completamente digitale, un volto. Nel 1993, la performance di Brandon Lee — ucciso sul set di Il corvo — dovette essere ultimata con l'utilizzo di controfigure e, soprattutto, effetti digitali. Similmente avvenne nel 2000, quando la morte di Oliver Reed nel bel mezzo delle riprese di Il Gladiatore costrinse Ridley Scott a utilizzare dei rendering digitali del volto dell'attore per completare le scene mancanti.
Ed esistono casi più eclatanti, dove la necessità di chiudere le riprese c'entra poco o nulla. Nel 2016, ad esempio, aveva fatto discutere, nel film Rogue One: A Star Wars Story, il ritorno del Grand Moff Tarkin, comandante della celebre Morte Nera nel primo film del franchise (Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranza). Il problema? Al momento delle riprese, effettuate nel 2015, l'attore Peter Cushing (che nel 1977 interpretò Tarkin), era morto da più di 20 anni. Con il benestare degli eredi, e tramite un estensivo utilizzo della tecnologia CGI, Cushing venne "ricreato" sovrapponendo le sue fattezze a quelle di un altro attore (Guy Henry) munito di maschera digitale.
Il ritorno di Tarkin aveva allora aperto un dibattito che, a giudicare dalle parole di Tom Hanks, non si è ancora chiuso. Anzi.