Nuove sanzioni statunitensi: al centro lo «storico» oligarca Potanin

Washington annuncia nuove sanzioni contro la Russia, un nuovo round dall'inizio della guerra, e che ancora una volta prendono di mira uno degli uomini più ricchi del Paese. In questo caso però si tratta di un oligarca che può definirsi «storico»: Vladimir Potanin, magnate del nichel fin dall'epoca di Boris Eltsin, ex vicepremier della Federazione e vicino a Vladimir Putin, già colpito dalle misure restrittive di UE, Regno Unito e Canada.
Oggetto delle sanzioni annunciate dal Tesoro USA e dal dipartimento di Stato sono 18 entità finanziarie russe fra cui Rosbank, una banca commerciale che Potanin ha acquisito all'inizio di quest'anno. Poi, naturalmente, il suo entourage e membri della famiglia: la moglie dell'oligarca, Ekaterina Viktorovna Potanina, e i figli Ivan Vladimirovich Potanin e Anastasia Vladimirovna Potanina. Sotto sequestro anche lo yacht Nirvana, del valore da centinaia di milioni di dollari. Mentre il segretario di Stato in persona, Antony Blinken, ha indicato che le nuove sanzioni riguardano anche 29 fra governatori e responsabili di regioni in Russia, a conferma dell'approccio onnicomprensivo che Washington mantiene su questo fronte. Il «messaggio chiaro da parte degli Stati Uniti» è che «non esiteremo a ricorrere agli strumenti a disposizione per promuovere la fine della guerra di Putin» e per chiedere «che ne risponda», ha sottolineato Blinken.
E adesso gli USA, nel rivendicare l'efficacia delle misure, hanno affermato che queste sono ormai evidenti proprio sul «campo di battaglia». Lo ha sottolineato in un briefing con i giornalisti l'ambasciatore James O'Brien, che guida l'ufficio USA per il coordinamento sulle sanzioni. Quello che secondo Washington emerge infatti è che la Russia sottoposta a sanzioni «è meno capace di combattere una guerra moderna». E' «meno capace di produrre ciò di cui ha bisogno» ed «è meno capace di importare» quanto occorre. Più in generale poi, l'impatto delle restrizioni sull'economia russa è considerato addirittura lampante nelle previsioni, visto che si individua già nei prossimi anni un ridimensionamento «del 16% almeno». Fino a calcolare che «entro il 2023» l'economia nazionale sarà «del 20% più piccola di quanto lo sarebbe stata senza la guerra».
Strategia che funziona non si cambia: allora gli USA, che riconoscono in questo senso nell'Europa un partner solido e sulla stessa lunghezza d'onda, esprimono incrollabile ottimismo, mentre a Bruxelles si discute del nono pacchetto di sanzioni europee alla Russia in un Consiglio europeo con posizioni quantomeno articolate. Gli americani si dicono soddisfatti per il «livello di cooperazione e di impegno» da parte dei partner europei, e ancora O'Brien ha messo in evidenza alcuni dei punti che accomunano gli obiettivi di Washington e dell'Europa, come lavorare per ridurre la dipendenza dalla Russia o la volontà di mantenere «funzionante» il mercato globale. Per il diplomatico americano gli obiettivi finali sono gli stessi e se ci può essere qualche differenza nell'oggetto specifico delle sanzioni ciò non costituisce affatto un limite, bensì «ci dà maggiore campo d'azione».