Nuovi violenti scontri in Serbia

In Serbia nuovi violenti scontri tra manifestanti antigovernativi guidati dagli studenti in agitazione e forze di polizia sono scoppiati ieri in serata a Belgrado, Novi Sad e diverse altre città. Già l'altro ieri alla sera gravi disordini si erano registrati nella capitale e contemporaneamente in numerose altre località, con decine di feriti, compresi poliziotti e militari.
Dopo che in giornata la situazione sembrava essersi normalizzata, in tarda serata gruppi di dimostranti hanno nuovamente attaccato sezioni locali del Partiti progressista serbo (SNS, nazional-conservatore, la forza di maggioranza che fa capo al presidente Aleksandar Vucic).
A Belgrado e Novi Sad la polizia è intervenuta a formare massicci cordoni per impedire il contatto con attivisti e militanti dell'SNS, mobilitatisi a difesa delle sedi del loro partito. Negli scontri le forze di polizia sono state lungamente bersagliate con sassi, bottiglie, sacchetti della spazzatura e altri oggetti, con gli agenti che hanno risposto con cariche di alleggerimento e gas lacrimogeni. Contro le sedi dell'SNS sono stati lanciati secchi di vernice, pietre, uova e anche petardi.
Scontri e disordini si sono registrati anche a Nis, Krusevac, Kragujevac, Obrenovac, Valjevo, Negotin, Kraljevo.
Dura la condanna del presidente Vucic e dell'intera dirigenza serba, che ha ribadito le accuse di «fascismo» nei riguardi dei manifestanti violenti. Il ministro dell'interno Ivica Dacic, in dichiarazioni ai giornalisti, ha parlato di «brutale aggressione» nei confronti delle forze dell'ordine, riferendo di almeno cinque poliziotti feriti e di quattordici arresti.
Negli scontri dell'altro ieri erano rimaste ferire una ottantina di cittadini contrari alle proteste, 27 poliziotti e sette militari. «Lo stato è forte abbastanza per impedire una guerra civile», aveva detto il presidente Vucic.