Diritti

Ormai anziani, ma risarciti per la sterilizzazione forzata

Con una sentenza storica dell’Alta Corte di Osaka, il Giappone riconosce il risarcimento a tre vittime della Legge di protezione eugenetica che tra il 1948 e il 1996 colpì circa 25 mila persone – Un mea culpa importante per un provvedimento definito dai giudici «inumano e discriminante» il cui obiettivo dichiarato era «prevenire la nascita di persone inferiori e proteggere la vita e la salute delle madri allo stesso tempo»
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Jenny Covelli
23.02.2022 22:00

Legge di protezione eugenetica. Così veniva chiamata la normativa in vigore in Giappone tra il 1948 e il 1996. Prevedeva la sterilizzazione forzata delle persone con disabilità fisiche, intellettive o psichiche. Inizialmente l’applicazione era limitata agli individui affetti da un disturbo ereditario, successivamente venne estesa anche ai portatori di disturbi non ereditari. L’obiettivo dichiarato era «prevenire la nascita di persone inferiori e proteggere la vita e la salute delle madri allo stesso tempo». Yasutaka Ichinokawa, docente di sociologia dell’Università di Tokyo, ha spiegato al Guardian che erano psichiatri, assistenti sociali o, in alcuni casi, infermieri che lavoravano nelle cliniche per persone con disabilità mentale a scegliere le persone da sterilizzare. Stando ai dati ufficiali, la legge portò alla sterilizzazione di circa 25 mila persone, 16.500 senza il loro consenso. Il 70% erano donne o ragazzine, anche con meno di quindici anni (il caso più giovane aveva 9 anni). A metà anni Cinquanta, in soli dodici mesi, furono effettuate ben 1.362 sterilizzazioni forzate. Le cose cambiarono con il tempo, insieme all’opinione pubblica. Tanto che negli anni Ottanta l’argomento - con la morte di due persone presso un ospedale psichiatrico - attirò l’attenzione internazionale e le sterilizzazioni legate alla protezione eugenetica diventarono rare.

Nel gennaio del 2018 una donna ha fatto causa al governo giapponese per ottenere un risarcimento. La tesi dei suoi legali è che la Legge di protezione eugenetica violasse la Costituzione, perché privava alcuni cittadini del diritto alla ricerca della felicità. Venticinquemila persone sterilizzate, ma la prima causa intentata nel 2018. La donna subì il trattamento nel 1972, quando aveva 15 anni, perché le fu diagnosticata una «debolezza mentale ereditaria». La sua famiglia parlò invece di un danno cerebrale per un eccesso di anestetico somministratole da neonata, durante un’operazione chirurgica per la correzione del palato. A causa della sterilizzazione, per anni la donna avrebbe sofferto di dolori al ventre. Non solo. Non sarebbe mai riuscita a trovare un compagno disposto a sposarla perché impossibilitata ad avere figli. A febbraio, un mese dopo, un 70.enne di Hokkaido ha portato anche la sua storia in tribunale, una sterilizzazione subita quando aveva vent’anni. Sono quindi seguiti altri procedimenti penali.

Ma i tribunali hanno respinto le richieste di risarcimento. Il motivo? La scadenza del termine di prescrizione (20 anni). La Corte di Sendai, a maggio del 2019, ha però stabilito che la Legge di protezione eugenetica era incostituzionale perché toglieva ai cittadini il diritto all’autodeterminazione, con un danno al principio di eguaglianza. «Violava la libertà di procreare garantita dalla Costituzione». Il primo ministro giapponese ha espresso «rimorso», presentando le scuse ufficiali alle vittime, e il Parlamento ha approvato un credito di compensazione per ognuna di loro. 3,2 milioni di yen (pari a circa 25.500 franchi). Che però è nettamente inferiore a quanto avanzato da chi ha deciso di portare la questione davanti a un giudice. Ad oggi, il Governo - stando all’agenzia di stampa Kyodo - avrebbe risarcito meno di un migliaio di vittime nell’ambito di questo programma.

Le azioni legali portate avanti «perché senza la richiesta di un equo compenso non ci potrebbe essere una soluzione soddisfacente della questione» hanno riaperto il dibattito. E in questi giorni un giudice dell’Alta Corte di Osaka ha cancellato la sentenza del tribunale di prima istanza nei confronti di tre vittime della sterilizzazione forzata e ha riconosciuto le responsabilità del Governo e l’illegalità del provvedimento, definendo la Legge di protezione eugenetica in vigore in Giappone dal 1948 al 1996 «inumana e discriminante». Oltre a una donna sterilizzata nel 1965, avrà diritto a un risarcimento - per complessivi 27,5 milioni di yen, pari a poco meno di 220 mila franchi - una coppia di anziani con problemi uditivi. «Sono felice che la nostra richiesta sia stata accettata - ha dichiarato l’anziana donna -. Ma quel dolore me lo porto dietro ancora oggi». Un rappresentante del gruppo delle vittime ha quindi aggiunto: «Non si tratta di soldi. Con questo verdetto vogliamo che il Governo si ‘‘inchini’’ di fronte alle vittime e domandi loro scusa».