Vaticano

Papa Leone XIV incontra Vance

Nel faccia a faccia con il vicepresidente USA si parla dei conflitti ma anche dei diritti umanitari da rispettare in tutte le situazioni
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Ats
19.05.2025 18:14

Dopo l'incontro con Volodymyr Zelensky, Papa Leone XIV ha ricevuto in Vaticano il numero due degli Stati Uniti JD Vance, accompagnato dal Segretario di Stato Marco Rubio.

Prevost mantiene la promessa, quella di mettere a disposizione la sua diplomazia e lo stesso Vaticano per costruire percorsi di pace. Nel faccia a faccia con Vance si parla dei conflitti ma anche dei diritti umanitari da rispettare in tutte le situazioni. Solo ieri il Papa aveva stigmatizzato quanto sta accadendo a Gaza, dove la gente non muore solo per le bombe ma anche di fame.

Leone continua dunque a tessere la tela per la pace. E dagli Stati Uniti, il Paese dove il Papa è nato, arriva anche l'invito alla Casa Bianca. Il mittente è lo stesso Donald Trump che ha scritto la lettera consegnata stamattina dal suo vice Vance. Prevost ha sulla scrivania anche l'invito di Kiev, segno che il mondo guarda allo Stato più piccolo del mondo come possibile punto di riferimento per tornare attorno ai tavoli del dialogo.

Alla fine dell'incontro con Vance è la Santa Sede a dichiarare che c'è stato «uno scambio di vedute su alcuni temi attinenti all'attualità internazionale, auspicando per le aree di conflitto il rispetto del diritto umanitario e del diritto internazionale e una soluzione negoziale tra le parti coinvolte».

Leone ha anche incontrato altri leader politici del mondo, arrivati a Roma per la sua messa di insediamento, dall'Australia alla Georgia, dalla Colombia all'Argentina. Una fitta rete di colloqui e confronti perché è necessario ricostruire relazioni e fiducia. È l'appello che lo stesso Papa lancia anche ai rappresentanti delle altre Chiese cristiane e delle altre religioni: «Oggi è tempo di dialogare e di costruire ponti». «Sono convinto che, se saremo concordi e liberi da condizionamenti ideologici e politici, potremo essere efficaci - dice Leone XIV agli ortodossi come ai musulmani, ai buddisti come ai cristiani assiri - nel dire 'no' alla guerra e 'sì' alla pace, 'no' alla corsa agli armamenti e 'sì' al disarmo, 'no' a un'economia che impoverisce i popoli e la Terra e 'sì' allo sviluppo integrale».

Un discorso a parte lo riserva agli ebrei. Chiede di proseguire sulla via del dialogo e di mettere alle spalle i «malintesi». «A motivo delle radici ebraiche del cristianesimo, tutti i cristiani hanno una relazione particolare con l'ebraismo» e «anche in questi tempi difficili, segnati da conflitti e malintesi, è necessario continuare con slancio questo nostro dialogo così prezioso». Una ripartenza dopo le difficoltà nei rapporti che si erano manifestate talvolta con Francesco, soprattutto in merito alla guerra tra Israele e Hamas.

Leone lavora dunque con pazienza ma anche con determinazione al mosaico della pace. Ha scelto come priorità quella di mettere a disposizione la diplomazia vaticana per frenare la corsa al riarmo e fare placare quella terza guerra mondiale a pezzi di cui parlava Papa Francesco. Un impegno in continuità con il suo predecessore che in tutti i suoi discorsi lanciava appelli per la pace. Oggi Leone va oltre aprendo le porte del Vaticano alle parti in conflitto, auspicando di fare passi in avanti là dove tanti formati di trattative e colloqui, soprattutto negli ultimi tempi, sembrano avere completamente fallito.