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Parla il capo dello Shin Bet: «Netanyahu chiedeva di non testimoniare al processo»

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Ats
04.04.2025 17:54

Il capo del Shin Bet, Ronen Bar, ha rivelato che il primo ministro Benyamin Netanyahu gli ha ripetutamente chiesto che informasse i giudici nel processo di corruzione che il premier non dovrebbe essere autorizzato a testimoniare regolarmente in tribunale per motivi di sicurezza.

In una lettera all'Alta Corte di Giustizia prima dell'udienza sulle petizioni contro la decisione del governo di licenziarlo, Bar afferma che il suo rifiuto di dare ascolto alla richiesta di Netanyahu ha portato a una rottura della fiducia tra loro.

Netanyahu ha citato la sua mancanza di fiducia in Bar come motivo della sua rimozione. Bar afferma di aver rispettato il requisito del suo lavoro, che prevedeva di mantenere "l'indipendenza professionale", anziché agire per lealtà personale nei confronti del primo ministro.

Dal canto suo in una nota l'ufficio del premier israeliano Netanyahu dichiara che: "La sfiducia nei confronti del capo del Shin Bet, manifestata dal primo ministro e da tutti i membri del governo senza eccezioni, non è derivata da una questione di lealtà personale, ma piuttosto dalla mancanza di fiducia nelle sue capacità, a seguito del suo ruolo determinante nel fallimento del 7 ottobre, quando ha scelto di non aggiornare il livello politico, e da una serie di eventi che hanno minato la fiducia professionale in lui successivamente".

"L'unico che agisce per motivi personali è il capo del Shin Bet, che si aggrappa al suo incarico e insiste nel rimanere nel suo ruolo dopo aver perso la fiducia dell'intero governo. Anche la lettera della procuratrice è affetta da un conflitto di interessi significativo". "La lettera di Bar è piena di bugie, come l'affermazione che il primo ministro abbia chiesto al capo del Shin Bet di usare i poteri in modo improprio contro i cittadini israeliani, cosa che non è mai accaduta", dice l'ufficio di Netanyahu.

"Il primo ministro ha parlato con il capo del Shin Bet riguardo ai modi per consentire la sua testimonianza in tribunale, alla luce delle minacce di razzi contro Israele e contro il primo ministro in particolare. La discussione che ha avuto luogo riguardava il luogo della testimonianza, non la sua esistenza. Infatti, i responsabili dello Shin Bet hanno stabilito che le discussioni dovessero avvenire in una zona protetta presso il tribunale distrettuale di Tel Aviv e non altrove. E così si stanno svolgendo le discussioni", conclude la nota.