Partygate: c'è anche la first lady Carrie Johnson

C'è anche il nome della consorte di Boris Johnson, Carrie, fra le persone che Scotland Yard ha deciso di multare nell'ambito delle indagini sul cosiddetto Partygate per i ritrovi organizzati a Downing Street fra il 2020 e il 2021 in violazione delle norme Covid allora in vigore nel Regno Unito. Lo ha confermato una portavoce, rendendo pubblico il coinvolgimento anche della first lady - pur non trattandosi di un'esponente di governo - «nel rispetto della trasparenza».
La riesplosione dello scandalo sta intanto accendendo di nuovo il dibattito sulle possibili dimissioni del primo ministro conservatore, invocate a gran voce dalle opposizioni. Dimissioni che alcuni osservatori tendono tuttavia a escludere nel pieno della crisi scatenata dall'invasione russa dell'Ucraina. E che anche uno dei deputati Tory ribelli più ostili a BoJo, Roger Gale, il quale in passato non aveva esitato a chiederle, ha affermato di ritenere al momento fuori questione.
«Non possiamo fare un favore a Putin», ha tagliato corto Gale, né rischiare di destabilizzare «il fronte degli alleati Nato» (in seno al quale Johnson si è rilanciato nelle ultime settimane in veste di punto di riferimento della linea dura nel sostegno a Kiev e nella risposta a Mosca); pur non senza sottolineare come il premier abbia il dovere di «ammettere ora di fronte al Parlamento le violazioni» di legge commesse a Downing Street nell'ambito del Partygate, violazioni che nei mesi scorsi aveva ripetutamente detto di non aver colto.