La curiosità

Per la Casa Bianca corrono in ventidue

Sono quattro i rappresentanti di partiti che si definiscono «socialisti» – In gara anche Verdi e Libertari
©Carolyn Kaster
Dario Campione
05.09.2024 06:00

Harris, Trump. E altri venti. La democrazia compiuta del bipartitismo smentisce regolarmente sé stessa. Non tanto nelle urne, dove la sfida, alla fine, è sempre tra un democratico e un repubblicano. Quanto, piuttosto, sulle schede elettorali. Leggendo le quali i cittadini si imbattono talvolta in strani personaggi o in autentici carneadi, pronti a sfidare apertamente il senso del ridicolo pur di prendere parte alla corsa per la Casa Bianca. Sul sito della Federal Election Commission (FEC), l’organismo istituzionalmente delegato a vigilare sulla regolarità del voto per le presidenziali, è possibile scovare le molte informazioni che nessuno, fuori dai confini americani, è di solito interessato a divulgare. Tra queste, proprio il numero e il nome dei candidati alle elezioni del novembre 2024. Che sono, come detto, 22.

In realtà, soltanto cinque di loro possono ambire tecnicamente a sedersi alla scrivania dello Studio ovale: Kamala Harris e Donald Trump, ovviamente. E gli altri tre che si presentano in un numero di Stati sufficienti a raccogliere i 270 grandi elettori necessari a ottenere la nomina. I loro nomi, forse, non diranno granché. Ma le loro storie sono curiose. Chase Oliver, 39 anni, è il candidato del Partito Libertario. Già militante dem e attivista durante la campagna di Barack Obama nel 2008, Oliver ha scelto come suo vice l’economista Mike ter Maat, 64 anni, un ex repubblicano con un passato da ufficiale di polizia. Jill Stein, 74 anni, medico, è la candidata dei Verdi. Per la terza volta si presenta alle presidenziali (lo aveva già fatto nel 2012 e nel 2016). Come vice ha indicato uno storico dell’Università di Santa Barbara (California), Rudolph “Butch” T. Ware III. La 44enne attivista newyorkese Claudia de la Cruz corre invece per il Partito per il Socialismo e la Liberazione. De la Cruz ha fondato alcun anni fa il People’s Forum, organizzazione che, secondo un’inchiesta pubbilcata dal New York Times nel 2023, riceve gran parte dei suoi finanziamenti da cittadini americani residenti a Shanghai e legati con il Partito Comunista Cinese e la sua rete di propaganda. Nel ruolo di vice, de la Cruz ha indicato la figlia di un emigrato messicano, Karina Garcia.

Nel Paese in cui la parola «socialismo» non ha mai riscosso molto successo, altri tre candidati alla Casa Bianca rappresentano un partito che ha, nel proprio nome, un riferimento al termine coniato dal filosofo francese Pierre Leroux e poi diventato il simbolo delle lotte operaie nell’Europa continentale del XIX secolo. Rachele Fruit, 75 anni, ex sindacalista e dipendente di Walmart, è la candidata del Partito Socialista dei Lavoratori. Mentre Joseph Kishore, 44 anni, scrittore, è il candidato (nonché segretario nazionale) del Partito Socialista per l’Eguaglianza. Attivo nel movimento trotskista dal 1999, Kishore scrive per il World Socialist Web Site, l’organo ufficiale della Quarta Internazionale, e come vice ha indicato il suo editore, Jerome White. Il Partito Socialista degli Stati Uniti candida, invece, William Stodden, la cui storia personale somiglia in modo impressionante a quella di J.D. Vance, il vice di Trump. Ex marine, figlio di operai, Stodden ha un dottorato di ricerca in Scienze politiche. E sul braccio sinistro un gigantesco tatuaggio del Che.

In questo articolo: