Perché a Zanzibar mancano gli alcolici?

Zanzibar, paradiso per gli amanti del relax e delle vacanze al mare, ha un problema con gli alcolici. Nell'arcipelago, da qualche settimana, le bevande a base di alcol sono diventate introvabili. Sono sparite dai bar, e anche negli hotel sta diventando sempre più difficile sorseggiare un drink alcolico. Bersi uno spritz, ma anche un liquore, è diventata un'impresa. Per non parlare di whisky e superalcolici. Il prezzo delle birre, addirittura, è aumentato quasi del 100%, Una faccenda, questa, che gli abitanti temono possa avere ripercussioni sul turismo, e di riflesso sull'economia locale. Basti pensare che il Daily Mail, nel descrivere la situazione, ha parlato di turisti addirittura «inorriditi», e di vacanze «horror» a causa della mancanza di alcolici. Ma da dove nasce questo problema?
Partiamo dal principio. Sulle isole di Zanzibar, la maggioranza della popolazione locale è musulmana. Il che significa che, nell'arcipelago, moltissime persone sono astemie. Un dettaglio non indifferente e che, al contrario, ha portato il governo a studiare soluzioni alternative per garantire ai turisti di non rinunciare a un drink sulla spiaggia. Negli ultimi vent'anni, l'arduo compito di rifornire Zanzibar di alcolici era quindi stato affidato a tre aziende fuori dalle isole. One Stop, Scotch Store e ZMMI. Tre aziende a cui, tuttavia, a inizio anno Zanzibar Liquor Control Board non ha rinnovato il permesso necessario per continuare a importare alcol sulle isole. Il motivo? Ancora non è noto. Ciò che è chiaro, piuttosto, è che è da qui che sarebbero nati i problemi.
Senza importatori esteri di alcol, insomma, di cocktail, whisky o liquori non se ne possono bere. Eppure, qualche settimana dopo il mancato rinnovo del permesso delle tre storiche aziende – che hanno presentato ricorso per capire che cosa sia accaduto – Zanzibar ha deciso di concedere l'importazione di alcol a tre nuove società. Kifaru, Bevko e Zanzi Imports. Ma non tutto quel che luccica è oro. In primis, perché tutte e tre le aziende sono state sottoposte a un lungo processo di verifica, volto a certificare non vi sia alcuna persona straniera «coinvolta nelle operazioni commerciali», come chiede la legge di Zanzibar. Nello specifico, per ottenere la licenza, è necessario essere residenti nati a Zanzibar, non aver precedenti penali e possedere un magazzino, oltre che un veicolo per consegnare la merce. Un iter, particolarmente complesso, che ha quindi rallentato ulteriormente l'importazione di alcolici, anziché fungere da soluzione realmente efficace.
La situazione, insomma, è piuttosto il caos. La faccenda, per quanto ad alcuni possa sembrare esagerata, è stata presa seriamente dalle isole. Come dimostrano le dimissioni, a fine gennaio, del ministro del turismo di Zanzibar, Simai Mohammed Said. Sebbene il ministro avesse confessato di aver lasciato la carica per «l'assenza di condizioni per proseguire il lavoro», molti sostengono che la scelta possa aver a che fare proprio con i problemi legati all'approvvigionamento degli alcolici.
Nello specifico, nel corso di una conferenza stampa, Said aveva accusato pubblicamente l'Ente per il controllo dei liquori, accusandolo di aver gestito in maniera sbagliata l'industria dei liquori. Una critica che, tuttavia, è stata rispedita al mittente, con gli interessi. Said, infatti, è stato accusato di conflitto di interessi, in quanto, secondo l'Ente e secondo il presidente di Zanzibar, le sue critiche sarebbero state mosse da «motivazioni personali». Un parente del ministro, infatti, lavora per una delle società a cui non è stata rinnovata la licenza. Il che avrebbe generato un particolare accanimento nei confronti delle istituzioni impegnate nella gestione delle importazioni di alcol.
Tralasciando le critiche tra enti e ministri, il problema, però, resta. E qualora non venisse risolto, potrebbe diventare realmente pericoloso. Proprio nel momento in cui Zanzibar ha registrato un'impennata di turisti, tra le più alte della storia.