Perché si dice che Zelensky stia pianificando attacchi sul territorio russo?

In oltre 445 giorni di guerra tra Mosca e Kiev, le bombe e gli attacchi hanno toccato unicamente il suolo ucraino. Di più, nel corso di tutti questi mesi, il presidente Zelensky si è contraddistinto per essersi guadagnato la fiducia dei governi occidentali, rifiutandosi di usare le armi fornite da questi ultimi per attaccare la Russia, a sua volta, fuori dai confini ucraini. Eppure, secondo un'inchiesta condotta dal Washington Post, a porte chiuse, il presidente ucraino avrebbe avanzato proposte decisamente più audaci. E in più occasioni. Nello specifico, avrebbe espresso l'intenzione di occupare alcuni villaggi russi e bombardare un oleodotto ungherese, oltre ad aver confessato di desiderare missili a lungo raggio per colpire il nemico all'interno del suo territorio. A conferma di queste indiscrezioni, alcuni documenti classificati dell'Intelligence statunitense, resi accessibili in un'ampia fuga avvenuta su Discord e finita, come dicevamo, anche nelle mani del Washington Post. Il quale rivela inoltre che, fino ad ora, né il Pentagono né gli alti dirigenti militari statunitensi informati delle questioni contenute nei documenti hanno contestato minimamente l'autenticità delle rivelazioni.
Attacchi nei villaggi
Ricapitolando, in alcuni casi lo stesso presidente Zelensky avrebbe quindi suggerito di attaccare il nemico nel suo territorio. Questo nonostante, in altri contesti, abbia ripetutamente consigliato l'opposto, frenando le proposte dei suoi subordinati. Ma procediamo con ordine. Il primo caso che vede Zelensky proporre azioni militari rischiose oltre i confini risale a fine gennaio. Durante una riunione, il leader ucraino avrebbe proposto di «condurre attacchi in Russia», spostando le truppe di terra su suolo russo e occupando alcune città sul confine. Il piano preciso, contenuto in un documento etichettato come «top secret», aveva uno scopo ben definito. Vale a dire, velocizzare i colloqui con Mosca.
L'oledotto ungherese
A seguire, come anticipato, Zelensky avrebbe preso in considerazione di boicottare l'oleodotto sovietico Druzhba. Oleodotto fondamentale per l'Ungheria, a cui fornisce infatti il petrolio. In un incontro avvenuto a metà febbraio con il vice primo ministro Yuliya Svrydenko, il presidente ucraino avrebbe suggerito di «far saltare» l'oleodotto Druzhba, distruggendo in questo modo anche l'industria ungherese di Orban, ampiamente basata sul petrolio russo. A proposito di quella conversazione, i funzionari dell'intelligence avrebbero però ammesso che in quel momento Zelensky stava esprimendo rabbia nei confronti dell'Ungheria, e che pertanto, queste considerazioni potevano essere classificate come «minacce iperboliche e prive di significato».
I missili a lungo raggio
Ma non finisce qui. In un incontro con il generale Valery Zaluzhny, avvenuto a fine febbraio, Zelensky avrebbe espresso le sue preoccupazioni in merito alla mancanza di missili a lungo raggio, capaci di raggiungere i dispiegamenti di truppe nemiche sul territorio russo. Di più, a causa dell'assenza di armi efficaci per attaccarli, il presidente ucraino, in un altro documento segreto, avrebbe suggerito di attaccare con i droni località non specificate dello schieramento a Rostov, nella Russia occidentale.
Rischio di escalation
Nonostante le rivelazioni trapelate dai documenti segreti dicano l'opposto, Zelensky, pubblicamente, ha sempre scartato l'idea di occupare parti di Russia, giudicando tali proposte come «fantasie». Pur precisando che fosse pieno diritto dell'Ucraina usare «tattiche non convenzionali» per difendersi, qualora fosse necessario.
La questione dei missili a lungo raggio per colpire la Russia oltre i confini, al contrario, è sempre stata spinosa per la Casa Bianca, che teme infatti che qualora ciò si verificasse, la situazione degenererebbe molto velocemente, andando presto fuori controllo. Le rassicurazioni ufficiali di Zelensky, tuttavia, sembrano essere – almeno al momento – convincenti: «Nessuno nel nostro Paese ha dato ordini di offensiva o di attacco al territorio russo», ha dichiarato, infatti, quando interpellato sulla questione.
Tuttavia, sebbene non ci siano indicazioni precise sull'utilizzo di missili occidentali per colpire il territorio russo, Kiev si sarebbe servita più volte di droni armati per attaccare il nemico. Negli ultimi tempi, le esplosioni causate da questi veicoli aerei privi di pilota vengono registrate quotidianamente in Russia e, in particolare, a Rostov, dove recentemente un drone ha colpito una raffineria di petrolio. Ma spesso, i funzionari ucraini sono schivi. E lasciano intendere di essere responsabili, pur senza prendersi direttamente il merito.