Il dato

Perché tanti espatriati russi sono tornati a casa?

I motivi sono molteplici: dalle offerte di lavoro più allettanti in Russia all'impossibilità di rinnovare i permessi di soggiorno in Paesi come la Turchia – E Vladimir Putin, intanto, gongola: «Una buona tendenza»
©YURI KOCHETKOV
Marcello Pelizzari
04.05.2024 10:30

Nel 2022, durante il primo anno di invasione su larga scala dell'Ucraina, oltre un milione di cittadini russi aveva lasciato la Federazione Russa. Chi perché contrario di principio alla guerra, chi – semplicemente – per mantenere uno stile di vita il più occidentale possibile e chi, ancora, per evitare di finire nelle maglie dell'esercito e finire al fronte. Ora, come riporta Bloomberg, migliaia di queste persone sono tornate. Vitamina pura per Vladimir Putin e la sua macchina della propaganda, ma anche un'ulteriore spinta all'economia di guerra che, oramai, vige nel Paese.

Intendiamoci: i ritorni, nella maggior parte dei casi, sono stati forzati. Dalle circostanze e, in particolare, dal fatto che molti cittadini all'estero, dall'oggi al domani, si siano visti rifiutare il permesso di soggiorno. Per tacere delle difficoltà legate al trovare un impiego o alle lungaggini per trasferire denaro e altri averi dalla Russia. Non solo: il mondo, per i cittadini russi, si è notevolmente ristretto dal 24 febbraio 2022. Detto in altri termini, sono poche le destinazioni che, ancora, sono disposte ad accogliere cittadini russi. 

Alexey, un ex consulente politico moscovita, si era trasferito in Georgia per lavorare come imprenditore dopo essere stato arrestato durante una manifestazione contro la guerra in Ucraina nella capitale russa. Le cose, però, non hanno funzionato, al netto che Tbilisi da settimane è attraversata da forti, fortissime proteste di piazza per la svolta autoritaria e filo-russa del partito di maggioranza al governo, Sogno Georgiano. Alexey, come molti altri, ha fatto ritorno in Russia quando le sue finanze si sono esaurite. Molti altri, già. Ma quanti? Lo scorso giugno, il Cremlino si è vantato di un dato: più o meno un cittadino su due, rispetto a chi era partito, nel frattempo aveva fatto rientro in Russia. Un dato, questo, che Bloomberg ritiene credibile avendolo incrociato con le statistiche disponibili dei Paesi di destinazione. Non solo, Vladimir Putin ha elogiato il ritorno di uomini d'affari, imprenditori e lavoratori altamente qualificati. Definendo il tutto «una buona tendenza». Agli occhi del presidente, il rientro di così tante persone è un chiaro segno di sostegno alle politiche del Cremlino. E una prova, parola del presidente, che i russi, tutti i russi, «hanno un senso di appartenenza e una comprensione di ciò che sta accadendo».

I tanti, tantissimi ritorni, dicevamo, hanno rilanciato la propaganda e la narrazione. Le storie di molti cittadini partiti e poi rientrati sono state utilizzate e sbandierate per ribadire quanto sia russofobo l'Occidente, come ha spiegato a Bloomberg Tatiana Stanovaya, fondatrice della società di consulenza politica R.Politik e senior fellow del Carnegie Russia Eurasia Center. La questione, per contro, è anche economica e non soltanto politica. Gli oramai ex espatriati, infatti, stanno aiutando la Russia a reggere il peso delle sanzioni di guerra. Bloomberg Economics, al riguardo, ha spiegato che il ritorno di queste persone ha contribuito – fra un quinto e un terzo – alla crescita economica annuale del 3,6% registrata dalla Russia nel 2023. Così Alex Isakov, un economista russo: «In primo luogo, i migranti di ritorno tendono a percepire salari più alti e a essere impiegati in industrie ad alto valore aggiunto: le indagini mostrano che il livello di reddito era altamente correlato con la probabilità di lasciare il Paese per evitare la mobilitazione nel 2022. In secondo luogo, i lavoratori che rientrano incrementano l'attività nei settori nazionali orientati al consumo, come i servizi domestici, la vendita al dettaglio e il settore immobiliare, invece di spendere il loro reddito all'estero. Quest'ultimo aspetto ha anche permesso di attenuare il deflusso di capitali dalla Russia nel corso del 2023».

Non finisce qui: per alcuni, il ritorno in Russia è legato a condizioni di lavoro (e quindi vita) migliori rispetto all'epoca pre-guerra. Il Paese, infatti, sta cercando di attirare sempre più specialisti perché, beh, scarseggiano. Evgeniy e la sua famiglia, dopo aver trascorso un anno ad Almaty, in Kazakistan, hanno fatto rientro nel territorio della Federazione Russa. Il motivo? Evgeniy ha ricevuto un'offerta di lavoro, in Russia, che prima non poteva nemmeno sognare, come ha raccontato a Bloomberg. E che altrove, forse, non avrebbe trovato. Il CERN, ad esempio, ha annunciato che quest'anno non lavorerà più con gli specialisti russi. Spingendoli, di fatto, a rientrare in patria. 

Nel 2022, sull'onda dell'invasione dell'Ucraina, secondo gli economisti dell'Alfa Bank di Mosca la Russia ha perso l'1,5% della sua forza lavoro. Circa 1,1 milioni di persone. Persone che, appunto, hanno cercato un nuovo inizio altrove. Negli Emirati Arabi Uniti, in Thailandia o in Indonesia, ma anche in Turchia e nelle ex repubbliche sovietiche. Dove, tuttavia, l'aria è cambiata. Perfino in Armenia e Kirghizistan, Paesi noti per essere abbastanza vicini della Russia, i controlli sui cittadini della Federazione e sui rinnovi dei permessi sono aumentati o sono stati irrigiditi. I Paesi europei, di loro, hanno complicato e non poco le procedure per consentire ai russi di ricevere o rinnovare i permessi di soggiorno temporanei. Lo stesso ha fatto la Turchia, sorprendendo decine di migliaia di cittadini russi come spiega sempre Bloomberg. L'attuale numero di permessi di soggiorno a breve termine concesso ai russi da Ankara è di circa 60 mila. Meno della metà rispetto ai 132 mila del 2022, secondo i dati ufficiali. E ancora: i dati dell'ufficio statistico nazionale della Georgia mostrano che il numero di russi che hanno lasciato il Paese è aumentato di sei volte nel 2023, raggiungendo 35.344 unità, mentre i migranti in arrivo sono diminuiti del 16% rispetto all'anno precedente. Il Kazakistan ha dichiarato di aver accolto 146.000 nuovi arrivati dalla Russia alla fine del 2022, ma un diplomatico russo ad Almaty ha affermato che dopo un anno ne sarebbero rimasti non più di 80 mila.

Il processo di rimpatrio, conclude Bloomberg è destinato a continuare. Secondo uno studio condotto da scienziati politici guidati da Emil Kamalov e Ivetta Sergeeva presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze, solo il 41% dei migranti russi, e in alcuni Paesi solo il 16%, considera il proprio status stabile o in qualche modo stabile nelle società di accoglienza. Un'insicurezza ulteriormente aggravata dal fatto che il 25% riferisce di aver subito discriminazioni, sia da parte della popolazione locale sia da parte delle istituzioni. Tradotto in soldoni, i cittadini russi hanno scoperto sulla loro pelle che «il mondo si è letteralmente schierato contro di loro» ha detto Anna Kuleshova, una sociologa del Social Foresight Group. E così, sono rientrati in Russia con un misto di frustrazione e rabbia, al grido tornati «Putin non aveva poi così torto». Altri, semplicemente, sono tornati a casa in silenzio. Convinti di aver fatto, a suo tempo, la scelta giusta opponendosi a Putin. Ma costretti, ora, a vivere nel ventre della bestia. Alexander, 35 anni, specialista in informatica bancaria, è tornato in Russia dall'Azerbaigian perché la sua famiglia non si sentiva a suo agio sulle rive del Caspio. Ha trovato lavoro in una grande banca russa, riferisce Bloomberg, dove ha detto che la maggior parte dei suoi colleghi sostiene Putin e crede alla propaganda sulla guerra. Temi che l'ex espatriato, pubblicamente, non affronta: «Sto solo aspettando che questo incubo finisca».