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Politica economica di Trump: «La Svizzera rischia di subire un impatto indiretto»

L'analista Elena Guglielmin commenta le implicazioni che le strategie del tycoon potrebbero avere per la Confederazione
Ats
06.11.2024 19:13

I mercati statunitensi hanno reagito in maniera positiva all’elezione di Donald Trump, la cui politica economica è molto chiara e basata sulla deregolamentazione. Una politica analizzata da vicino dagli esperti di UBS, che oggi hanno incontrato la stampa per delineare i trend emersi e le implicazioni economiche del voto odierno. «Parliamo di un programma dei repubblicani che è stato sempre assolutamente chiaro», commenta ai microfoni di Ticinonews l'analista Elena Guglielmin. «Trump si è sempre espresso con una certa precisione riguardo la riduzione delle aliquote fiscali per le aziende, dal 28 al 21%. Lui ha addirittura ventilato un possibile calo al 15%, ma si tratta di un obiettivo davvero molto difficile da raggiungere».

Il tycoon ha parlato anche di aliquote sulle persone fisiche che non verranno modificate. Vi sono poi degli incentivi legati alla transizione ecologica «che effettivamente potrebbero essere cancellati. Bisognerà vedere come l’intera tematica delle energie rinnovabili verrà dipanata dall’amministrazione Trump. Abbiamo inoltre tutti quei vantaggi molto apprezzati dai mercati, come una supervisione regolamentare ridotta, la quale offre indubbiamente un vantaggio notevole per il settore finanziario«. In definitiva »si assiste a una spinta a breve termine sulla crescita del PIL».

Venendo alle implicazioni concrete che le linee guida della politica economica di Trump potrebbero avere per la Svizzera, «rischiamo di subire un impatto indiretto - che a oggi non possiamo ancora quantificare - perché siamo forti esportatori in Europa e se questa dovesse essere soggetta ai dazi del 10% di cui parla Trump, ci sarebbe ovviamente un’implicazione negativa anche per la Confederazione». Non bisogna tuttavia dimenticare che ci sono anche aziende elvetiche che producono direttamente negli Stati Uniti «e loro ovviamente sarebbero avvantaggiate». A oggi «abbiamo un’economia svizzera sana. Noi prevediamo una crescita del PIL dell’1,5% nel 2025, però è chiaro che tutto questo è soggetto a quanto accadrà nei prossimi 12 mesi», conclude Guglielmin.