Stati Uniti

Prima udienza per il sospetto omicida di Charlie Kirk, lo Utah chiederà la pena di morte

Tyler Robinson, 22 anni, resta in silenzio davanti agli inquirenti ma confessò l'omicidio ad amici online – Il governo annuncia una stretta sui «gruppi di sinistra» con accuse di terrorismo
© KEYSTONE (EPA/SCOTT G WINTERTON / POOL)
Red. Online
17.09.2025 10:59

Tyler Robinson, il presunto killer di Charlie Kirk, è apparso per la prima volta in tribunale, a Provo, Utah, in videocollegamento dal carcere. Il 22.enne è apparso calmo, ha confermato le sue generalità, ha ascoltato senza battere ciglio le accuse e l'intenzione del pm di chiedere la pena di morte.

Robinson è apparso da remoto all'udienza, indossando quello che sembrava un giubbetto verde scuro senza maniche. Secondo quanto riferito alla BBC da due ufficiali del tribunale, l'indumento è pensato per prevenire l'autolesionismo. Robinson è sotto sorveglianza speciale per timori che possa suicidarsi, come aveva detto di voler fare prima di essere convinto a costituirsi.

La prossima udienza è stata fissata per il 29 settembre. Nel frattempo resterà in carcere, senza possibilità di rilascio su cauzione, e si provvederà alla nomina di un avvocato.

Sette capi d'imputazione

«Ne ho abbastanza del suo odio. Con certi odi non si può scendere a patti»: è uno degli sms inviati da Tyler Robinson al suo partner transgender dopo il delitto. Lo ha rivelato in una conferenza stampa il procuratore locale del tribunale di Provo in Utah, Jeff Gray.

Sette i capi di imputazione, tra cui omicidio aggravato, uso illecito di arma da fuoco, ostruzione della giustizia e corruzione di testimoni, quest'ultimo per aver intimato al suo compagno di «cancellare i messaggi incriminanti» e di non parlare con la polizia. Messaggi in cui si era accusato dell'attentato, lasciando sconcertato il partner.

Gray ha quindi ricostruito la vicenda confermando sostanzialmente quanto già noto, a parte qualche dettaglio. Come il proiettile mortale che nel campus della Utah University ha sfiorato bambini e l'ultimo interlocutore di Kirk. O il fucile nascosto nei pantaloni e il riconoscimento in foto da parte della madre, cui disse di essere malato prima che un amico di famiglia ex poliziotto lo convincesse – insieme ai genitori, di fede repubblicana – a costituirsi.

È stata proprio la madre a raccontare che di recente suo figlio era diventato più politicizzato e orientato a sinistra riguardo ai diritti di gay e trans, e che stava frequentando il suo coinquilino, ora in fase di transizione (da uomo a donna). Circostanze, insieme ai messaggi, che gettano nuova luce sul movente, suggerendo un omicidio per motivo di odio contro un attivista conservatore considerato razzista, antisemita, islamofobo, antiabortista, pro armi e a favore della pena di morte, nonché ostile ai trans. Come il partner di Robinson, che sta pienamente collaborando con gli investigatori.

Finora invece Robinson non ha confessato, anche se gli indizi illustrati dal procuratore sembrano schiaccianti: dalle immagini della videosorveglianza nel campus della Utah State University, dove è avvenuto l'attentato, a una prova del Dna sull'asciugamano con cui avvolse il fucile, e sui proiettili. Sino ai messaggi condivisi con gli amici in una chat su Discord e sul cellulare in cui scrisse che avrebbe colto al volo l'opportunità che aveva di eliminare l'influencer conservatore, ammettendo poi di essere stato lui. «Tra qualche istante mi arrenderò tramite un amico sceriffo, grazie per tutti i bei momenti e le risate, siete stati tutti fantastici, grazie a tutti per tutto», preannunciò ringraziando gli amici.

La guerra ai movimenti di sinistra

Lo stesso Donald Trump ha evocato la pena di morte per il killer di Kirk e minacciato di perseguire i gruppi della sinistra radicale, a partire dal gruppo antifascista di estrema sinistra Antifa, che potrebbe etichettare come gruppo terrorista domestico. «La maggior parte della violenza sta a sinistra», ha insistito. Una convinzione ribadita anche dai suoi più stretti collaboratori. Come il vicepresidente JD Vance, che vorrebbe «disperatamente» l'unità nazionale dopo l'uccisione di Kirk ma secondo cui è impossibile trovare un terreno comune con chi ha celebrato l'assassinio del suo amico.

Il vice capo dello staff della Casa Bianca Stephen Miller, l'artefice delle deportazioni di massa, ha fatto dichiarazioni di guerra contro la «campagna organizzata che ha portato a questo assassinio», promettendo di «sradicare e smantellare queste reti terroristiche».

Intanto il capo dell'FBI Kash Patel è stato torchiato al Senato, dove ha dovuto difendere non senza imbarazzo la propria gestione del caso Epstein e delle indagini sull'omicidio Kirk, durante le quali aveva annunciato erroneamente la cattura del killer.