Provocazioni e minacce: lo «scontro nucleare» tra Trump e Medvedev

Donald Trump si lascia provocare dalla Russia e mostra i muscoli delle armi atomiche. Il presidente USA ieri ha dichiarato di aver ordinato il posizionamento di due sottomarini nucleari nelle «regioni appropriate» rispondendo così all’ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev. Di più, in una intervista a Newmax, il tycoon ha affermato che i due mezzi subacquei si stanno avvicinando al Paese di Vladimir Putin. Scenari da Guerra Fredda, che alcuni analisti considerano semplicemente una risposta americana all’escalation retorica di Mosca.
Giovedì Medvedev aveva lanciato la sua provocazione a Trump, affermando che Mosca possiede la capacità di attacco nucleare dell'era sovietica come ultima risorsa. E il tycoon ovviamente non l’ha presa bene: «Sulla base delle dichiarazioni altamente provocatorie dell'ex presidente russo Dmitry Medvedev ho ordinato il posizionamento di due sottomarini nucleari nelle regioni appropriate, nel caso in cui queste dichiarazioni sciocche e provocatorie siano più di questo», ha scritto il presidente USA sui social media. E ha aggiunto: «Le parole sono molto importanti e spesso possono portare a conseguenze indesiderate. Spero che questo non sia uno di quei casi».
Trump ha poi spiegato ai giornalisti: «Un ex presidente della Russia ci ha minacciati e noi proteggeremo il nostro popolo».
Le parole del capo della Casa Bianca arrivano in un momento di forte tensione tra Washington e Mosca. Trump è sempre più frustrato dall’atteggiamento del suo omologo Vladimir Putin che, nonostante le belle parole sulla necessità di negoziare la fine della guerra – comunque alle sue condizioni – non sembra intenzionato a cessare gli attacchi contro l’Ucraina.
Il tycoon, evidenzia la Reuters, non ha fornito ulteriori dettagli sui «sottomarini nucleari». I sottomarini militari statunitensi, infatti, sono a propulsione nucleare, ma possono pure essere armati con testate atomiche. Gli Stati Uniti dispongono di un totale di 14 sottomarini nucleari di classe Ohio, ciascuno in grado di trasportare fino a 24 missili balistici Trident II D5 in grado di lanciare più testate termonucleari fino a 7.400 km.
Medvedev, in questi 3 anni di guerra, ha più volte minacciato l’Occidente, cavalcando le esagerazioni della propaganda del Cremlino. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza non ha il potere di lanciare armi atomiche e spesso agisce più come un cane da guardia che come un vero e proprio decisore del Governo, sottolinea la CNN.
Al di là del braccio di ferro sul nucleare, Trump martedì ha lanciato un ultimatum a Mosca, manifestando l’intenzione di imporre nuove pesanti sanzioni contro la Russia, per i «disgustosi» attacchi sui civili ucraini. Il presidente americano ha pure fatto sapere che il suo inviato all'estero, Steve Witkoff, si recherà in Russia «nei prossimi giorni», ma non sono stati resi noti ulteriori dettagli sul viaggio.
Daryl Kimball, direttore esecutivo del gruppo di pressione Arms Control Association, dal canto suo, ha criticato le uscite di Trump e Medvedev, definendo «irresponsabile e sconsigliabile» il loro atteggiamento: «Nessun leader o vice leader dovrebbe minacciare una guerra nucleare, tanto meno in modo infantile sui social media».
Inoltre, Hans Kristensen della Federazione degli scienziati americani ha osservato che i sottomarini nucleari statunitensi, parte della cosiddetta triade nucleare con bombardieri e missili terrestri, sono sempre posizionati per lanciare missili dotati di testate nucleari contro obiettivi in Russia: «I sottomarini sono sempre lì, in ogni momento, e non c'è bisogno di spostarli». Insomma, Trump starebbe semplicemente rispondendo al gioco retorico di Medvedev.
Non che Putin sia rimasto in disparte. Il capo del Cremlino ha infatti affermato che la Russia ha avviato la produzione dei suoi nuovi missili ipersonici, gli Oreshnik, ribadendo i suoi piani di schierarli in Bielorussia entro la fine dell'anno.
Tuttavia, nota il New York Times, una simile ostentazione pubblica dei «muscoli nucleari» è rara persino per il tycoon, il quale ha utilizzato lo spauracchio atomico per l’ultima volta nel 2018 contro il leader nordcoreano Kim Jong Un. Durante il suo primo mandato, Trump affermò che il suo «pulsante nucleare» era «molto più grande e potente» di quello di Kim. Uno scambio di battute che portò a un'apertura diplomatica tra USA e Corea del Nord, a tre incontri tra i due leader e, infine, al completo fallimento del tentativo di convincere Pyongyang a rinunciare al suo arsenale nucleare, oggi più forte che mai.
Con la Russia, tuttavia, la situazione è molto diversa. Trump ha sempre espresso apprezzamenti per Putin, evidenziando come le loro telefonate siano sempre molto buone. Questo nonostante lo zar, sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, abbia spesso minacciato di utilizzare un'arma nucleare tattica sul nemico.
Medvedev, invece, pare essere un buon avversario retorico per Trump. L’ex presidente russo non è nuovo a minacce altisonanti, anche inverosimili. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo è considerato uno dei falchi anti-occidentali più vicini alla propaganda del Cremlino. Prima del recente scontro con Trump, i piani alti di Washington hanno sempre liquidato le uscite di Medvedev come sparate infarcite di retorica, dunque lontanissime dall'essere considerate realistiche minacce per l'Occidente. Per questo motivo, l’uscita di Trump sui sottomarini nucleari oggi stupisce i funzionari americani e non solo.