L'incontro

Putin-Erdogan, faccia a faccia in Iran sul grano

Il presidente russo e il suo omologo turco si troveranno a Teheran per il primo faccia a faccia dopo l'invasione russa dell'Ucraina
© AP/Turkish Presidency
Ats
18.07.2022 19:31

Il primo faccia a faccia dopo l'invasione russa in Ucraina. L'incontro di domani a Teheran tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il capo di Stato russo Vladimir Putin arriva dopo mesi fitti di telefonate tra i due e quando pare che un accordo sui corridoi nel mar Nero per esportare grano dai porti dell'Ucraina sia a portata di mano.

Se in quasi cinque mesi di guerra Erdogan non è riuscito, come sperava, a portare Putin a sedersi al tavolo con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Istanbul, il Sultano ha comunque ottenuto il riconoscimento internazionale come mediatore tra Mosca e Kiev e, mentre il conflitto si intensificava, è riuscito a organizzare tre incontri tra delegazioni di Russia e Ucraina in Turchia.

L'ultimo si è tenuto la scorsa settimana a Istanbul, al quale hanno partecipato anche rappresentanti dell'Onu, oltre che funzionari turchi, e dove, secondo il ministro della Difesa di Ankara Hulusi Akar, è stato trovato un accordo «in termini generali» per sbloccare l'esportazione del grano: entro questa settimana molto probabilmente il patto verrà siglato.

La situazione in Ucraina e la questione del grano troveranno spazio nell'incontro bilaterale che Putin ed Erdogan avranno a Teheran. Ma la visita del presidente turco in Iran si concentrerà sicuramente anche su un altro conflitto, la guerra in Siria, che sarà ufficialmente al centro del vertice trilaterale in programma domani nella capitale iraniana tra Erdogan, Putin e il presidente iraniano Ebrahim Raisi.

Si tratta del primo incontro a livello presidenziale sul processo di pace siriano a cui parteciperà Raisi, che è stato eletto lo scorso anno. Russia, Turchia e Iran avevano inaugurato colloqui sulla guerra in Siria già nel 2017, quando il presidente della Repubblica islamica era Hassan Rohani, e in cinque anni il negoziato ha portato a un fragile cessate il fuoco in alcune aree della Siria settentrionale controllate dai miliziani che si oppongono al presidente Bashar al Assad.

Mosca e Teheran non hanno mai smesso di sostenere Damasco, mentre Ankara protegge da anni gli oppositori al regime di Assad. Una posizione complicata che Erdogan non ha mai fatto intendere di voler abbandonare nonostante il cessate il fuoco sia stato violato frequentemente e in passato ci siano stati più volte scontri tra forze turche e milizie sostenute dall'Iran o le forze armate siriane appoggiate dalla Russia.

A fine maggio, il presidente turco aveva annunciato una nuova operazione militare nel nord della Siria per colpire le forze curde, ritenute da Ankara terroriste, che ancora controllano alcune zone di quel territorio. Le aree designate per l'azione militare non sono lontane dalle zone dove si trovano le milizie sostenute dall'Iran e l'esercito di Assad sostenuto dalla Russia ed è molto probabile che domani Erdogan, negli incontri con Putin e Raisi, chiederà il via libera per procedere con la campagna, annunciata da quasi due mesi e non ancora avviata.

Per il momento Mosca e Teheran non si sono sbilanciate riguardo all'operazione turca ma nello stesso tempo hanno iniziato ad avvicinarsi sempre di più. La visita di Raisi a Mosca in gennaio è stata la più prestigiosa tra i pochi viaggi all'estero del presidente ultraconservatore iraniano da quando è stato eletto. Lui stesso definì l'incontro con Putin un «punto di svolta» e nei mesi a seguire si sono susseguiti annunci riguardo a un rafforzamento delle relazioni tra Mosca e Teheran, culminati oggi con l'auspicio da parte del Cremlino che venga firmato «presto» un accordo di cooperazione strategica globale tra i due Paesi.

L'annuncio arriva peraltro a pochi giorni dalla visita in Israele e Arabia Saudita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che è stata fortemente criticata dalla Repubblica islamica. Mentre in questi mesi si consolidava l'asse Mosca-Teheran, al contrario, la Turchia ha cercato un riavvicinamento con Israele, tra i principali avversari degli ayatollah. Il processo ha avuto, per ora, successo ed è stato recentemente riconosciuto dal premier israeliano Yair Lapid che durante una visita ad Ankara ha ringraziato le forze turche per avere collaborato con il Mossad a sventare attentati contro turisti israeliani a Istanbul pianificati dall'Iran.

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