L’intervista

«Putin mostra i muscoli a Kievper imporre il suo peso regionale»

Kateryna Pishchikova, professoressa di Scienze politiche e relazioni internazionali, analizza la decisione di Mosca di dislocare oltre 100 mila soldati lungo la frontiera con l’Ucraina
Sfilata di militari russi. Mosca ne ha stanziati oltre 100 mila lungo il confine con l’Ucraina, mettendo in allarme Kiev e Washington. © Shutterstock
Osvaldo Migotto
23.11.2021 06:00

Secondo il Cremlino gli Stati Uniti «stanno artificiosamente montando l’isteria di una possibile invasione russa dell’Ucraina», dopo il dispiegamento di oltre 100 mila soldati di Mosca lungo la frontiera con il Donbass. Qual è la reale minaccia per Kiev? Abbiamo sentito Kateryna Pishchikova, professoressa dell’Università italiana eCampus e collaboratrice dell’ISPI di Milano.

Alla frontiera orientale con l’Ucraina vi sono oltre 100.000 militari russi. La preoccupa questa presenza?
«I portavoce del Cremlino su tale minaccia polemizzano, fanno propaganda e cercano di creare scompiglio. Tuttavia quest’anno i russi non hanno mai negato di aver ammassato truppe lungo il confine con l’Ucraina. Un’operazione che era iniziata lo scorso aprile ma in primavera le rassicurazioni reciproche avevano poi fatto calare la tensione anche grazie al dialogo tra Russia e USA. Tuttavia le truppe russe non si sono mosse da lì e col tempo sono aumentate. Mosca fa tutto alla luce del sole, in quanto vuole che tale operazione militare sia ben visibile».

E il fatto che Mosca abbia tolto la frontiera con le repubbliche secessioniste del Donbass come lo interpreta?
«Diciamo che il rapporto che si è creato negli ultimi sette anni e mezzo tra la Russia e queste cosiddette repubbliche, è di graduale integrazione senza annessione di fatto. Quindi oltre alle misure per agevolare il commercio abbiamo visto anche una distribuzione massiccia di passaporti russi e un uso crescente del rublo. Ma questi territori con una popolazione importante, nonostante la fuga di molte persone a causa della guerra, non hanno nessuna speranza di sopravvivere senza un aiuto esterno. Mosca dal canto suo ha tutto l’interesse ad evitare che il Donbass collassi e che ci sia una miseria tale da spingere la popolazione locale alla rivolta».

Si sa in che condizione vive la gente nelle repubbliche ribelli?
«Si tratta di una popolazione molto isolata e per tanti versi è persa per la stessa Ucraina, in quanto i contatti con questi territori sono sempre più difficili e sempre più scarsi. Vi è anche chi si sentirà abbandonato dall’Ucraina, anche se la responsabilità di Kiev è solo parziale. Per cui di fatto queste persone sono nuovi cittadini russi che seguono solo o prevalentemente i media russi, vedono arrivare aiuti prevalentemente dalla Russia e ora con i passaporti russi possono votare nelle elezioni della Federazione russa, sentendosi integrati anche dal punto di vista politico. E sicuramente ciò assicura a Putin una base elettorale a lui favorevole. Non penso però che questo sia il segale di un’imminente annessione di questi territori da parte di Mosca».

Su che basi esclude un’annessione formale?
«Per il fatto che un’annessione formale causerebbe una risposta internazionale a questo passo. Inoltre Mosca dovrebbe prendersi la responsabilità di questi territori e non potrebbe più limitarsi a dare qualche sussidio. Chiaramente più si va avanti con questa situazione, più quei territori in un certo senso saranno persi per l’Ucraina, in quanto sta cambiando anche il profilo delle persone che li abitano».

Qual è allora il reale obiettivo di Putin?
«Penso che dal punto di vista strategico quello che interessa a Mosca sia l’avere il controllo su Kiev, non sulle repubbliche separatiste. La Russia vuole avere la possibilità di negoziare il futuro di Kiev. E per fare ciò Putin ha la leva delle due repubbliche indipendentiste che l’Ucraina vorrebbe ritornassero sotto il suo controllo. Il Cremlino può così spingere Kiev verso dei negoziati nei quali Mosca porrebbe tutta una serie di condizioni, a cominciare da quella di essere riconosciuta come potenza regionale che ha voce in capitolo su vari fronti. Per cui la presenza di truppe russe potrebbe essere usata come arma di pressione per fare accettare le proposte di Putin nella regione. Credo che la minaccia di una possibile guerra resti lo strumento principale di Mosca, e questo spiega la presenza di truppe lungo il confine tra Russia e Ucraina. Se minacci la guerra devi essere credibile».