Il vertice

Putin racconta le sue verità a Cina e India: «Kiev e l'Occidente responsabili della guerra»

Al vertice della Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, diversi Paesi tra cui Cina, Russia e India, mirano a creare un mondo multipolare, lontano dalle «pratiche di bullismo» degli USA - Putin pensa ad un'alternativa alla NATO, un «nuovo sistema» di sicurezza in Eurasia
©SUO TAKEKUMA / POOL
Michele Montanari
01.09.2025 09:13

L’incontro di Ferragosto in Alaska tra Vladimir Putin e Donald Trump non ha portato a nulla, se non a riabilitare la figura del leader del Cremlino agli occhi del mondo, accolto negli USA con tanto di tappeto rosso, e ad evitare a Mosca ulteriori sanzioni americane.

Una vittoria totale per il presidente russo, che nelle scorse ore ha potuto raccontare le sue verità del vertice in Alaska a diversi leader internazionali, tra cui il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro indiano Narendra Modi.

Parlando a margine del vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) di Tianjin, che prenderà avvio in queste ore,  lo «zar», come da tradizione non ha parlato di «guerra in Ucraina» (da lui sempre definita «operazione militare speciale»), bensì di «crisi». La quale, secondo Putin, non sarebbe scaturita dall'invasione delle truppe russe, ma «dal colpo di Stato a Kiev appoggiato dagli alleati occidentali dell'Ucraina» e dai tentativi dell'Occidente di trascinare Kiev nella NATO. Il leader del Cremlino ha quindi affermato di apprezzare «gli sforzi» di Cina e India per risolvere la «crisi ucraina».

Secondo il presidente russo, per arrivare a una soluzione, occorrerebbe «affrontate le cause e ristabilire l'equilibrio di sicurezza», in quanto «la Russia aderisce al principio che nessun Paese può garantire la sua sicurezza a spese di altri».

Le parole di Putin, d'altronde, non rappresentano certo una novità e Pechino probabilmente le ha fatte sue da tempo. La Cina, infatti, è un partner fondamentale per Mosca nell'ambito del conflitto ucraino. Il Paese del Dragone, pur dichiarandosi neutrale, non solo fornisce a Putin il suo sostegno diplomatico, ma pure quello economico per garantire alla Russia di alimentare la sua macchina bellica.

Le aziende cinesi hanno acquistato grandi quantità di petrolio russo a prezzo scontato e hanno fornito a Mosca componenti tecnologici a duplice uso che, secondo i leader occidentali, hanno alimentato la base industriale della difesa russa. Pechino, tuttavia, ha sempre definito «normali» gli scambi commerciali con il Paese di Putin.

All'inizio dell'estate Trump ha minacciato di voler punire questa partnership, affermando che la Cina avrebbe potuto incorrere in ingenti dazi sui suoi beni se avesse continuato ad acquistare carburante dalla Russia.

I dazi di Trump

Mentre la Cina continua ad alimentare le finanze russe, il presidente USA ha imposto pesantissimi dazi del 50% all'India, anch'essa accusata di acquistare il petrolio russo. Le tariffe  del capo della Casa Bianca, però, hanno avuto l'effetto di inasprire i rapporti con Modi e accelerare il riavvicinamento tra Nuova Delhi e Pechino.

Il leader indiano ha incontrato domenica Xi Jinping, nel suo primo viaggio in Cina in sette anni, mentre entrambi i Paesi si trovano ad affrontare i rigidi dazi statunitensi e lo stretto controllo occidentale sui rapporti indo-cinesi con la Russia.

Ieri il leader di Pechino ha affermato che i due Paesi più popolosi del mondo devono «essere amici e partner per il successo reciproco, e realizzare una "danza del drago e dell'elefante"», facendo «la scelta giusta» nell'interesse di entrambe le parti.

Stoccate agli USA per un mondo multipolare

Il conflitto tra Mosca e Kiev, però, ha rappresentato solo una piccola parte dei discorsi tra leader. Il vertice della SCO è infatti caratterizzato da temi economici e di cooperazione tra Paesi che mirano  a un nuovo ordine mondiale. E non sono mancate stoccate agli USA, specialmente da parte di Pechino. L’incontro della SCO, riferisce la CNN, è stato orchestrato proprio per mettere in risalto la leadership globale della Cina e la sua stretta e duratura alleanza con la Russia, con le due superpotenze che cercano di riequilibrare il potere globale a loro favore a spese degli Stati Uniti.

Il leader cinese Xi Jinping ha presentato il suo Paese come una forza per la stabilità economica globale e ha promesso centinaia di milioni di dollari per sostenere i suoi partner, in un momento in cui il presidente Donald Trump sta conducendo la sua guerra tariffaria globale nell'ambito della sua politica «America First».

«Dovremmo sfruttare la forza dei nostri mercati di grandi dimensioni e la complementarietà economica tra gli Stati membri e migliorare la facilitazione del commercio e degli investimenti», ha detto Xi ai leader mondiali riuniti nella città portuale cinese di Tianjin.

Il leader asiatico ha promesso 2 miliardi di yuan (280 milioni di dollari) in sovvenzioni agli Stati membri della SCO quest'anno e altri 10 miliardi di yuan (1,4 miliardi di dollari) in prestiti a un consorzio bancario della SCO. Ha inoltre chiesto che venga istituita al più presto una Banca di Sviluppo della SCO per sostenere la sicurezza e la cooperazione economica tra i paesi del blocco.

Senza nominare direttamente gli Stati Uniti, Xi ha promesso di opporsi all'«egemonismo», alla «mentalità da Guerra Fredda» e alle «pratiche di bullismo» davanti ai pesi massimi della politica di tutto il mondo, tra cui i già citati Putin e Modi, nonché il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, quello iraniano, Masoud Pezeshkian, e il bielorusso Alexander Lukashenko, fedele alleato di Putin.

«Dovremmo sostenere un mondo multipolare, equo e ordinato, una globalizzazione economica universalmente vantaggiosa e inclusiva e rendere il sistema di governance globale più giusto ed equo», ha affermato Xi.

Un'alternativa alla NATO

Facendo eco alle dichiarazioni di Xi, Putin ha chiesto alla SCO di creare un «nuovo sistema» di sicurezza in Eurasia, presentandolo come un'alternativa alle alleanze guidate dall'Occidente contro cui si è a lungo scagliato, ovvero la NATO.

 Putin ha quindi affermato che il gruppo potrebbe creare «un sistema che sostituisca i modelli eurocentrici ed euro-atlantici ormai obsoleti, tenendo conto degli interessi del più ampio spettro possibile di Paesi».

La SCO, fondata nel 2001, include Cina, India, Russia, Pakistan, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Bielorussia, con altri 16 Paesi affiliati come osservatori o partner di dialogo.

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