Quarantena al rientro addio: i cinesi tornano a prenotare voli

Tagliati fuori dal resto del mondo per tre, lunghi, anzi lunghissimi anni, complice la pandemia e una politica da parte di Pechino che definire draconiana è poco, i cinesi hanno preso d’assalto i siti di viaggio in vista della riapertura dei confini o, meglio, dell’abolizione della quarantena obbligatoria al rientro dall’estero (8 gennaio). Una decisione, quella presa dalle autorità, che punta a ravvivare un’economia fortemente danneggiata dal COVID. Certo, visto il numero di contagi nel Paese questo improvviso liberi tutti potrebbe mettere ulteriormente sotto pressione il sistema sanitario. Ma il passo, nel nome di un avvicinamento alla realtà, andava fatto agli occhi del Partito.
Le ricerche
La National Health Commission, insomma, ha fatto il gioco dei mercati e dell’economia. Ma anche dell’equilibrio sociale. Detto ciò, i dati della piattaforma di viaggi Ctrip – citati dal Guardian – hanno mostrato un’impennata di ricerche dopo l’annuncio. Destinazioni popolari come Macao, dove è possibile vaccinarsi con i preparati occidentali, Hong Kong, Giappone, Thailandia e Corea del Sud sono aumentate di 10 volte rispetto allo standard già dopo mezz’ora che l’8 gennaio era diventato realtà. E c’è da scommetterci che anche l’Europa, Svizzera e Ticino compresi, torneranno alla grande nelle scelte dei cinesi. Anche Qunar, una piattaforma rivale, ha registrato un picco di ricerche per voli internazionali, con Thailandia, Giappone e Corea del Sud in cima alla lista.
La pandemia, per quanto presentissima nella quotidianità dei cinesi, lentamente sta diventando solo e soltanto un ricordo. Addio, fra le altre cose, all’obbligo di quarantena dei positivi e dei contatti stretti, ma anche ai lockdown di interi quartieri se non città e regioni.
Ora, appunto, si tratterà di capire come la ritrovata normalità coesisterà con il virus. Come, cioè, il sistema sanitario riuscirà a reggere senza misure e restrizioni. Molti medici, negli scorsi giorni, hanno parlato di turni infiniti e ospedali sovraffollati. I lavoratori nel settore delle pompe funebri, invece, hanno segnalato un aumento della domanda per i loro servigi. Ahia.
I media statali hanno riferito che, per far fronte alla citata pressione, operatori sanitari malati o in pensione sono stati gettati nella mischia senza problemi.
«Un milione di morti»
L’addio alla politica zero-COVID, che Xi Jinping ha portato avanti con testardaggine e rigore per tanto, forse troppo tempo, forse perché consapevole del basso tasso di protezione dei vaccini cinesi, si sta traducendo in una diffusione rapida e senza controllo del coronavirus in tutto il Paese. Un Paese, ricordiamo, popolato da 1,4 miliardi di persone.
Il tutto, beh, è condito da una crescente sfiducia dei cittadini verso il governo e i funzionari ufficiali, a maggior ragione se consideriamo che le statistiche ufficiali – negli ultimi sette giorni – hanno parlato di un solo morto per COVID. Gli esperti internazionali, a tal proposito, per il 2023 si aspettano un milione di decessi in Cina a causa della pandemia.
La diffusione rapida, in una sorta di circolo vizioso, sta danneggiando a sua volta (e di nuovo) l’economia. Banalmente, perché molti lavoratori sono impossibilitati a lavorare. Molti negozi a Shanghai, Pechino e altre grandi città hanno dovuto chiudere per mancanza di personale, anche la fabbrica di Tesla ha sospeso la produzione causa COVID.
Gli analisti di JPMorgan, in questo senso, hanno mostrato più di una preoccupazione. Ritenendo che le infezioni potrebbero causare altri problemi alla catena di approvvigionamento.
Il Giappone, però, frena
Quanto ai viaggi, la revoca delle restrizioni, come detto, di per sé è una notizia positiva per la seconda economia del mondo. Ma l’effetto, benefico, secondo gli esperti si vedrà più in avanti. Ci vorranno mesi e mesi, par di capire, perché i livelli tornino quelli pre-pandemia.
Di più, se è vero che la Cina abolirà la quarantena al rientro, è altrettanto vero che alcune nazioni stanno, al contrario, prendendo delle misure nei confronti di Pechino. Il Giappone, ad esempio, ai viaggiatori dalla Cina continentali in arrivo richiederà un test COVID-19 negativo, secondo quanto indicato dal primo ministro Fumio Kishida. Chi dovesse risultare positivo, va da sé, verrà messo in quarantena per sette giorni, ha aggiunto Kishida specificando che le nuove misure entreranno in vigore dalla mezzanotte del 30 dicembre.
Il governo nipponico, fra le altre cose, limiterà anche la richiesta delle compagnie aeree di aumentare i voli da e per la Cina, vista la forte domanda.