Il caso

Quel pollo ucraino che fa arrabbiare i francesi

L’importazione di pollame da carne dall’Ucraina, in Francia, è aumentata del 122% in un anno - In generale, un pollo su due consumato nell’Esagono arriva dall’estero - La produzione interna lancia l’allarme: così non va bene
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Marcello Pelizzari
17.09.2022 16:29

L’associazione di riferimento, Anvol, ha lanciato l’allarme: il sostegno, sacrosanto, da parte dell’Unione Europea all’economia ucraina rischia di penalizzare, seriamente, l'industria francese del pollame da carne. Addirittura, a rischio ci sarebbe la sovranità alimentare del Paese.

Nel primo semestre del 2022, riferisce La Tribune citando i calcoli dell’associazione, le importazioni di pollo dall’Ucraina sono aumentate del 122% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E attenzione, perché in quel 122% non figura il pollo prodotto in Ucraina ma tagliato in uno dei Paesi membri. E questo perché viene importato come europeo.

A detta di Yann Nédélec, direttore di Anvol, il surplus di importazioni è legato alle perturbazioni del traffico marittimo, complice la guerra. Quel pollo, insomma, in origine era destinato a essere consegnato via nave ai Paesi del Medio Oriente.

Un solo esportatore, o quasi

A peggiorare le cose, secondo l’associazione, è il fatto che, dal 24 giugno e per un anno, l’Unione Europea abbia deciso di abolire i dazi doganali e le quote che in precedenza limitavano le importazioni ucraine. Il tutto, fra l’altro, a vantaggio di un unico gruppo, MHP, responsabile del 90% delle esportazioni di pollame in Ucraina.

Un pollo su due è importato

La minaccia ucraina, se così vogliamo definirla, non è la sola. Nonostante il costante aumento della domanda interna, l’industria avicola francese è stata a lungo indebolita dall’aumento delle importazioni. Tant’è che oggi rappresentano il 49% del pollo consumato in Francia, rispetto al 25% dell’inizio degli anni 2000. Parafrasando Trilussa, un pollo su due nell’Esagono arriva dall’estero. Di più, la tendenza è tornata a crescere dal 2020, quando il tasso di importazione era del 41%. Nella prima metà del 2022, per dire, le importazioni dalla Polonia e dal Belgio sono aumentate di oltre il 20% e quelle dal Brasile del 181%.

La crescita di domanda, in Francia, negli ultimi dieci anni è stata sostenuta nello specifico dal pollo standard. Il tutto mentre Parigi è ai vertici della classifica europea in termini di polli bio. Tradotto, la qualità della produzione interna è troppo elevata o, se preferite, non c’è abbastanza offerta interna per soddisfare le richieste dei clienti. Se aggiungete l’inflazione, che per sua natura orienta i consumatori e i ristoratori verso prodotti meno cari, la frittata è fatta.

Prezzi

In effetti, i prezzi della carne di pollo importata sono inferiori se paragonati a quelli del pollame francese. Nédélec, in merito, sostiene che un filetto di pollo ucraino costa la metà rispetto a quello standard francese. E quattro, anche cinque volte meno di un Label Rouge. Per tacere del filetto bio, che arriva a costare sette volte tanto.

Un discorso di volumi, a quanto pare. In media, un allevamento francese vanta 40 mila polli. In Ucraina, Thailandia o Brasile vengono allevati 2 milioni di polli per ogni singolo stabilimento.

Un discorso, altresì, di costi di produzione. In rialzo in Francia come in altre parti dell’Unione Europea. Nell’Esagono, fra l’agosto del 2021 e quello appena trascorso il prezzo dei mangimi per animali sono saliti dell’80%. Ahia. Globalmente, nello stesso periodo i costi di produzione sono aumentati fino al 50%. Per tacere, ora, della crisi energetica.

E se si fermasse la produzione?

Visto il contesto, contrastare l’importazione è sempre più complicato. Nel 2022, per giunta, la Francia prevede un abbassamento del 10% della produzione di carne di pollo. Il motivo? L’influenza aviaria, che ha colpito sul finire dell’anno scorso. Gli effetti potrebbero sentirsi fino alla primavera del 2023 mentre i prezzi del pollo francese dovrebbero aumentare fra il 5 e il 10%. Aumenti peggiori, secondo Anvol, sono stati scongiurati per ora grazie alle relazioni, contrattualizzate, fra produttori e industrie di trasformazione della carne. Il pollo, soprattutto, rimane la carne più accessibile per i consumatori. Ma la filiera francese, ha concluso l’associazione di riferimento, rischia di subire conseguenze drammatiche. Una su tutte: perfino stop programmati alla produzione.