Il caso

Quell'editoriale del New York Times che ha fatto arrabbiare Kiev

Il comitato editoriale del quotidiano ritiene «non realistico» l'obiettivo di una vittoria totale dell'Ucraina – E Washington che ne pensa?
Marcello Pelizzari
23.05.2022 15:15

Come finirà? La domanda, dopo quasi novanta giorni di guerra, per quanto banale è sempre più attuale. E pressante. Kiev, con forza, ribadisce: vinceremo. Lo dimostrano le ritirate russe a Kiev e poi a Kharkiv, sintomo di un disagio più grande che l’esercito di Mosca non riesce (più) a contenere. E poi c’è l’Occidente, che in parte frena ma comunque sostiene lo sforzo ucraino. Allo stesso tempo, Volodymyr Zelensky non nasconde le difficoltà, né il timore che il conflitto si trascini per mesi ancora, se non addirittura anni. Dunque?

Il New York Times, con un recente editoriale, ha provato a disegnare una soluzione. Disegnare, beh, non è un verbo adoperato a casaccio, giacché il giornale americano si è immaginato un compromesso che, pare un paradosso, preservi la sovranità ucraina ma allo stesso conceda alla Russia parti di territorio. Così è se vi pare, insomma. L’articolo, firmato dal comitato editoriale, ha sollevato non poche polemiche in Ucraina. Polemiche e sospetti, in particolare legati al tipo di soluzione cui puntano Stati Uniti ed Europa.

La Crimea? Impossibile

Il New York Times, in particolare, sostiene che la Russia – nonostante gli errori e le perdite – sia troppo forte perché l’Ucraina possa primeggiare, in maniera definitiva, sul campo di battaglia. In maniera molto più prosaica e realistica, beh, il giornale ha parlato di eventuali concessioni a Mosca. Un discorso, questo, che andrebbe affrontato con il citato Zelensky secondo il comitato. Anche per capire, prosegue lo scritto, quali sono o sarebbero i limiti al sostegno americano a Kiev. Che, evidentemente, agli occhi del giornale non può né deve essere infinito.

«Una vittoria militare decisiva sulla Russia», leggiamo, «non è un obiettivo realistico». Nonostante i successi recenti, ritenuti straordinari, stando al quotidiano è impensabile che l’Ucraina riconquisti la totalità del suo territorio. Tradotto: la Crimea, che Mosca aveva annesso nel 2014, è da considerarsi persa.

Di più, spetterà proprio ai leader ucraini e quindi a Zelensky realizzare tutto ciò. E prendere, di conseguenza, le decisioni migliori per arrivare a un compromesso.

La frustrazione di Kiev

Kiev, secondo logica, ha reagito mostrando non poca frustrazione. Le posizioni espresse dall’editoriale, chiarisce il Telegraph, rifletterebbero le posizioni di Washington prima della guerra. Precisiamo, di alcune élite politiche americane. Secondo cui l’assistenza occidentale non garantirà, nemmeno alla lunga, una vittoria totale. Anzi, potrebbe portare perfino a un confronto diretto con gli Stati Uniti.

Joe Biden, dal canto suo, sposa la tesi di una vittoria ucraina su tutta la linea. Un obiettivo forse impensabile all’inizio dell’invasione, ma diventato sempre più possibile grazie (anche) al sostegno finanziario degli Stati Uniti e degli alleati nonché alle consegne, puntuali, di armi. Sempre di più, sempre più potenti.

Quanto scritto dal New York Times, tuttavia, getta un’ombra sinistra sull’alleanza occidentale. Quantomeno, dimostrerebbe che non tutto l’establishment americano è in linea con il presidente.

D’altronde, a inizio maggio Zelensky si era arrabbiato (e non poco) per le esternazioni di Emmanuel Macron. Il quale aveva proposto rinunce territoriali in cambio di una pace duratura. Pure Germania e Italia di recente hanno spinto per un cessate il fuoco che, di fatto, lascerebbe alle truppe russe alcune porzioni di Ucraina.

Zelensky non molla

Zelensky, dicevamo, non molla. I colloqui, certo, sono la soluzione e la cosiddetta fine del tunnel. Ma prima di sedersi attorno a un tavolo, il presidente ucraino pretende che la Russia abbandoni il Paese. E guai a parlare di concessioni.

Il ragionamento di Zelensky, peraltro umanamente comprensibile, ha anche una sua logica politica. Kiev, infatti, teme che un cessate il fuoco e un accordo di massima spingerebbero la Russia a prendere tempo, riarmarsi e lanciare un nuovo attacco.

Non solo, detto delle difficoltà gli strateghi ucraini sono convinti di avere oramai preso il sopravvento e che sarebbe sciocco smettere di combattere proprio ora. L’estate, in questo senso, dovrebbe dare all’Ucraina l’auspicato vantaggio da sfruttare poi in sede negoziale.

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