Guerra e ambiente

Ridare vita alle antiche paludi per fermare i tank russi: il progetto di Polonia e Finlandia

I due Paesi potrebbero prendere spunto da una strategia usata con successo dall'Ucraina nella difesa di Kiev - L'idea mette d'accordo ambientalisti e militari, poiché il ripristino delle torbiere aiuterebbe ambiente e biodiversità - Ma l'impatto sul settore agricolo potrebbe essere importante
© Keystone (EPA/Roman Pilipey)
Red. Online
14.10.2025 12:00

Quando nel febbraio 2022 le truppe russe avanzarono verso Kiev, l’Ucraina prese una decisione disperata: far saltare una diga sul fiume Irpin, a nord della capitale, inondando un’antica pianura paludosa. Il terreno, trasformato in un vasto pantano, rallentò l’offensiva - in particolare l'avanzata dei tank - e contribuì a salvare la città. L’episodio, ampiamente studiato dai militari, potrebbe presto fare scuola. Secondo quanto riportato dal Telegraph, funzionari di Polonia e Finlandia stanno valutando di restaurare torbiere e paludi lungo i propri confini orientali, per renderli impraticabili ai mezzi pesanti. 

La scomparsa

In Europa, circa metà delle aree paludose è stata bonificata o convertita a uso agricolo. Negli scorsi secoli, le bonifiche avevano anche aiutato a tenere sotto controllo le zanzare e, con esse, la diffusione di malattie. Recentemente, l’Unione europea si era già impegnata a ripristinare entro il 2030 il 30% delle torbiere degradate, ma finora con obiettivi soprattutto ambientali: combattere il cambiamento climatico e promuovere la biodiversità. Le torbiere, infatti, rappresentano uno dei più efficaci serbatoi naturali di anidride carbonica, ma se prosciugate rilasciano grandi quantità di gas serra accumulati nei secoli. L’idea di usarle anche come barriera difensiva segna un cambio di prospettiva.

Una riscoperta

In Polonia, parte del progetto di fortificazione da 2 miliardi di franchi, “Eastern Shield”, prevede il recupero di foreste e zone umide vicino ai confini orientali. «L’ambiente naturale delle aree di frontiera è un alleato evidente delle azioni che rafforzano gli elementi dello Scudo orientale», ha dichiarato un portavoce del ministero della Difesa polacco al quotidiano britannico.

Anche la Finlandia, che condivide oltre 1.300 chilometri di frontiera con la Russia, ha avviato un progetto pilota per la rinaturalizzazione di torbiere nelle zone di confine. «Nel Settecento e nell’Ottocento le paludi fungevano da barriere naturali e venivano considerate ostacoli difensivi strategici. Oggi ne riscopriamo l’importanza», ha spiegato Wiktor Kotowski, ecologo e consulente del governo polacco. Secondo lui, «il terreno fangoso è letteralmente invalicabile per i mezzi pesanti», come dimostrato anche da incidenti recenti: in Lituania, quattro soldati statunitensi sono morti quando il loro veicolo corazzato da 63 tonnellate è sprofondato in una zona paludosa durante un’esercitazione.

Ambientalisti e militari d'accordo

In Finlandia, il deputato Pauli Aalto-Setälä, ex ufficiale di carri armati e membro del Partito di Coalizione Nazionale, è stato il primo a chiedere formalmente di restaurare le zone umide lungo il confine orientale come strategia “doppia”, utile al clima e alla difesa. «Sono rari i casi in cui ambientalisti e militari concordano su qualcosa, ma qui esiste un terreno comune», ha dichiarato.

Circa un terzo del territorio finlandese è coperto da torbiere, metà delle quali è stata drenata. Secondo Aalto-Setälä, gli interventi di ripristino sarebbero relativamente semplici: «Non è scienza spaziale. Si può fare in tempi rapidi, diversamente dal rimboschimento, che richiede decenni». Parlando al Telegraph, il deputato ha spiegato che basterebbe un anno per «riportare allagamenti controllati lungo i confini orientali». A nome di Helsinki ha parlato anche l’ex generale e attuale eurodeputato finlandese Pekka Toveri, il quale ha ricordato che la natura ha sempre avuto un ruolo nella difesa del Paese: «Durante l’invasione sovietica del 1939, i carri armati si trovarono impantanati in foreste e paludi». Per Toveri, riportare in vita quei terreni sarebbe una “vittoria su due fronti”, una in grado di unire sostenibilità e sicurezza.

E nei Paesi baltici?

Anche nei Paesi baltici l’idea ha trovato ascolto. L’Estonia ha dichiarato di voler valutare la possibilità di ripristinare le paludi come protezione contro una potenziale aggressione russa, integrandole nella nuova “Baltic Defence Line”, una cintura difensiva comune con Lettonia e Lituania. Al momento, i piani prevedono di integrare nella linea difensiva le torbiere già esistenti, ma non ancora di ampliarle. Possibile, tuttavia, che le cose cambino in futuro.

E il resto dei Paesi NATO? Non tutti, si legge nell'approfondimento del giornale britannico, sarebbero pronti ad abbracciare misure dall'impatto così ampio sul territorio. In Germania ad esempio, dove gran parte delle torbiere è stata distrutta da secoli di bonifiche, il ministero della Difesa si mostra più prudente. «Il ripristino delle aree umide può essere un vantaggio o uno svantaggio per le proprie operazioni», ha dichiarato per il Telegraph Natalie Jenning, funzionaria del dicastero. Un’eventuale invasione costringerebbe infatti le forze alleate a muoversi rapidamente verso est, e terreni allagati potrebbero complicare i movimenti. Tuttavia, ha aggiunto, «l’allagamento controllato come mezzo per ostacolare l’avanzata nemica è una pratica antica e tuttora valida».

Per ora, Varsavia e Helsinki intendono concentrare gli interventi su terreni pubblici, ma se i progetti verranno estesi, il ripristino delle paludi potrebbe toccare anche i terreni privati. Il che avrebbe un impatto da non sottovalutare sulle attività agricole e su chi ci lavora.

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