Scarcerata Ahed Tamimi: chi è la giovane «Rosa Parks della Palestina»

Ahed Tamimi è tornata in libertà. La ventiduenne originaria del villaggio cisgiordano di Nabi Saleh, volto della protesta palestinese contro l'occupazione israeliana, è stata scarcerata questa notte nell'ambito della tregua con Hamas. La notizia, diffusa dai media locali che citavano le autorità carcerarie della prigione militare di Ofer, è stata confermata da prove fotografiche. La giovane ha potuto riabbracciare i propri parenti a Ramallah.
Tamimi era stata arrestata il 6 novembre perché sospettata di «incitare alla violenza e a compiere attività terroristiche». Al centro del caso, un post su Instagram pubblicato da un account con il nome di Tamimi. Il post, scritto in arabo ed ebraico e indirizzato alle «mandrie di coloni israeliani», recitava: «Vi aspettiamo in tutte le città della Cisgiordania, da Hebron a Jenin. Vi massacreremo e direte che ciò che vi ha fatto Hitler era uno scherzo. Berremo il vostro sangue e mangeremo i vostri teschi». Nelle ore seguenti l'arresto, la famiglia della 22.enne aveva dichiarato che Ahed non possiede alcun account Instagram e il post – non più visibile online, così come l'account che l'ha pubblicato – era dunque da considerare «fake».
Schiaffi ai soldati
Non è la prima volta che Ahed Tamimi esce di prigione. Nel 2017, a 16 anni, era stata arrestata per aver spinto, schiaffeggiato e preso a calci due soldati delle Forze di difesa israeliane (IDF) che si trovavano nel suo villaggio per rispondere a una protesta contro gli insediamenti. Il fratello 15.enne era stato colpito alla testa e ferito gravemente da un proiettile di gomma sparato a distanza ravvicinato. Messo in coma farmacologico, il giovane si è salvato perdendo parte del cranio.
La giustizia israeliana l'aveva giudicata colpevole di quattro dei 12 capi d'accusa a suo carico, tra i quali: incitamento alla violenza, assalto aggravato e ostacolo alle autorità. Condanna: 8 mesi di prigione. Allora, Amnesty International si era espressa contro l'arresto e aveva avviato una raccolta firme per chiedere il rilascio immediato di Tamimi, definita la "Rosa Parks della Palestina". Il caso l'aveva resa rapidamente un'eroina in Cisgiordania: «Nel corso della sua detenzione in Israele la personalità di Ahed si è ulteriormente rafforzata. Se i dirigenti dello Stato ebraico speravano di spezzare il suo spirito, hanno ottenuto il risultato opposto. Ahed è coraggiosa e non si è mai arresa», aveva affermato l'avvocata israeliana Gaby Lusky, che aveva difeso Tamimi all'epoca del processo per gli schiaffi ai soldati.
Una storia di resistenza
Figlia e sorella di attivisti politici, a 11 anni Tamimi ha ricevuto dal presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen un encomio per il coraggio manifestato nel tentativo di impedire l'arresto della madre nell'agosto 2012. Come nel 2017, anche allora era stata ripresa mentre cercava di opporsi ai soldati. Il video è poi divenuto virale recentemente, quando era stato diffuso online e spacciato per la resistenza di una bambina ucraina all'invasore russo. Nel 2015 un video la mostrava invece cercare di impedire l'arresto del fratello dodicenne, accusato di lanciare pietre contro i soldati israeliani. Le sue azioni sono state raccolte in video dal giornale israeliano Haaretz.
Ad Ahed Tamimi, gli artisti italiani Ciro Cerullo, in arte Jorit, e Salvatore Tukios hanno dedicato un graffito, posizionato sulla "barriera di separazione" che divide Israele e Cisgiordania. Jorit era finito al centro di una polemica nel mese di luglio non solo per le sue posizioni pro-Russia, ma anche per le caratteristiche di un murale comparso a Mariupol. L'opera, che secondo lo street artist napoletano doveva rappresentare una bambina originaria del Donbass cresciuta «immersa nella guerra», si ispira in realtà a una ragazzina australiana, ritratta dalla madre e fotografa Helen Whittle. Quest'ultima ha annunciato di aver avviato un'azione legale per l'uso non autorizzato dell'immagine. Ne abbiamo parlato qui.
