Scontro Polonia-Ungheria sule sanzioni UE contro Mosca

È ancora scontro tra Polonia e Ungheria sulla politica di sanzioni dell'UE contro la Russia per l'aggressione contro l'Ucraina. Se Varsavia, di concerto con i Paesi dei Baltici, invoca nuove misure per colpire la macchina finanziaria e di propaganda del Cremlino, Budapest torna a chiedere la rimozione dalla blacklist europea di diversi individui già colpiti da sanzioni.
Un copione già visto: lo scorso settembre il governo di Viktor Orban aveva provato, senza successo, a depennare dalle sanzioni i nomi di tre oligarchi, Alisher Usmanov, Pyotr Aven e Viktor Rashnikov. A questi ora ne aggiunge altri sei, tra cui Dmitry Mazepin, Grygory Berezkin e Viatcheslav Moshe Kantor, tutti uomini d'affari vicini al presidente russo Vladimir Putin. Le sanzioni adottate finora dovranno essere rinnovate entro il 15 marzo all'unanimità.
Davanti all'ennesimo ricatto ungherese, la Polonia, insieme ai Baltici, ha presentato una formale protesta nel corso della riunione degli ambasciatori dei 27 tenutasi ieri a Bruxelles. «Consideriamo i tentativi di rimuovere alcune persone dall'elenco delle sanzioni come una violazione degli accordi presi in precedenza», spiegano fonti diplomatiche europee.
L'Ungheria è stato finora l'unico paese dell'UE a indire una consultazione nazionale sulle sanzioni imposte contro la Russia, rigettate dal 97% dei cittadini che hanno risposto ai quesiti, nonostante la scarsa partecipazione.