Stati Uniti

Se il basket vale come le armi: quello scambio che non fa l'unanimità

L'idea che il «mercante di morte» Viktor Bout torni alla sua attività preoccupa il Pentagono – E se ora ogni «Stato canaglia» catturasse statunitensi per farne merce di scambio? – Cosa ne sarà di Paul Whelan?
©Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved.
Giacomo Butti
09.12.2022 16:30

Ieri, Joe Biden e la Casa Bianca hanno salutato il rilascio di Brittney Griner, cestista statunitense che in febbraio era stata arrestata a Mosca perché in possesso di olio di cannabis. Accusata di possesso di droga, la star della WNBA era stata condannata a 9 anni di carcere, ma le autorità russe le hanno finalmente permesso di lasciare il Paese. Una scarcerazione pagata profumatamente dagli Stati Uniti: non in denaro, ma con la liberazione del famigerato trafficante d'armi Viktor Bout. E ora, dopo i festeggiamenti, arrivano le preoccupazioni. Chi esce vincente da questo scambio di prigionieri? Anche a Washington c'è chi pensa che la mossa sia stata, per Biden, un passo falso.

Il mercante di morte

Bout, del resto, non è un cittadino russo qualsiasi. Ex tenente colonnello dell'esercito sovietico, Bout venne impiegato in Africa negli anni '80, dove mise alla prova le sue qualità di poliglotta. Di ritorno in Russia, e con il crollo dell'URSS, l'uomo sfruttò i contatti nell'ambiente militare per acquistare armi e mezzi sovietici da rivendere nel continente africano. In particolare, è noto per il suo ruolo nella prima e seconda guerra civile liberiana, che ha ucciso 250.000 persone e distrutto gran parte del Paese: tra il 1989 e il 2003, vendette armi alle fazioni in conflitto, in particolare all'ex presidente Charles Taylor, violando diversi embarghi sulle armi delle Nazioni Unite.

In breve tempo, Bout divenne uno dei peggiori e più famosi trafficanti d'armi, tanto da guadagnarsi i soprannomi di «mercante di morte» e «il postino» (per la sua puntualità ed efficienza nella consegna di materiale bellico). Caratteristiche che fanno pensare al celebre, tremendo, Yuri Orlov di Lord of War. E non è un caso: è proprio su Viktor Bout, del resto, che sarebbe principalmente basato il personaggio interpretato da Nicolas Cage.

Da 14 anni, Bout si trovava dietro le sbarre: arrestato a Bangkok, Thailandia, nel 2008, fu estradato negli Stati Uniti nel 2010. Avrebbe dovuto scontare 25 anni di carcere con l'accusa di cospirazione per uccidere cittadini americani, consegna di missili antiaerei e aiuto a un'organizzazione terroristica (tra le accuse rivoltegli, quella di aver collaborato con al-Qaida).

Il momento dello scambio

Le preoccupazioni

Ora, dicevamo, negli Stati Uniti c'è preoccupazione. Chi è uscito vincitore da questo scambio? Alcuni alti dirigenti del Pentagono, rivela Politico, temono che Bout possa tornare a trafficare illegalmente armi, alimentando potenzialmente conflitti in tutto il mondo. «Penso che ci sia la preoccupazione che Bout torni a fare lo stesso tipo di lavoro che ha fatto in passato», ha detto un alto funzionario del Dipartimento della Difesa, che ha parlato con Politico sotto anonimato. «Non possiamo ignorare che rilasciare Bout di nuovo nel mondo è una decisione profondamente inquietante», ha dal canto suo dichiarato ieri, in un comunicato, il senatore democratico Bob Menendez. 

Che rimettere in libertà un mercante d'armi di alto livello non sia proprio una buona idea non è l'unico problema di questa transazione. «Dobbiamo smettere di invitare i regimi dittatoriali a usare gli americani all'estero come merce di scambio, e dobbiamo cercare di fare meglio nell'incoraggiare i cittadini americani a non viaggiare in luoghi come la Russia, dove sono obiettivi primari per questo tipo di detenzione illegale», ha sottolineato Menendez. Che ora ogni «Stato canaglia» decida di dare la caccia ai civili statunitensi per usarli per simili scambi di prigionieri? Il pericolo esiste.

Ma non finisce qui. In luglio, l'amministrazione Biden aveva presentato un'altra offerta a Mosca: il rilascio del trafficante d'armi russo Viktor Bout in cambio della liberazione di Griner e di Paul Whelan, ex marine arrestato in un hotel di Mosca nel dicembre 2018 con l'accusa di spionaggio e condannato, nel giugno 2020, a 16 anni di carcere. Ieri, però, Washington si è «accontentata» dello scambio singolo. Un passo indietro che, da molti analisti, viene interpretato come una vittoria per Putin e, soprattutto, una condanna per Whelan. Chi lo libererà? L'uomo, che non gode della stessa fama di Griner, non ha un seguito di fan pronti a chiederne con forza la liberazione. Significativo il finale dell'editoriale comparso oggi sul Wall Street Journal: «Bentornata a casa, Ms. Griner: ci auguriamo che si occupi della causa di Paul Whelan nello stesso modo in cui tanti altri si sono occupati della sua».

In questo articolo: